MONTIPO’ 7.5 E’ il giocatore che più di tutti, a inizio stagione, aveva su di sé gli occhi della critica. Troppo spesso impietosa, aggiungerei io. Ha commesso qualche errore, è vero. Ma non gliene è stata fatta passare in cavalleria nemmeno una di imprecisione. C’era tutto per deprimere un ragazzo di 26 anni. E invece ha risposto alla grande, migliorando di partita in partita, mettendo insieme prestazioni sempre più convincenti, parate determinanti. E, soprattutto, finendo il campionato tra i protagonisti assoluti di questa annata indimenticabile.
PANDUR 5.5 A inizio stagione sembrava potesse essere lui il titolare. O almeno, questo aveva fatto capire Di Francesco. Che però, dopo appena tre giornate, ha raccolto le sue cose e, suo malgrado, se n’è andato. Con lui anche le speranze di Ivor, che è stato scavalcato da Montipò. Sole tre partite giocate, sei gol sul groppone. Aggiungeteci l’infortunio alla spalla e c’è abbastanza per una stagione da dimenticare.
BERARDI 7 Il voto, così come quello al termine della scorsa stagione, è per il suo ruolo fondamentale all’interno dello spogliatoio. Lui, dotato naturalmente di quella personalità che lo fa diventare leader agli occhi dei compagni. Ha giocato una sola partita in campionato e il suo, come sempre, lo ha fatto. Continua a dimostrare di essere a pieno titolo dentro il progetto Hellas, anche se in campo solo marginalmente.
CASALE 7.5 All’inizio del campionato non partiva nemmeno dall’ultima fila, se vogliamo prendere in prestito una metafora motoristica. Era ai box. Davanti a lui troppe posizioni da scalare. Ma poi, centimetro dopo centimetro, si è preso la sua pole position diventando titolare inamovibile. Il Verona era il suo esame del fuoco, superato sembra nemmeno una bruciatura. Ricordo solo una partita toppata clamorosamente, a Venezia. Poi solo applausi per il ragazzo di Negrar. Memorabile il duello con Vlahovic al Bentegodi. E’ uno di quelli che 99 su 100 lascerà Verona.
GUNTER 6 A volte da 8, altre da 4. La media della sua annata è presto fatta. Ha vissuto una stagione sulle montagne russe ed è forse quello che più di tutti ha sofferto lo spostamento in avanti del Verona. Che, sotto la gestione Tudor, ha pensato più ad attaccare che a difendere, lasciando spesso la retroguardia in balia degli eventi. Qualche punto perso è dipeso da lui, ma nella bilancia le cose quasi sempre si compensano, perché è stato anche capace di super prestazioni. La sensazione è che, se dovesse arrivare l’offerta giusta, potrebbe cambiare aria.
DAWIDOWICZ 10 E’ uno dei miei idoli assoluti, quando svesto i panni del professionista. Perché è l’incarnazione di una delle più belle parabole gialloblù. Mi ricorda quella dell’indimenticabile Nicola Ferrari. Insultato barbaramente prima, osannato meritatamente poi. Dal suo arrivo a Verona ad oggi si è evoluto come Goku, diventando un supereroe. Uno di quelli capace di giocare anche con un ginocchio scassato senza fare una piega. Questi colori gli sono entrati dentro, come lui è nel cuore di tutti i tifosi gialloblù. E’ bello sapere che si ripartirà anche dal polacco, perché Paperino lo sfigato è diventato Paperinik il supereroe.
CECCHERINI 6.5 Inizio di stagione non certo semplice per il toscano che sembrava costantemente essere l’anello debole della difesa. Forse qualche acciacco fisico e l’autostima non a livello “ubermensch” lo hanno condizionato. Ma è stato bravo a lavorare (cosa per la quale, peraltro, non si è mai tirato indietro) e ha mostrato nuovamente la grinta, suo innegabile marchio di fabbrica. Lo chiamano gregario. Ma poi, si sa, capita che la classe operaia vada anche in paradiso.
SUTALO 6 Coi prestiti secchi da altre società è sempre difficile giudicare. Perché, a meno che tu non sia Pessina, è dura scalzare i giocatori di “proprietà”. Lo abbiamo visto col singhiozzo, una partita sì e altre 5 no. Difficile trovare la giusta continuità. Nel complesso, però, secondo me ci può stare in questa squadra, anche perché bravo ad adattarsi. Si parla di un rinnovo del prestito dall’Atalanta, ma non manca la concorrenza.
COPPOLA 7 E’ il futuro del Verona. Prova ne sia anche il prolungamento del contratto fino al 2027. E’ stata una bella sorpresa quando Tudor gli ha dato la possibilità di giocare. E’ successo poche volte, ma in quelle occasioni è stato una rivelazione. Fisico e tempi di giocata ci sono. E’ fin troppo banale dire che debba lavorare ancora tantissimo, ma ha l’atteggiamento giusto per imparare, e farlo in fretta.
FARAONI 8 Ha fatto una prima parte di stagione straripante, da autentico fenomeno. E rimango convinto che sia uno dei veri “crac” di questo Verona. Per buona parte del campionato capitano al posto dell’acciaccato Veloso, si è fatto carico dei gradi con una facilità incredibile. Che ci sia da difendere o che ci sia da attaccare, lui fa tutto con grande naturalezza ed enorme efficacia. Avrebbe meritato considerazione diversa da parte del c.t. Mancini, ma il discorso sarebbe infinito. Setti ha detto che il Verona ripartirà ancora una volta anche da lui. Soprattutto da lui, oserei dire. Che ha sposato questi colori, questa città e la sua gente. E che ha capito che la felicità non si compra coi soldi. Uomo vero, che sa di avere un debito di riconoscenza verso l’Hellas.
DEPAOLI 6 E’ arrivato in corsa e se già è difficile farlo generalmente, in particolare nel Verona diventa come scalare l’Everest. Perché devi entrare subito nella filosofia, negli ingranaggi di un meccanismo perfetto, o quasi. Ha fatto vedere discrete qualità. Ma non ha avuto il tempo per incidere come avrebbe voluto. Provate voi se dovete portare via il posto a Faraoni…
TAMEZE 10 Lui è il vero fenomeno dell’Hellas Verona, non temo smentite. Nella transizione Juric-Di Francesco-Tudor, sembrava di averlo perso per strada. Igor dava l’impressione di non vederlo. Poi si è capito che la colpa era un po’ sua. Ammaliato da qualche sirena, aveva perso la rotta. Ma quando è tornato lucido si è ripreso tutto quello che aveva lasciato per strada. Spazzando via tutto, dubbi e avversari. Una forza della natura, inarrestabile, al punto da far sbiadire il ricordo di Amrabat, che ci aveva portato all’estasi. Adrien è intelligenza calcistica pura, capace di giocare dappertutto, con lo stesso risultato: che sia in attacco, che sia in difesa. Mi sbilancio, credo che sarà tra i primi ad andarsene. Quello che mi fa ridere sono le cifre che leggo e sento. Secondo voi vale 10 milioni? Forse per 30 potremmo cominciare a parlarne.
HONGLA 5.5 E’ partito malino. Tanti errori, anche figli della sfortuna. Poi il covid e qualche acciacco di troppo. Insomma, non ha convinto, soprattutto se il paragone lo si fa con Tameze. Però verso la fine qualcosa si è intravvisto. Avrà sicuramente più occasioni il prossimo campionato. Anche perché con quest’aria di smobilitazione, non credo ci siano tante alternative.
VELOSO 6 Stagione sfortunata, sfortunatissima. Iniziata male sin dalla prima col Sassuolo quando si è beccato il cartellino rosso dal quale è partito il tracollo di Di Francesco. Il fisico non lo ha sostenuto e nemmeno le scelte di Tudor che, a lungo, si è ostinato ad affiancargli un altro regista come Ilic. Ma è stato importante come sempre nello spogliatoio, determinante. Il rinnovo del contratto dice proprio questo. A un senatore come lui non si può rinunciare, per inventarsi ancora una volta la salvezza.
ILIC 7 E’ partito forte, ma poi si è ingolfato di brutto. Per mesi si è pestato i piedi con Veloso, finendo in un cul de sac che sembrava non avere uscita. Gli acciacchi del capitano hanno cambiato la prospettiva del suo campionato. Affiancato da Tameze è sbocciato in tutta la sua classe. E così quella che tutti pensavano potesse essere solo una scommessa, si è rivelata una realtà. Ha capito le sue qualità e dove queste potevano portarlo. Ha solo seguito il flusso delle cose. Un altro di quelli che sarà difficile trattenere, nel caso dovesse arrivare la classica offerta da non poter rifiutare.
BESSA 5.5 Mi aspettavo di più da Daniel, sono sincero. Anche perché tutti noi ne conosciamo bene le qualità, non solo come calciatore, ma anche come uomo. Ma, più per colpe non sue (concorrenza spietata) non è riuscito a ritagliarsi lo spazio adatto. Né la giusta collocazione in campo, in un modulo che lo ha penalizzato. Il suo futuro sarà lontano da Verona. Gli si può dire solo grazie. Forse più per il passato più lontano che per quello recente.
LAZOVIC 7.5 Ci sono poche certezze nella vita. Una di queste è Lazovic. Perché ogni anno ci domandiamo “riuscirà a ripetersi?”, alimentati da dubbi che, evidentemente, lui non ha. A onor del vero, ci ha impiegato un po’ per raggiungere i suoi livelli, quasi si fosse assestato sul pilota automatico. Ma poi, è nuovamente esploso in tutto il suo fragore, che non lascia spazio a smentite e a compagni che dalla panchina cercano un posto al sole. E’ semplicemente insostituibile. Nessuno in squadra ha le sue caratteristiche. Pochi le hanno in serie A. Un finale in crescendo costante. Rimane il futuro più prossimo del Verona, insieme agli altri “vecchietti”.
BARAK 8.5 Per tutto il girone d’andata è stato quasi imbarazzante la sua superiorità, tecnica, fisica, tattica. Sembrava qualcosa addirittura di troppo per questo Verona. Che invece è cresciuto con lui, raggiungendo quel livello celestiale. Gol a raffica, assist, prestazioni mai banali. Tutto. Un po’ zoppicante (fisicamente parlando) l’altra metà del campionato, falcidiata dai malanni, prima alla schiena, poi all’anca, poi al piede. Non abbastanza, però, per offuscare il meglio che Barak abbia prodotto nella sua carriera. Destinata a proseguire lontana da Verona. Spero non per le cifre ridicole che si leggono in giro. Non può valere solo 15 milioni, uno dei migliori centrocampisti di tutti i campionati top d’Europa. Non ha senso.
CANCELLIERI 6 E’ quello che sarebbe potuto essere, ma non è stato. Un’occasione sprecata. Con Di Francesco sembrava imprescindibile. Con Tudor è sparito. Anche quando c’erano i margini per provare, sperimentare. Per lui solo le briciole, quelle delle quali non si accontenterebbe nemmeno un canarino. Di chi la colpa? Mah. Forse sua, che dimostrato tutti i limiti caratteriali dei suoi bellissimi 20 anni. Forse di Tudor che, da uomo tutto d’un pezzo, lo ha educato solo col bastone, lasciando la carota a Bugs Bunny. Ma gli errori devono essere fatti per poi non essere ripetuti. In un calcio di poca qualità, la sua, che è tanta, deve essere messa al servizio del Verona. E’ un imperativo.
CAPRARI 9 Quando è arrivato ha subito messo in chiaro una cosa: “Non devo far dimenticare nessuno”, alludendo, ovviamente, a Zaccagni. Io di Mattia mi sono dimenticato quasi subito grazie a lui, che è stato sontuoso. Ben oltre i 12 gol, sentenza sulla sua miglior stagione di sempre. Gianluca ha dimostrato qualità delle quali tanti di noi dubitavano, come degli sciocchi. Invece ci ha messo a tacere, facendosi il mazzo, anche lui comprendendo nuovamente tutti i suoi valori, dopo essersene sciaguratamente scordato. Non se n’è accorto Mancini, quando serviva. Lo ha fatto troppo tardi, quando i giochi erano ormai fatti. Setti a Telenuovo ha detto che il suo futuro sarà ancora a Verona. Me bala un ocio…
SIMEONE 9 Verona è la città dove Simeone ha trovato Giovanni. Prima che come calciatore, come uomo. Questa città lo ha accolto con una naturalezza non scontata. Lui ha capito, ha meditato, si è rimesso in pace, dopo annate difficili. Ed è esploso nella sua migliore stagione, capace di segnare 17 volte, numeri impressionanti. E anche quando i gol non sono arrivati, ha sempre lasciato tutto sul campo, come se ogni partita fosse l’ultima non solo della stagione, ma di tutta la sua vita. Ora tutti lo vogliono, tutti lo cercano. Forse anche di più del Verona, che avrà tempo fino al 20 giugno per riscattarlo. Poi, forse, le strade si separeranno. Ma una cosa mi sento di dire a Giovanni, mio omonimo: giusto seguire le ambizioni. Ancora più giusto la qualità del vivere. Ecco, quella non ha prezzo.
LASAGNA 6 Quando ho avuto la possibilità di intervistarlo, mi sono trovato davanti un ragazzo eccezionale, di una gentilezza ed educazione esemplari. Ho visto la voglia di prendersi il Verona e Verona. Non ci è riuscito, lo dico a malincuore. Perché davanti gli è capitato Simeone, nel suo anno di grazia. E perché si è rotto il menisco sul più bello. In alcuni momenti mi è parso sfiduciato, quasi non ci credesse più. Negli occhi, però, mi rimane la bomba di Roma contro la Lazio: palo, palo, gooooool.
TUDOR 8.5 Ha stravolto il Verona, lo ha resuscitato quando ormai l’elettroencefalogramma era piattissimo. Ci ha impiegato nulla per prendersi con la forza questo gruppo, orfano di un condottiero. Lui, grande motivatore, è stato bravo a proseguire quanto fatto dal suo grande amico Juric, ovviamente mettendoci del suo. Ma, senza voler togliere niente a Igor, credo che sia più quello che ha ereditato, che quello che ha portato lui. Tudor ha indubbiamente trasmesso una nuova mentalità: non sentirsi mai sazi, anche quando non ci sarebbe più neanche lo spazio per l’ammazzacaffè. Se devo trovare un limite, la gestione dei cambi, non sempre efficace e poi l’essersi incaponito sul doppio regista. In chiusura, l’aspetto comunicativo. Non mi è mai arrivato al cuore, diciamo così. Mi sono sempre sentito orfano di Juric. Che, comunque, sul finire, ha imitato, scegliendo di andare via da Verona. Decisione che, secondo me, aveva già preso settimane fa. In bocca al lupo per il futuro, Mister, e grazie per questa annata che non dimenticheremo mai. Senza di te, nulla sarebbe stato così memorabile.
FRABOTTA, RETSOS, PRASZELIK s.v.