DAL COLLE DELL’INFINITO VOLANDO SEMPRE PIU’ IN ALTO

Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe…
ma cosa c’è oltre la siepe per i giganti gialloblù? Certo l’orizzonte non viene escluso (come all’immenso Giacomo) alla Verona dei canestri, che oltre la finale, già bellamente conquistata schiantando i nipotini di Leopardi, vede la possibilità dell’approdo alla serie A.

Sì, va bene, Dilettanti, tutti d’accordo; hanno cambiato il nome al campionato ma si tratta della vecchia B1. Tuttavia, B1 o serie A, l’importante è vincere sul campo, poiché una promozione conquistata sul campo porterebbe rinnovato entusiasmo a tutto il movimento. Se poi dovesse succedere al Palaolimpia sarebbe il massimo, se invece capiterà in trasferta…poco male. L’importante è far festa. E dopo la festa rimettersi al lavoro, magari per preparare anche un…doppio salto. Intanto, però, si deve salire solo con le proprie forze. A suon di canestri, e di difesa.

DAVIDE, PERCHE’?

Alle 20:45 l’Ansa batte la notizia che non avrei mai voluto leggere. Pianto in asso l’ottima zuppa sul mio desco e torno in fretta e furia in redazione. Voglio leggere, cercare di capire. Il ciclismo e lo sport in generale insegnano che non bisogna mai affezionarsi a nessuno, c’è sempre il rischio di avere brutte sorprese. Ma questa volta è diverso. Ci sono molte domande,non tutte con una risposta certa. Ne lancio qualcuna e, un po’ alla Marzullo, cerco di darmi anche delle risposte.

Davide, perché? Sempre che sia vero, per continuare a restare competitivo, a 37 anni… E prima, allora? (non ho risposte). Penso alla battaglia “argentina”: cambiare nazionalista pur di correre al Mondiale di Verona. E adesso, questo brutto tiro: a che prezzo? Se è vero, lo capiscono tutti cosa pagherai, Davide: medaglia ritirata, cancellata la vittoria alla Freccia Vallone, stop al Giro d’Italia.
Penso anche alla lotta tra Verona e Vicenza: tu veronese per tutti i media nazionale (e per i nostri) per la nascita a San Bonifacio (dove c’è l’ospedale), e le incazzature dei vicentini, perché tu sei vissuto e cresciuto a Madonna di Lonigo.

Davide, perché quelle parole sulla “vittoria del ciclismo pulito” dopo il secondo posto a Pechino? Se è vero, hai preso tutti per il culo. Altrimenti è il caso di fare altre domande. Perché il Cio ha impiegato 9 mesi per far eseguire i nuovi test? Va bene, si trattava di quasi mille atleti, ma il lasso di tempo francamente appare troppo lungo. E come mai finora è stato fatto solo il nome di Rebellin? Tra i sei positivi c’è anche una medaglia d’oro dell’atletica, ma l’istantaneo pubblico ludibrio +è solo per il ciclista; l’ennesima gogna per le biciclette. Però mi chiedo anche perché un corridore vicecampione olimpico, quarto ai Mondiali, non si è accasato in una grande squadra, firmando per un club di fascia minore come la Diquigiovanni? Domande ancora senza risposte, giacché non è il tempo delle insinuazioni, ma del dispiacere. E di un’effimera speranza: che non sia vero.

SE IL BUONGIORNO SI VEDE DALLA SERA

Verona è stata la prima e (finora) l’unica a chiudere subito il conto nei playoff. Lo ha fatto aggrappandosi al suo vero leader, Matteo Nobile, e a due giocatori ritrovati. In gara-1 Filiberto Dri, finalmente uscito da un lungo periodo di buio. In gara-2 Dennis Accini, che praticamente non s’era mai visto protagonista, dopo aver perso mezza stagione per infortunio. In più, attorno alla squadra la serenità di Pippo Faina, che fin dai giorni precedenti l’inizio dei playoff non ha mai fatto segreto di vedere i giocatori carichi a dovere.

E adesso nasce spontanea una domanda: che cosa potrà fare la Tezenis se riuscirà a recuperare al top anche il premiata coppia Gueye-Losi? Al campo (e all’avversaria in semifinale) l’ardua sentenza.

A PROPOSITO DI FUSIONI E DIRITTI SPORTIVI, DA UDINE UNA VOCE

Il precedente blog sull’ipotesi di subentrare al (ventilato) fallimento di Rieti ha raccolto molti contatti, pertanto torno volentieri sull’argomento, anche per rispondere a messaggi postati quando ormai erano stati lanciati altri argomenti. Sicuramente significa che l’argomento è sempre caldo e di forte interesse, anzi, è L’ARGOMENTO.

Sulle fusioni non mi pare il caso di sollevare questioni impegnative come le macro-regioni e le teorie di qualche docente universitario. Il consiglio di presidenza della Fip ancora nel giugno scorso ha deciso (con successiva ratifica del Consiglio Federale) di deliberare “la sospensione dell’applicazione della normativa riguardante l’istituto della fusione, art. 135 R.O., per le Società Nazionali non Professionistiche con efficacia a partire dalla stagione sportiva 2008 / 2009 e fino a diversa deliberazione”.
Significa che le società dalla serie A dilettanti fino alle giovanili possono fondersi.

E quelle professionistiche, chiederete voi? I club di serie A o di Legadue possono acquisire il diritto sportivo, ed è su questo fronte che si sta muovendo Verona. Improbabile che si punti su Rieti, perché in caso di fallimento non si sa mai cosa si trova aprendo i cassetti di una società. In questo periodo di crisi ci sono altre piazze che rischiano, ma è altrettanto vero che per lo stesso motivo a Verona non c’è ancora una base solida che permetta di varare un progetto pluriennale in grado di garantire il ritorno ed il (ri)consolidamento del grande basket gialloblù.

E’ stato giustamente sottolineato che sono state spese tante parole, ma non credo che questo sia avvenuto inutilmente. Le discussioni, i forum, i blog hanno il merito di tenere viva la “questione basket” a Verona ed il movimento d’opinione dei tifosi sarà sempre importante per avere il polso della situazione. Sono passati sette anni dalla scomparsa della serie A, tuttavia se siamo ancora qui a parlarne vuol dire che ci crediamo ancora. La speranza è l’ultima a morire e la passione per i canestri non morirà mai!

E qui s’inseriscono le voci su una presunta voglia del gruppo Snaidero, deluso dai risultati sportivi e di pubblico a Udine, di cambiare aria. E Fadini dove cominciò la sua carriera? Vedremo se almeno in questo caso 2+2 farà 4, intanto…Mandi.

ASPETTANDO PADOVA E I PLAYOFF VOTIAMO IL MIGLIOR QUINTETTO DI TUTTI I TEMPI

In attesa dei playoff e di vedere la Tezenis al top è arrivato il momento di votare la supersquadra del basket gialloblù. Una “five parade” preceduta dal post di alcune delle più belle giocate di uno dei grandi protagonisti del basket gialloblù. Intanto con l’esaltante finale di Glaxo-Riunite continua il nostro amarcord, anche se devo comunicare la ferale notizia che la cassetta del nostro archivio con gli highlights della stagione 1996 è smagnetizzata.
Ecco il mio quintetto.

Play: IL PAISA’. Una bandiera, emblema di grandi imprese della Verona dei canestri. E’ arrivato, se n’è andato, è tornato, è diventato italiano. Uno di noi. Mi ero quasi scordato che poi ha giocato anche a Milano, Roma e adirittura Pavia. Che nostaglia dei suoi arcobaleno!

Guardia: ENRICO GUGLIELMI. Volava alto, “Hi Fly” e ha fatto volare alto il basket gialloblù. E’ tornato per regalarci le emozioni dell’Eurolega. Ha sempre giocato con il sorriso.

Ala piccola: PRAJA. E’ rimasto un solo anno, ma che anno! Il primo giocato da Verona in A2 ai vertici, dopo le esperienze fallimentari con Vicenzi e Citrosil. Ho sempre amato la kosarka, preferendola al basket stelle e strisce. Come spirito, approccio ai canestri e voglia di emergere.

Ala grande: SILVESTRO GRIGIO. Penso che parecchie signore tifose gradiranno questo inserimento. Vive nelle Marche e gioca ancora. Ogni anno cambia squadra perché sale in C dilettanti e lui non può giocare nei campionati nazionali. Quasi quasi gli chiedo se vuole venire a Sambo.

Centro: IL GRANDE ROSSO. D’accordo, è un’ala grande, ma duemetrieotto mi vanno bene anche da metterlo lì, piuttosto di un altro rosso malpelo che era sempre incazzato. Grandi centri Verona non li ha mai avuti, tra l’altro puntando spesso sugli esterni "strangers". E ormai pochi giocano con due lunghi, sarà perché sono abitato ai mio basket con quintetti zeppi di piccoli…

Citazione: Sweet Lou. Per le emozioni che ci ha regalato. Purtroppo la trazione anteriore di questo motore gialloblù è già coperta bene.

E adesso tocca a voi. A tutta!
 

SE SI PERDE ANCHE CON BASSANO…ALTRO CHE ACQUISTI, MEGLIO CERCARE RIVINCITE, SUL CAMPO

Sento dire di un clima teso in casa Tezenis. Jordan Losi (bene di sicuro non sta) avrebbe mandato a quel paese il coach, di qui l’esclusione dallo starting-five, non solo per motivi fisici ma anche per una sorta di punizione. Di questa vicenda non me ne può fregare di meno: ci sono state squadre dove i giocatori quasi si menavano in allenamento e poi alla domenica vincevano alla grande. Sarà che la Tezenis gioca in casa di sabato….

Battutacce a parte la prestazione abominevole con Bassano (perdere ci può stare, però è inaccettabile segnare 6 punti in un quarto, non succede neanche alla squadra di mia figlia che gioca nell’Under 13 femminile…) conferma che invece di pensare a fare spese trattando l’acquisizione di un diritto qua e là, è molto meglio rituffarsi al massimo dell’impegno per arrivare al top ai playoff.

Non sempre chi è arrivato primo ha conquistato la promozione, anzi, quasi mai; ne sanno qualcosa Trento e la stessa Albignasego, prossima ospite al Palaolimpia. I giganti gialloblù sono avvisati: pur mettendo in palio due punti “normali”, quella partita dovrà essere una prova generale per le future sfide-promozione.

RIETI VERSO IL FALLIMENTO, FORZA VERONA!

Se è vero che la Sebastiani Rieti si appresta a portare i libri in tribunale, avviando il club laziale verso il fallimento, mi vengono automatiche due considerazioni.
La prima, di secondaria importanza, è che Lino Lardo è un bravo allenatore, ma poco fortunato. A Verona: salvezza e fallimento. A Reggio Calabria: playoff, ma l’anno dopo (mentre lui andava a Milano) retrocessione e successiva scomparsa. A Milano: esonerato. A Rieti dopo un primo anno positivo ma con grandi sofferenze economiche, eccoci al "redde rationem”.

La seconda riflessione è invece quella più importante. Il Basket scaligero deve mettersi in pole position, pronto a rilevare l’eventuale titolo sportivo reatino. Sempre che subentrare al fallimento non comporti spese eccessivamente onerose e soprattutto impreviste.

Dirigenti avvisati, mezzi salvati. Aspettando (intanto) i playoff B2….

ADDIO A CANNAVO’, RICORDIAMO COME CANTO’ L’HELLAS CAMPIONE

Nove mesi di dolcezza

E adesso che lo storico scudetto è nelle sue mani, scopriamo di colpo quanto sia difficile dir “bravo” al Verona, in maniera originale. Questo impaccio è il più bel complimento che si possa fare alla squadra che ha dominato la stagione con la sua forza, la sua bravura e la sua simpatia. Ci sentiamo quasi disarmati: in tanti mesi di “veronite acuta” gli elogi sono pressoché esauriti. Ma c’è la realtà davanti ai nostri occhi: ed essa, pur nuda di ogni aggettivo, val più di mille squilli di tromba. Caro Verona, goditi questo scudetto: e cerca di restare “grande” o quanto meno all’altezza dell’amore spontaneo che ti sei conquistato.

Anche se la gioia è immensa, noi pensiamo che il “momento magico” di questo scudetto veronese è stato quello del primo approccio, come avviene del resto in ogni incontro d’amore. Nulla si può sostituire alla sensazione dell’attimo in cui si scopre che qualcosa di bello sta maturando, magari un capolavoro. E allora, parlando del Verona, dobbiamo tornare indietro sino ai prodigi dell’autunno, alle vigorose imprese sui campi invernali, alle trionfali sfide con le grandi, alle perentorie risposte ai momenti di incertezza.

Ed esaurito il viaggio scopriamo che questo del Verona è stato uno degli scudetti più lunghi della storia del nostro calcio, centellinato goccia dopo goccia, una domenica dopo l’altra. Una corsa di testa, senza spezzettamenti di ritmo, una impresa non legata a un episodio o a una circostanza, una dolcezza da delibare.

Ecco perché è mancato l’ultimo fremito, quello del traguardo finale. Dove non era arrivata la matematica era giunta la convinzione di tutti.

Lo scudetto era già da tempo il verdetto di un voto plebiscitario. Il resto è stato contorno, diremmo quasi finzione. La stessa stanchezza finale del Verona, il suo piccolo appannamento delle ultime giornate ci appare oggi un atteggiamento rispettoso nei confronti degli altri: come se il Verona non gradisse che i grandi sconfitti della nobiltà calcistica uscissero umiliati.

Una città splendida, paziente e misurata, una società governata con la saggezza antica e con la modernità del nostro tempo, due gagliardi stranieri che han giocato divertendosi senza ridicoli struggimenti psicologici, quattro giocatori di livello medio consegnati alla nazionale, un grande maestro in panchina. Ecco, se un segreto vogliamo proprio trovare, cerchiamolo in questo Osvaldo Bagnoli, personaggio timido, ruvido e amabile, che non ha inventato il calcio dei marziani, ma ha gestito il suo capolavoro come si gestisce una sana fabbrica: idee e lavoro, lavoro e idee. E una spruzzatina di coraggio al momento giusto.

Dietro questo Verona, splendida provinciale, senza storia alle sue spalle, che trionfa nel più bello e più ricco campionato del mondo, c’è in fondo anche un po’ di quella “piccola Italia” delle fatiche e dei prodigi nascosti che si tiene lontana dalle vuote contorsioni della grande e stucchevole vetrina: e tiene in piedi il nostro Paese. Il Verona ne è il simbolo, anche se il significato di un’impresa sportiva non va mai dilatato, né frainteso.

Il Veneto, grande e storica miniera del nostro sport, non aveva mai goduto di una soddisfazione del genere. Questo scudetto applaudito da tutti realizza, quindi, un atto di giustizia, riafferma la credibilità del nostro campionato e dà anche coraggio a chi, sfidando le gerarchie calcistiche, al modello Verona intende accostarsi.

E adesso, che la festa cominci…

 

Candido Cannavò – La Gazzetta dello sport – lunedì 13 maggio 1985

CARO SINDACO, LASCI PERDERE FUSIONE E NUOVO STADIO

Premetto subito una cosa. La mia opinione è che le fusioni, di solito, non producano grandi risultati. Nello sport 2+2 non fa sempre 4, di sicuro non fa mai 5. Visto che questo è un blog solitamente dedicato ai canestri, porto un esempio del basket. A Livorno anni fa si fusero Libertas (finalista derubata da Milano nella finale scudetto dnell’89) e Pallacanestro (espressione di uno storico vivaio). Ebbene, la squadra finì in A2 e poi arrivò pure il fallimento con il basket di un certo livello salvato da una terza società, nata dalla costola di una delle due precedenti. 

Lo sport, come la politica, c’insegna che chi non è d’accordo su un certo progetto “d’integrazione” poi si fa una squadra sua, o un partito. Anche le aggregazioni bancarie dovrebbero averci insegnato qualcosa. E stiamo parlando di qualcosa di molto più importante per il sistema economico di una comunità.
Dico questo perché ritengo che un sindaco abbia tutto il diritto di fare il tifoso, di esprimere la sua passione sportiva, magari di andarsene pure in curva, se gli garba; però credo che ci siano cose più importanti di cui occuparci in una città. Il sindaco di Verona ha una straordinaria capacità comunicativa e la qualità innegabile di dare risposte (siano esse positive o, come è ovvio che talvolta debba essere, negative) alle richieste dei cittadini.

Intervenire su un dibattito come quello della fusione tra Hellas e Chievo, o dell’acquisizione, o dell’aggregazione, penso che non sia tra le priorità di un’Amministrazione. Credo addirittura che ad un Comune non dovrebbe importare proprio. Ci sarà la fusione? Bene (anzi, peggio…e staremo a vedere se l’unione fa la forza, ma tra i tifosi, ovviamente, nessuno è d’accordo). Non ci sarà? Ok e ognuno per la propria strada, distinti e distanti. Com’è stato e come dovrebbe essere. Lo straordinario blog “milaninter” di Vighini ha già spiegato tutto. E per citare ancora il basket, a Bologna solo “pronunciare” la parola fusione ha scatenato una caienna tra Virtus e Fortitudo.

Finisco con lo stadio. Il mio pensiero vale per il ragionamento precedente. Abbiamo già un impianto, forse è obsoleto, ma non mi pare che stia cadendo a pezzi, e credo che Verona abbia ben altre priorità sugli investimenti e le infrastrutture. Penso alla viabilità, ai parcheggi. Penso ai trasporti pubblici e all’ambiente. Penso a una Fiera che ormai sta scoppiando, lì dove si trova (e scoppiano pure i residenti della zona…). Penso a certe scuole che sono messe certo peggio del Bentegodi. E penso a nuove opportunità per i bambini, i nostri futuri dirigenti. Non solo sportivi. Il nuovo stadio mi sembra un affare per i soliti noti.

MENEGHIN VUOLE ABOLIRE LA LEGADUE, VERONA DEVE DARSI UNA MOSSA

Dunque SuperDino è diventato il presidente della Federbasket. La sua elezione (scontata, era… l’unico candidato) provoca sentimenti contrastanti. Da un lato sono convinto che il carisma di Meneghin non potrà che giovare a tutta la pallacanestro, dall’altro sono sempre rimasto un po’ perplesso nei confronti di chi ha sempre vissuto il basket come una fonte di reddito, anzi, “LA” fonte di reddito (se non l’unica, considerato che Meneghin si era “riciclato” come team manager, peraltro apprezzatissimo, della Nazionale).

Ma qui voglio fare alcune considerazioni sulla nascente presidenza Meneghin, sulle proposte che stanno emergendo in questi giorni. Innanzitutto spero che il nuovo presidente abolisca quanto prima l’abominio dei crediti per gli allenatori, costretti a seguire clinic (spesso a pagamento e talvolta con imbarazzanti relatori) per poter mantenere la possibilità di andare in panchina anche nel più infimo campionato giovanile.

A parte i miei personalissimi auspici, il successore di Maifredi alla guida della FIP ha manifestato soprattutto l’intenzione di cancellare la Legadue, lasciando un solo campionato professionistico. Un progetto condivisibile, visti i chiari di luna con la crisi generalizzata. La Legadue sarebbe destinata a fondersi con l’ambiziosa (e velleitaria) Serie A Dilettanti, riducendo drasticamente il numero di club professionistici. Resta da vedere i tempi di attuazione di questo piano, che potrebbe concretizzarsi con un “soft landing”. In ogni caso è l’ennesima conferma che in via Cristofoli non possono perdere altre occasioni: è ora di stringere i tempi per riportare quanto prima il grande basket a Verona. E questo ormai non può più accadere né tra un mese o tra una settimana, ma domani. O tutt’al più dopodomani.

Intanto "Basket Story" conquista sempre più spazio e consensi. Ringrazio tutti i navigatori e gli appassionati per le numerose segnalazioni (anche personali) e continuate a inviare le vostre richieste.