Non è che non sono preoccupato per il Verona. Anche perché, a ben vedere, la preoccupazione è uno stato d’animo che il tifoso dell’Hellas ha per default. Semplicemente sapevo già che la nostra sofferenza non sarebbe finita a Reggio Emilia. Anzi, sarebbe iniziata proprio in quel momento. I nodi sarebbero inevitabilmente arrivati al pettine.
Si chiama “fine di un ciclo”, the end. Per fortuna è finita con una salvezza, la serie B avrebbe portato così tanti problemi che la nostra preoccupazione attuale sarebbe sfociata in dramma. La serie A garantisce dal punto di vista economico l’introito dei diritti tv.
Abbiamo parlato sino alla nausea di Setti. Può il Verona ambire a un presidente migliore di lui, cioè che abbia più disponibilità economica? Sì, senza dubbio.
Però è anche vero che negli ultimi 40 anni non c’è stato nessuno che ha fatto tanta serie A come Setti. 12 anni di presidenza, 9 anni di serie A, tre promozioni, sono i fatti su cui non si può discutere. Si può discutere di altre cose: della distanza dalla piazza, della mancanza di passione, di una debolezza finanziaria che rischia di essere controproducente. Ma anche su queste questioni si può dire anche il contrario.
La società, dopo tanti giusti sberloni, ha capito quanto importanti sono per noi alcuni dettagli. Le magliette, la storia, l’identità. Come abbiamo stigmatizzato duramente le scelte “fluo” e la maglia verde, dobbiamo apprezzare lo sforzo fatto per la terza maglia di quest’anno, un preciso riferimento storico, con legame verso l’Inghilterra che affascina sempre il tifo scaligero. E anche la festa, sobria ma giusta, per i 120 anni della società sono stati un bel lavoro.
Arrivo al mercato: scrivo questo pezzo il 4 agosto di un’estate che ci sta raccontando la crisi generale del calcio italiano. Non il Verona, ma prima di noi le grandi, le grandissime. Il Milan ha ceduto Tonali per sparare qualche fuoco d’artificio. L’Inter si muove con i piedi di piombo e prima di acquistare ha mollato tutti quei dinosauri che costavano una follia e rendevano pochissimo. La Juventus è devastata. I dirigenti bianconeri farebbero carte false pur di liberarsi di qualche costoso “big”. A Roma non ne parliamo. I giallorossi hanno per ora ceduto tutti i giovani messi in mostra l’anno scorso per rientrare nel fair play finanziario. Plusvalenze piene. La Lazio è una pentola a pressione pronta ad esplodere. Lotito ha dovuto intervenire personalmente per parlare con i tifosi e tre giorni dopo è servito un comunicato per dire che non c’è tensione con Sarri. Excusatio non petita, accusatio manifesta, direbbero i latini tanto amati dal presidente laziale. A Torino, Juric forse sta addirittura rimpiangendo Setti. Resta il Napoli, che con lo scudetto sul petto sta tentando di non cedere Osimhen, e la Fiorentina che investe ma pure incassa (Castrovilli in Inghilterra, esempio).
A guardare quelle che dovrebbero essere le dirette concorrenti del Verona, mi pare evidente che Genoa e Cagliari sono di un’altra categoria (poi vedremo sul campo se hanno acquistato bene), mentre Lecce e Frosinone sono al pari nostro, forse addirittura un po’ sotto. Resta l’Empoli che dovrebbe essere, sulla carta, la quarta a giocarsela e che ha la struttura della scorsa stagione, con lo stesso allenatore e un settore giovanile che continua ad estrarre pepite.
Sogliano sta lavorando come un disgraziato. Se passate alle 10 di sera dalla sede del Verona, vedrete la luce accesa del suo ufficio. E’ un lavoro ingrato e difficile. Bisogna tagliare i rami secchi, abbassare il monte ingaggi e naturalmente dare a Baroni i giocatori che servono. L’unico obiettivo è di mantenere una squadra in cui chi resta a lottare non abbia il minimo dubbio. Chi non dovesse essere allineato credo sarà messo ai margini. Ovviamente bisogna anche preservare il valore patrimoniale dei giocatori, non svalutarli.
Una precisazione che va fatta: è vero che il Verona sta incassando quest’anno oltre 43 milioni, ma quando si dà questo dato, per non essere in malafede, bisogna dire che sono i soldi che la società non ha incassato dalle vendite della scorsa stagione.
Formule di pagamento dilazionate a fronte di giocatori già pagati. Esempio: è vero che arrivano 12 milioni per Simeone, ma è anche vero che ne sono usciti 10 per acquistarlo. Per Ilic hai incassato 15 milioni, ma ne hai speso 14 e mezzo per prenderlo. E via così. Inoltre va anche detto che nella scorsa stagione comunque dei soldi sono stati spesi. Oltre 3 milioni per Cabal, 3 e mezzo per Doig, quasi 6 per Hien.
Insomma stringi, stringi, fisiologiche plusvalenze che servono a tenere in piedi la baracca. Credo che il mercato, come sempre vada giudicato alla fine. Sogliano è un mago del colpo “low cost”, come ha già dimostrato, concediamogli però anche qualche “cantonata” perchè lavorare sempre col budget risicato alza indubbiamente il rischio della scommessa. Il centrocampo sarà sistemato sicuramente (arriveranno almeno due giocatori che possiamo individuare in Akpa Akpro e in Folorunsho), mentre per l’attacco sarà molto più difficile. Bonazzoli rappresenta un’idea abbordabile, poi c’è da sperare che in qualche modo si risollevino i vari Lasagna e Henry. Poi andrà limata la difesa e vanno sostituiti eventuali partenti (Faraoni? Hien? Doig?).
Aggiungo che quest’anno si parte da due certezze in più: un allenatore che ha esperienza, sa lavorare in condizioni difficili ed è molto equilibrato oltre che legatissimo alla piazza. E un ds che dopo la salvezza della scorsa stagione è a tutti gli effetti un cittadino onorario di Verona. Non è poco, ve lo assicuro.