MONTIPO’ 5.5 Il ritornello è sempre lo stesso “nessun grave errore, però non dà sicurezza”. Questa è la sensazione che ha trasmesso in questa prima metà del campionato il portiere gialloblù, arrivato a Verona come titolarissimo. Effettivamente non ha commesso scivoloni gravi al punto da compromettere i risultati (anche se è capitato che sia stato “salvato” da qualche compagno) però non ha ancora preso in mano, con autorevolezza, tutta la difesa che, appunto, è stato il reparto che ha sofferto maggiormente.
PANDUR 5.5 All’inizio, vista la partenza di Silvestri, sembrava che potesse essere lui il nuovo titolare, alla luce anche delle buone prestazioni nel finale della scorsa stagione. Invece in campionato ha giocato solo la prima, contro il Sassuolo, raccogliendo per ben tre volte la palla nel sacco. Ha avuto una chance anche nella recente sfida di Coppa Italia, al Bentegodi, contro l’Empoli e anche lì se l’è vista brutta. Poi, per carità, quello del portiere è il ruolo forse più difficile quando hai poche possibilità di farti vedere.
DAWIDOWICZ 8.5 Se ripenso al Dawidowicz dei tempi di Grosso, sembrano passate almeno due ere geologiche. Onestamente impresentabile, ovunque lo si mettesse (e forse questo fu il vero errore), a distanza di qualche anno Pawel è diventato simbolo di questo Verona. Ha ancora la sfiga di Paperino, ma la bellezza di un cigno, sportivamente parlando, non me ne voglia. E’ un gladiatore e lascia sempre tutto sul campo, fino all’ultimo secondo. In questo i tifosi si identificano e gli allenatori, prima Juric e poi Tudor, lo amano. Trovate qualcun altro che rimanga in campo a soffrire nonostante i legamenti del ginocchio rotti. Torna presto Pawel.
SUTALO 5.5 Di occasioni ne ha avuto poche e quelle in cui ha reso, sono state pochine. Ancora non abbiamo ben capito chi sia, se effettivamente valga tutto ciò che di bene si è detto di lui. Tudor sembra non vederlo fino in fondo e, infatti, lo ha messo in campo quasi ed esclusivamente nelle situazioni di emergenza. Durante le quali, peraltro, qualche garanzia l’ha data. La partita nella quale mi è piaciuto di più è stato contro la Fiorentina, dove si è preso la briga, insieme a Casale, di imbrigliare Vlahovic.
CASALE 7 In un’ipotetica griglia di partenza è partito addirittura dai box, nemmeno dall’ultima fila. Poi, sorprendendo i più e sbertucciando qualche scettico, si è preso di diritto la maglia di titolare. “E’ un giocatore serio” ripete come un mantra Tudor. Dove lo metti gioca, quasi sempre con lo stesso risultato: sbaglia poco o nulla. E’ stato un crescendo continuo e, al momento, la partita da ricordare è quella contro la Fiorentina. Citofonare Vlahovic.
CECCHERINI 6 Lo scorso anno era uno dei fedelissimi di mister Juric. Quasi sempre in campo, anche con una gamba sola, sapeva spesso andare al di là delle proprie qualità tecniche grazie a un temperamento e un voglia notevoli. Un altro di quelli che ha sempre lasciato tutto sul prato. Quest’anno qualche difficoltà se la sarebbe risparmiata, ma fisicamente è stato anche poco fortunato. Un paio di prestazioni così così, rimediate, però, sul finale del girone d’andata. Sembra aver rimesso le cose a posto. Dovrà confermarlo da qui alla fine.
MAGNANI 6 Giangiacomo rimane un po’ un mistero, perché quando ha giocato ha quasi sempre fatto bene. In alcune partite (Venezia e Atalanta) benissimo. Poi non ti spieghi il black out di Torino, dove la sua espulsione ha mandato all’aria tutti i progetti di conquista gialloblù. Lo scorso anno Juric ne parlava come un possibile top player, se non avesse, però, alcuni inspiegabili passaggi a vuoto. Quest’anno non sembra nelle grazie di Tudor. Dal mio punto di vista, quando in condizioni fisiche perfette, merita la maglia da titolare. Ma pare una cosa, ahimé, non così scontata.
GUNTER 5.5 Errori fantozziani contro Genoa e Milan, partita da libro Cuore contro il Juventus e Napoli. Nel mezzo ha vivacchiato senza grandi picchi di gloria. E quindi, chi è il vero Gunter di questa stagione? Ancora io non l’ho capito, non so voi. La sensazione è che abbia tutto per essere leader della difesa. Ma in conto, forse, bisogna mettere qualche topica da pagare come pegno. Non so. Si parla di lui in chiave mercato. Non vorrei che fosse questo a non renderlo sempre lucido come dovrebbe.
FARAONI 7 Più della metà del girone d’andata l’ha fatta alla grande. E questo rafforza in me la convinzione che sia lui il vero fenomeno del Verona. E alimenta uno dei più grandi misteri del calcio italiano recente: possibile che di lui non si sia mai accorto il Ct Mancini? Mah. Vero è che ha avuto una leggera flessione, comprensibile per un comune mortale come lui che le gioca sempre tutte. Faraoni andrebbe clonato, per il bene di questo sport. Ha un’intelligenza calcistica di livello assoluto ed è in grado di fare tutto in campo: difensore e attaccante. E qualche volta suggeritore per glorie altrui.
CETIN 5 E’ bene che vada a cercare fortuna da qualche altra parte. Qui a Verona ne ha avuta poca, soprattutto fisicamente. Praticamente mai in campo, si è rivelato un flop.
HONGLA 5 Ora, non voglio fare paragoni assurdi e queste mie parole non lo sono. Ma se addirittura gente come Zidane e Kakà impiegarono almeno una stagione per capire il calcio italiano, pensiamo davvero che Honglà possa metterci meno tempo? Fin qui è parso abbondantemente inadeguato, sebbene Tudor lo abbia più volte difeso. Alle prestazioni insufficienti in campo aggiungiamoci che si è beccato pure il covid e la frittata è fatta. Ha dovuto ricominciare da capo, con grande fatica. Bisogna capire quanto tempo avrà la società per aspettarlo.
BESSA 6 Sono sempre stato un fan di Bessa, mi piace il suo modo di stare in campo, è uno che di qualità ne ha tanta. Ecco perchè avrei voluto vederlo di più, soprattutto dall’inizio. Perché tante volte è entrato in corsa, ma non è mai semplice. Non ha avuto le stesse possibilità di Ilic, per esempio, e forse qualche chance in più gli poteva essere concessa. Al netto del fatto che l’allenatore lo vede tutta la settimana e ha più elementi in mano per giudicare.
VELOSO 6.5 Il professore è sempre il professore. Certo, gli anni passano anche per lui ed è inevitabile qualche stop, mi meraviglierei del contrario. Eppure anche quando becca la giornata storta, è sempre in grado di capire cosa fare e quando farlo. Magari non sempre con la stessa lucidità, ma è con l’esperienza che a volte bisogna portare a casa la pelle. Una cosa sembra evidente: rende meglio quando di fianco ha Tameze. Il tandemo con Ilic, al momento, non ha dato le risposte che ci si aspettava.
TAMEZE 8 Ci ha impiegato un po’ Tudor a capire il francese. Ma quando si è reso conto del suo valore non ha potuto più farne a meno (se non in qualche occasione incomprensibile). Gioca a tutto campo e in ogni ruolo possibile: centrocampo, attacco e difesa. Pare assurdo che la sua migliore prestazione l’abbia messa insieme proprio come terzo di retroguardia contro la Fiorentina. Una domanda mi rimbomba nella testa: come ha potuto l’Atalanta privarsene così, a cuor leggero? Per me rimane un mistero. Ha classe e corsa. Grazie al cielo il calcio mercato continua a snobbarlo. Altro fatto inspiegabile.
RUEGG 5 Vedi Cetin.
LAZOVIC 6 Non è quello di due anni fa e nemmeno quello della passata stagione. Diciamo che va a fiammate e quando si accende si rivede quell’ala che ci ha fatto venire gli occhi a cuore. Non è ancora determinante, però. Ma rimane importante per gli equilibri gialloblù. Come per Faraoni, anche per lui vale il discorso dell’evidente stanchezza. D’altra parte Tudor non ci rinuncia mai, anche perché non ha valide alternative per farlo.
ILIC 5.5 Ci si attende tanto da lui perché è stato uno degli investimenti più importanti della gestione Setti? O ci si aspetta tanto da lui perché ha fatto intravvedere qualità importanti? Credo la seconda. Anche perché, altrimenti non sarebbe proprio diventato un investimento. Era partito bene, ma col passare delle giornate si è un po’ sgonfiato. Io non ho ancora capito bene cosa sia, o cosa voglia da lui Tudor. Mi pare ci sia un po’ di confusione nella sua gestione, ma forse è una mia sensazione, anche sbagliata. Chissà. Fatto sta che al momento è una delle delusioni di questa rosa.
BARAK 7.5 E’ il giocatore più “europeo” di questo Verona, nel senso che non sfigurerebbe in qualche club impegnato su palcoscenici internazionali. Dopo lo scorso campionato da applausi, in questa prima parte di stagione è cresciuto ulteriormente. Ha forza fisica impressionante e tecnica di qualità che tiene quasi nascosta con quell’andamento sornione e ciondolante di chi solo all’apparenza sembra andare a due all’ora. Tutti lo vogliono, tutti lo cercano, col Milan che prova a fare la voce grossa. Partirà a gennaio, o resterà a Verona fino al termine della stagione? Vederlo andare via già adesso sarebbe un peccato, a meno che non arrivi la classica offerta che non si può rifiutare.
RAGUSA 6 La sufficienza è tutta per la partita di Coppa Italia contro l’Empoli, durante la quale ha pure segnato. Per il resto di lui si parla come di un ragazzo bravissimo a fare gruppo. Cosa della quale non si evidenzierà mai abbastanza l’importanza.
LASAGNA 5.5 Ha chiuso il 2021 con un gol che gli ha ridato un po’ di fiducia. Gol che, però, mancava addirittura dallo scorso aprile. Diciamo che è stato parecchio sfigato. Doveva essere la stagione del riscatto e invece l’estate l’ha passata in riabilitazione dopo l’infortunio al ginocchio. E poi rimettersi in marcia non è mai facile, soprattutto se davanti a te esplode in tutta la sua veemenza Simeone. Ce la mette Kevin, ma non sempre mi è piaciuto il suo linguaggio del corpo, alcune volte un po’ remissivo, quasi sopraffatto dagli eventi avversi. Eppure c’è chi vorrebbe portarlo via da Verona, vedi la Lazio. Evidentemente di qualità, ancora non espresse in riva all’Adige, ne ha. Spetta a lui farcele vedere.
CAPRARI 7.5 Quando è arrivato ha subito messo le cose in chiaro: “Non devo far dimenticare nessuno” riferendosi ovviamente a Zaccagni, andato alla Lazio. Ed effettivamente Gianluca ha dimostrato di essere un giocatore diverso totalmente dal fantasista biancoceleste. Più attaccante, vede decisamente meglio la porta e fin qui a dimostrato di avere una miglior confidenza col gol. Anche lui, come Simeone, sembra essere arrivato nel posto giusto al momento giusto. La sua carriera, fin qua, parla di un giocatore poco continuo. Se sbugiarderà la storia avrà vinto la sua personale scommessa.
CANCELLIERI 5.5 Nelle prime tre giornate di campionato è stato una delle poche note positive. Nella sua prima stagione tra i grandi si stava imponendo, partendo dalla posizione di chi aveva solo da imparare da chi si trovava davanti. Con l’esonero di Di Francesco e l’arrivo di Tudor è sparito dai radar. Il campo non lo ha quasi più visto. E’ un problema di ruolo, si dice. Ma forse c’è anche dell’altro, magari un atteggiamento non ancora maturo. Di sicuro ha numeri importanti. Fosse per me, lo terrei. Ma magari non sarebbe così male mandarlo in giro a trovare minuti da passare sul campo e non seduto in panchina.
KALINIC 6 Anche per lui, dopo lo scorso campionato pieno zeppo di magagne fisiche, doveva essere la stagione del riscatto. E finché il fisico è stato dalla sua parte, si stava riprendendo tutto ciò che gli spettava. Esaltante contro la Salernitana, determinante a Genova, contro il Genoa, nel rocambolesco pareggio finale. Sembrava una nuova primavera per il croato. Sembrava, appunto. Perché il fisico lo ha tradito ancora una volta, sul più bello. Ora pare pronto a tornare. E speriamo che sia la volta giusta, perché quando è in condizione è ancora in grado di fare la differenza.
SIMEONE 9 Il “10”, inteso come voto, conterei di riservarglielo per il pagellone di fine campionato. Vorrebbe dire aver portato a casa una stagione clamorosa. Che comunque, già fino a questo momento lo è. Per lui parlano i numeri: 12 gol, tutti senza rigore. Se chi gli sta davanti, Vlahovic e Immobile, non ne avessero tirati, sarebbe lui il capocannoniere. A Verona ha trovato la sua dimensione, non solo sul campo. E’ entrato in sintonia proprio con la città, la sua gente. Questa è la sua grande, grandissima occasione. Ma lo è anche per la società, per capire cosa vorrà davvero fare da grande. El Cholito ha dato una nuova prospettiva. Che sarebbe bello percorrere insieme. Gol da raccontare ai nipoti? Sicuramente quello nel sette contro la Juve. Anche se il poker con la Lazio…
DI FRANCESCO 4 La sfortuna non esiste, diceva qualcuno, crederci porta sfiga. Ecco, lui non sembra certo Gastone, il cugino fortunatissimo di Paperino. Arrivato a Verona da stagioni fallimentari, non è riuscito a scrollarsi di dosso questo pessimismo cosmico. Fin da subito ha detto che avrebbe proseguito sul solco di Juric. Vero in parte, perché, giustamente, ha provato a metterci del suo. Ma quel “suo” poco aveva a che fare con questa rosa. Che non può permettersi il lusso di essere “fighetta”, ma deve avere l’elmetto da battaglia. Che non vuol dire palla lunga e pedalare, tutt’altro. Ecco, quell’intensità mancava. Aggiungiamoci che con qualche senatore non è scattata la scintilla. E per quanto triste o ingiusto sia, nel calcio paga sempre l’allenatore. In attesa che Eusebio dica la sua.
TUDOR 8 Se Difra aveva annunciato, più che altro a parole, di voler cogliere l’eredità di Juric, lui lo ha messo in pratica coi fatti. I criteri sono quelli, il modo di stare in campo idem. Ha risvegliato il Verona da un torpore preoccupante, nonostante fossero passate solo tre partite. Ha vinto tantissimo e ha portato l’Hellas in acque navigabili. Non è un grande comunicatore, ma questo interessa fino a un certo punto. Finora ha lasciato parlare il campo. La missione più importante è non far perdere di vista l’obiettivo ai suoi ragazzi, la salvezza, ma non solo. Il traguardo è a portata di mano, perché questa squadra è forte. Ma una volta raggiunto (fate tutti gli scongiuri del caso), non ci si può più accontentare, non più. Bisogna trovare lo spazio per il dolce, dopo un’abbuffata pantagruelica. Perché in fondo, al dessert non bisognerebbe dire di no.