La criticità era già emersa nelle ultime due partite: il Padova che va sotto nei primi minuti ed è costretto a inseguire fin da subito, complicandosi il cammino verso la vittoria. Era successo contro la Pro Vercelli, a segno con l’eurogol di Iotti, era accaduto con la Virtus Verona, in rete con Mehic. In entrambe le gare poi i biancoscudati avevano ribaltato il risultato a loro favore conquistando 6 punti, a Busto invece l’impresa è riuscita solo a metà e, per la prima volta, la squadra di Andreoletti è andata in reale difficoltà di fronte all’aggressività e alla capacità di chiudere gli spazi della Pro Patria.
Dinanzi al dilemma se allo Speroni siano stati più due punti persi che un punto guadagnato, però, la bilancia pende dalla parte dell’importanza del pareggio portato a casa. Senza ombra di dubbio. E non tanto (o non solo) per il risultato in sé che permette al Padova di rimanere imbattuto e di allungare a 7 risultati consecutivi la striscia positiva da inizio campionato, ma anche e soprattutto per come i biancoscudati sono riusciti a riemergere dalle sabbie mobili della partita rimettendola quantomeno in equilibrio, trasformando in risultato positivo una gara davvero trappola, che aveva tutte le caratteristiche per sfuggire di mano, anche dal punto di vista nervoso.
E se alla fine Kirwan e compagni hanno portato a casa la pelle è perché hanno saputo… cambiarla in corso d’opera capendo che stavolta, per arrivare al traguardo, era necessario andare di spada e non di fioretto. Bisognava evitare un giropalla diventato sterile e infruttuoso e modificare l’atteggiamento tattico. La trasformazione è avvenuta già a fine primo tempo, quando mister Andreoletti ha mandato a scaldarsi Bortolussi e Valente inserendoli ad inizio ripresa in un ridisegnato (ma non improvvisato) 4-2-4, modulo che ha permesso alla squadra di riempire l’area con più uomini e di sfruttare i cross dalle fasce. Anche stavolta peraltro il pari è stato segnato da un giocatore subentrato (Capelli) situazione che ha fatto capire una volta di più quanto Andreoletti, quando studia nei minimi dettagli e fino all’ultimo momento disponibile la formazione titolare, ragiona “su tutti e 16” i giocatori che potranno essere utili alla causa non solo sui primi 11.
Nessuna improvvisazione, dicevamo. Un modulo ultraoffensivo come il 4-2-4 non può certo diventare la nuova veste tattica del Padova dal fischio d’inizio, sostituendosi al 3-4-2-1 fin qui adoperato, e va senz’altro affinato (anche se il tecnico ha sottolineato che, appunto, ci aveva già lavorato) ma rappresenta un “piano B” che potrà essere prezioso in altre occasioni. In altre partite che rischiano di diventare partitacce. Contro altre avversarie che punteranno sull’agonismo e sull’aggressività per provare a venire a capo della partita contro il Padova.

