Mi pesa tantissimo scrivere che la gara con il Genoa sarà l’ultima spiaggia per Marco Baroni. L’allenatore del Verona è una brava persona, retta diritta, che in questo momento si è preso tutte le responsabilità davanti al pubblico che fischiava la squadra. Però l’evidente realtà del campo è che il Verona ha giocato una gara orrenda, frutto di una confusione in cui il tecnico è purtroppo finito dopo l’ottimo avvio del campionato. Un tourbillon di scelte, di moduli, di modi diversi di giocare. Prima uomo su uomo, poi il tentativo di cambiare, alla fine un ibrido che assomiglia più a Frankestein che a una squadra di senso compiuto. Nè carne nè pesce, con giocatori sbagliati nel posto sbagliati ed altri che sarebbero “giusti”, relegati in panchina. Col Monza l’ennesimo esperimento: Lazovic mezzala nel centrocampo a cinque, Suslov in panchina, Doig soprammobile a sinistra, Faraoni ai due all’ora a destra.
Il Verona non segue più l’allenatore, pare evidente anche allo stesso Baroni che non si capacita di questa metamorfosi in campo dopo una settimana in cui la squadra era apparsa brillante e in forma. La società non cambierà adesso. Ma sicuramente Sogliano e Setti si aspettano un grande prestazione a Genova. Quasi certamente la squadra andrà in ritiro a Castelnuovo da lunedì, non una punizione ma l’intenzione di far capire a tutti, allenatore compreso, che il momento è delicato e che è ora di vedere un segnale.
La cosa incredibile è che Baroni ha smarrito la via maestra proprio dopo i primi importanti risultati. Quando il Verona si faceva meno “pippe” mentali, forse, quando il gioco era più primitivo, più ignorante, meno fronzoli e più concretezza. La squadra ha perso quella sana ignoranza per tentare di diventare più bella ed efficace, ma è rimasta a metà del guado. Oggi è un “mostro” acefalo, senza intensità, senza grinta, priva di concetti di gioco, ma priva anche della rabbia agonistica che compensa sempre al deficit tecnico in squadre costruite a basso budget come quella scaligera.
Che fosse un campionato di sofferenza si sapeva. Ma la sofferenza deve andare a braccetto con la voglia di lottare. Se manca quella, allora è meglio andare tutti a casa. Credo che Baroni, la sua correttezza, la sua onestà, fino a sfiorare l’autolesionismo, non sia purtroppo in questo momento in sintonia con la fase che sta attraversando il Verona. Ma vale la pena ricordare che tutti gli ultimi allenatori passati da qui, Tudor a parte, che hanno tentato di “sganciarsi” dal gioco di Juric, hanno fallito. Oggi magari scopriamo che Di Francesco e Cioffi non erano così male come pensavamo e per questo qualche responsabilità, mi permetto di dire, deve finire anche sui giocatori. Loro passano sempre indenni le bufere, colpa della società, dell’allenatore, del direttore sportivo. Mai loro. Non è giusto. Colpa di Baroni, dunque, ma fino ad un certo punto. Anche se poi, dovesse andar male, pagherà lui per tutti.