Siamo solo all’inizio del campionato. Mancano ancora tante partite. Una serata storta può capitare. Non facciamo drammi. Per fortuna abbiamo un’altra partita da giocare tra quattro giorni anziché tra sette: concentriamoci su quella. Voltiamo pagina.
Non c’è una di queste frasi che non sia stata pronunciata a fine gara dall’allenatore del Padova, Andrea Mandorlini, per cercare di spegnere la delusione di una sconfitta che, per carità, ci poteva anche stare nella tana della squadra più attrezzata del girone ma che, indubbiamente, ha fatto male. Molto male.
Siamo sinceri: lo 0-3 rimediato al “Curi” ha ferito profondamente il tifoso (e, ne siamo certi, anche Mandorlini, la squadra, Sogliano e la società tutta) soprattutto per la modalità attraverso la quale è maturato. Alla fine di una partita in cui il Padova, che pur, va detto, è rimasto primo in classifica, ha tenuto in mano le redini del gioco a lungo ma senza pungere. Tirando pochissimo in porta. Pensando soprattutto a contenere l’avversario e le sue folate e riuscendoci solo fino all’1-0 di Sgarbi.
Mandorlini dice che non è una questione di modulo, è una questione di interpretazione. Di sicuro non è per colpa del 3-5-2 se qualche errore individuale di troppo ha spianato la strada alla vittoria dei Grifoni, ma mi sento di dire che è proprio a causa di questo schieramento (fin qui inedito) che il Padova non è riuscito a esprimersi con la spregiudicatezza e i meccanismi oliati che hanno portato a quattro vittorie senza prendere gol nelle ultime quattro partite. Perché cambiare in modo così radicale nella partita più importante? Perché non andare sul sicuro visto che si giocava con una squadra che l’anno scorso è retrocessa inaspettatamente e ha mantenuto un’ossatura da serie B? Perché escludere il bellissimo Ronaldo visto contro la Virtus Verona dall’undici titolare? Ovvio che un singolo elemento da solo non ti fa vincere la partita, ma se è in un particolare momento di grazia, perché privarsene? Mandorlini ha risposto che riteneva quel modulo, speculare a quello del Perugia, il migliore per affrontare il big match, ma la storia della gara dice che l’obiettivo è stato raggiunto solo a metà e a discapito del gioco propositivo e fluido che il Padova aveva iniziato a proporre scalando la graduatoria fino al primato in solitaria di domenica scorsa.
Ai posteri, ovvero alle prossime giornate di campionato, l’ardua sentenza. Io mi limito a chiudere il post prendendo ispirazione da due dichiarazioni del difensore Pelagatti: “non è così drammatica come sembra” (vero) e “questa sconfitta ci deve servire da lezione” (altrettanto vero). Domenica col Matelica sarà già una prima importante prova della verità.