Toc toc, siamo il calcio Padova. Possiamo entrare? Certo che sì, la porta non è più chiusa a chiave. I biancoscudati, grazie al prepotente 3-1 sul Piacenza, imboccano a tutta velocità l’autostrada della rincorsa, buttandosi lanciatissimi nella corsia di sorpasso, approfittando del SudTirol costretto a fermarsi nella piazzola di sosta a causa della sconfitta in casa della FeralpiSalò maturata al 90’ con un rigore procurato e trasformato da Miracoli.
Tutto si è incastrato perfettamente in questa mirabolante 34esima giornata: il Padova che va in vantaggio con Ronaldo, gli altoatesini che vanno sotto a Salò, il Padova che raddoppia con Chiricò, il fischio finale dello stadio Turina che sancisce la seconda battuta d’arresto degli uomini di Javorcic dall’inizio della stagione e la classifica che ora dice Padova a meno 4 e non più a meno 7 dalla vetta. Una giornata da ricordare, un entusiasmo e una passione da coltivare per continuare a credere in una risalita che pareva impossibile, visto che il SudTirol con il suo ampio margine di vantaggio non perdeva mai, e che invece ora è tornata possibile, realizzabile.
Il calcio è bello perché è imprevedibile, un po’ come la scatola di cioccolatini di “Forrest Gump”, non sai mai quello che ti capita. E ora gli uomini di Massimo Oddo, alla sesta vittoria in 6 partite da allenatore biancoscudato, bravissimi fino a qui a non mollare anche quando tutto questo sforzo sembrava non portasse a nulla, hanno il dovere di continuare a crederci. Sono stati loro a tenere vivo il sogno, vincendo a volte tra mille difficoltà, rimontando contro AlbinoLeffe e Juventus Under 23, non abbassando mai lo sguardo di fronte alla cavalcata dei primi della classe, risvegliando il tifo intorno a loro. Ora che la pressione inizia a soffiare più forte sul collo del SudTirol devono aprire ancora di più le loro ali e volare alto, puntando a vincere tutti gli ultimi 4 incontri. Il Padova dovrà vedersela sabato 2 aprile alle 15 con la Pro Vercelli nella trasferta in più insidiosa di questo rush finale, il SudTirol sempre sabato ma dalle 14.30 tornerà al Druso per affrontare il Lecco che, fatalità, è l’altra squadra insieme alla stessa Feralpi che ha battuto Ronaldo e compagni in questo campionato. Si comincia da qui. Da questo doppio appuntamento che già sabato sera potrà dirci se possiamo continuare a dare da mangiare la nostra folle idea di riuscire ad andare in B diretti o se dobbiamo iniziare a preparare anche quest’anno l’appendice dei playoff.
P.S.: titolo del blog liberamente tratto dal film “Frankenstein Junior” 🙂
ODDO E IL BEL GIOCO (CHE ARRIVERA’)
Cinque vittorie in altrettante giornate sulla panchina del Padova, secondo posto matematicamente conquistato a 5 giornate dal termine della stagione regolare, settimo successo in rimonta dall’inizio del campionato. Ha portato a casa finora tutto il bottino a sua disposizione Massimo Oddo da quando ha preso in mano le redini della squadra subentrando a Pavanel nella rincorsa al SudTirol delle meraviglie. Un SudTirol che non frena minimamente e che anzi continua a battere record su record a suon di vittorie, l’ultima contro il Seregno, sempre per 1-0, mantenendo invariato il distacco di 7 punti su chi sogna di raggiungerlo e superarlo, ma che ha sempre sul collo il fiato di Ronaldo e compagni dei quali non si è ancora definitivamente liberato.
Ad Alessandria contro la Juventus Under 23 è arrivato il successo più importante. E non è una frase retorica, anzi. Come ha giustamente sottolineato Oddo a fine gara non portare a casa i tre punti avrebbe significato chiudere in anticipo quella rincorsa in cui ancora Padova crede.
Vincere in rimonta con il gol strepitoso di Jelenic e il colpo di testa di Della Latta a sancire finalmente il superamento del trauma provato la scorsa estate con la sconfitta in quel campo nella finale playoff è stato fondamentale anche perché il Padova ha dimostrato caratterialmente di esserci, di stare sempre sul pezzo, nonostante tutte le difficoltà, anche di infermeria oltre che tattiche, che sta attraversando. Per il bel gioco non è ancora tempo, mister Oddo dice che arriverà, nelle prossime 5 giornate o ai playoff se ci sarà bisogno di disputarli per provare ad assicurarsi un posto in B dalla porta di servizio. Bisogna ragionare ancora per gradi e per obiettivi raggiungibili. Il divario di 7 punti dagli altoatesini è ancora colmabile, il Padova deve dunque concentrarsi su questo, anche a rischio di giocare partite a tratti sofferenti, difficili, dure da sbloccare. Conta solo andare avanti, in qualunque modo, il fine davvero in questo caso giustifica i mezzi.
ODDO E LA SOFFERENZA (CHE NON SE NE VA)
Cos’è cambiato in casa Padova con l’arrivo di Massimo Oddo in panchina? Guardando le modalità con cui sono state portate a casa le tre vittorie della gestione del nuovo allenatore vien da rispondere “nulla”.
Nulla perché non è che il precedente allenatore (Massimo Pavanel) fosse uno che veniva da una serie negativa, anzi. Le partite le vinceva (o le pareggiava) anche lui, non incassava una sconfitta dal 25 ottobre scorso a Salò (ed era stata la seconda in tutto il campionato, non la nona o la decima) e stava facendo tenere ai biancoscudati un ruolino di marcia assolutamente positivo. A Pavanel però non è stato perdonato il fatto che il suo Padova soffriva troppo, anche quando vinceva, e proprio per superare questa “criticità” il nuovo direttore sportivo Massimiliano Mirabelli ha deciso di prendersi la grande responsabilità di cambiare guida tecnica, affidando il gruppo nelle mani di Oddo appunto a fine febbraio, con il SudTirol in vetta a +10 (e ora a +7).
Questo cambio improvviso e per molti azzardato ha giovato al Padova? Guardando il modo in cui sono maturati i successi contro la Pro Sesto (sul 2-0 i biancoscudati si sono colpevolmente rilassati permettendo agli avversari non solo di fare il 2-1 ma anche di sfiorare il pari nel finale), contro la Feralpi (con troppi gol mangiati e il risultato in bilico fino alla fine) e con l’AlbinoLeffe (vittoria di rimonta al 93′ dopo l’iniziale svantaggio e, in generale, un primo tempo da lupi) vien da rispondere ancora una volta “no”. O quantomeno “non per il momento”.
C’è però da dire che il SudTirol non molla un punto e dunque, a mano a mano che passano le giornate, si assottiglia la possibilità di poter puntare alla vetta. Con la più che probabile necessità di preparare i playoff, Oddo avrà dunque più tempo davanti per poter lasciare la sua impronta e per togliere ai giocatori la palma della sofferenza dalla quale fanno così fatica a distaccarsi.
Qualcosa si inizia a intravedere: Kirwan ha raggiunto il top della forma e ha ribadito che essere allenato da uno che in carriera ha ricoperto il suo stesso ruolo lo sta aiutando tantissimo. Settembrini ora si sente protagonista e lì nel mezzo sta dando molta intensità, Della Latta è rinato, Bifulco è tornato quello del primissimo periodo in biancoscudato. Dall’altro lato però si sono improvvisamente moltiplicati gli infortuni (ha aperto la serie Busellato con uno strappo muscolare, seguito da Curcio, Gasbarro, Pelagatti, Saber e infine pure Dezi) e qualche giocatore che nella prima parte della stagione viaggiava a gonfie vele (vedi Ceravolo che dopo aver realizzato il centesimo e pure il 101 gol in carriera si è bloccato e il capitano Ronaldo che alterna giocate eccezionali a leggerezze che non sono da lui) stanno vivendo una flessione di rendimento.
Ragionare sul lungo periodo appare dunque l’unica via in questo momento per dare un nuovo senso al cammino biancoscudato, per rimettere tutti sullo stesso livello e per dare ragione (o torto) alla svolta voluta dalla società in un momento della stagione in cui nessuno se l’aspettava.
ODDO E LA MENTALITA’
La mentalità. Rimane questo il leit motiv del Padova al termine della seconda partita con Massimo Oddo in panchina dopo l’esonero di Pavanel. Una mentalità che la squadra biancoscudata sembra sempre lasciarsi sfuggire sul più bello che la sensazione è quella che finalmente l’abbia fatta sua. Era successo con la Pro Sesto quando, sul 2-0, il neo allenatore biancoscudato si era accorto addirittura dalla postura fisica in campo dei giocatori che era subentrato un po’ di rilassamento, è successo anche con la FeralpiSalò sull’1-0 col Padova in 11 e la squadra ospite in 9 per le espulsioni di Damonte e De Lucia. Nel momento in cui la sfida sembrava essersi messa decisamente in discesa il Padova se l’è incredibilmente complicata. Non solo non mettendo il cinismo che doveva mettere per chiuderla, divorandosi occasioni su occasioni con Chiricò, Terrani, Jelenic e Santini, ma anche permettendo agli avversari di rimanere in partita fino al 95’, momento in cui hanno sfiorato il pareggio in due azioni consecutive prima del liberatorio fischio finale.
“Ci vuole pazienza”, ha sottolineato a fine gara Oddo che, in fin dei conti, ha preso in mano questa squadra da una settimana e mezza e necessita di tempo per poterle imprimere un po’ alla volta il suo credo, tattico e caratteriale. Senza esagerare con il dosaggio s’intende, perché altrimenti si rischierebbe di caricarla troppo e mandarla ulteriormente in confusione.
C’è anche da dire che il tecnico pescarese si ritrova a dover gestire un finale di stagione non certo semplice: il SudTirol, che aveva perso a Piacenza la sua prima partita in campionato lasciando per strada 3 lunghezze di vantaggio, è tornato a vincere battendo 1-0 il Mantova. La distanza dalla vetta rimane di 7 punti a 8 partite dalla fine. Arrivati a questo punto quindi ci sono due stati d’animo contrapposti nel Biancoscudo: una parte spinge per tentare fino alla fine l’aggancio alla vetta, ripensando a come il Perugia l’anno scorso ha recuperato 6 punti in 5 partite proprio a danno del Padova, l’altra parte invece si sta mettendo nell’ordine di idee che con ogni probabilità ci vorranno i playoff anche questa volta. E che quindi il campionato da queste parti durerà un mese, un mese e mezzo in più. Proprio riferendosi a questa seconda eventualità Oddo, alla vigilia della partita di domenica, ha detto che bisogna lavorare “a lungo termine”. Mettendo sul campo subito tutto l’impegno possibile per crescere ma già con la consapevolezza che i frutti di questo impegno verranno raccolti non al fischio finale della regular season bensì più avanti. Al termine dei playoff. Un cammino che i biancoscudati devono iniziare a preparare già da adesso. Per non arrivare stanchi, stremati e senza le sufficienti energie fisiche e mentali necessarie per uscirne, stavolta, vincitori.
ODDO E LA (NON) RIVOLUZIONE…
Cambiamenti tattici pochi, giusto giusto i due esterni un po’ più stretti e Cissè schierato come punta centrale anziché come esterno sinistro nel momento del suo ingresso in campo. Non ha adottato grandi stravolgimenti Massimo Oddo in questi primissimi giorni da allenatore del Padova. Inserire troppe novità poteva significare fare danni sia dal punto di vista del gioco sia sotto il profilo mentale vista la settimana decisamente anomala vissuta dalla squadra passata dall’allenamento del lunedì con Pavanel all’arrivo di Massimo Oddo giovedì, con l’intermezzo della partita col Legnago vissuta con Raffaele Longo e Luca Rossettini. Il tasto su cui il nuovo allenatore del Padova ha premuto è stato uno solo, ribadito sia prima che dopo la sfida vinta contro la Pro Sesto: la mentalità. Era quella l’unica via da percorrere avendo a disposizione così pochi giorni prima del debutto in campionato. La forza di Oddo rispetto a Pavanel poteva essere solo quella della mentalità da ex giocatore di serie A che ha vinto una Coppa del Mondo e una Champions League, dell’autorevolezza di una carriera passata nell’olimpo del calcio. L’unico modo che aveva per dare una svolta a una squadra che comunque anche prima stava facendo bene agli ordini del precedente allenatore era quello di mettere sul lavoro quello che lui è rispetto a quello che Pavanel non era. Lui, sotto contratto col Pescara fino a fine stagione, ha fatto una scelta coraggiosa a rinunciare a quell’ingaggio per sposare la causa di una squadra di serie C che non è nemmeno prima in classifica e proprio questo coraggio ha cercato di trasmettere ai suoi nuovi giocatori fin dalla prima seduta alla Guizza. Il Padova nel primo tempo contro la Pro Sesto ha fatto suo questo insegnamento disputando una gara quasi perfetta, nel gioco e nell’intensità. Nel secondo tempo però si sono materializzati i vecchi fantasmi e quella sofferenza che ha accompagnato in diverse partite questo gruppo anche quando c’è stata la vittoria. Oddo se n’è accorto subito, da un particolare che può essere sfuggito ai più ma non a lui che di vita nel calcio ne ha vissuta parecchia: la postura in campo troppo sicura di alcuni giocatori in campo. E’ intervenuto con i cambi e dando continue indicazioni dalla panchina e alla fine l’ha portata a casa, rendendosi conto però una volta di più di dove questa squadra ha fragilità che devono essere rinforzate.
La prima di Oddo sulla panchina del Padova è peraltro coincisa con la prima caduta dell’impero altoatesino in quel di Piacenza, col SudTirol ora primo a +7 non più a +10. Una semplice coincidenza? Il segnale che aspettavamo e che ci dice che non tutto è ancora perduto? La fortuna del debuttante? Qualunque cosa sia comunque una svolta c’è stata, sia in casa Padova che nell’intero girone A. Ne vedremo delle belle, d’ora in avanti. Da queste parti alle rimonte impossibili siamo abituati.
DOPPIO MATCH CRUCIALE
Sì, è vero, anche la partita del “Briamasco” era cruciale. A maggior ragione dopo che, al 90′, abbiamo scoperto che il SudTirol non era riuscito ad andare oltre lo 0-0 in casa contro la Pro Patria. L’occasione era davvero ghiotta per i biancoscudati per rosicchiare agli altoatesini 2 degli 8 punti di ritardo sulla vetta ma il campo ha decretato un pareggio anche per gli uomini di Pavanel, tanto forti e determinati nel ribaltare il risultato di iniziale svantaggio nel primo tempo quanto appannati, nella ripresa, quando era ora di rimettere avanti il muso dopo la rete del 2-2 di Pattarello. A giocare un brutto scherzo al Padova la stanchezza, sia fisica (viste le ultime tre partite ravvicinate) sia mentale. Sì perché non è facile dover giocare senza mai concedersi mezzo passaggio a vuoto, senza mai potersi permettere un pareggio, senza poter sbagliare nulla. Non è semplice reggere sempre al massimo dal punto di vista psicologico una situazione in cui guardi i risultati che hai portato a casa dal 21 dicembre ad oggi (ovvero dall’inizio del girone di ritorno) e ti accorgi che non sono bastati 6 successi e 2 pareggi a farti fare il balzo in avanti che speravi, nonostante tu abbia tenuto un ruolino di marcia da prima della classe, perché, appunto, come diciamo da settimane, c’è chi viene da un altro pianeta e produce risultati migliori dei tuoi.
Il Padova però deve continuare a tenere duro, a guardare in casa propria. Non ha alternative. Anche se le partite ancora da giocare sono sempre meno e non si è finora assottigliato il margine da ridurre dal primo posto. In questo senso saranno davvero cruciali le prossime due partite. Quella col Legnago in casa di mercoledì e quella, sempre in casa, di domenica contro la Pro Sesto. In queste due gare Ronaldo e compagni saranno chiamati ancora una volta ad uno sforzo superiore, l’ennesimo, per incamerare bottino pieno. Sperando che il vivace e mai arrendevole Trento visto al Briamasco domenica possa mettere in campo proprio nel sentitissimo derby contro il SudTirol di mercoledì la stessa voglia di vincere che ha messo contro il Padova. E che domenica poi il Piacenza metta in atto un altro sgambetto alla squadra di Javorcic. Si tratta di due gare spartiacque decisive, al termine delle quali sicuramente si potrà capire se le speranze biancoscudate potranno portare con sè anche qualche certezza. Se così non sarà, gli scenari futuri dovranno per forza cambiare. Ma intanto giusto crederci, ancora una volta, anzi, ancora due volte.
THE EYE OF THE TIGER
Avanti. Avanti ancora. Avanti tutta.
Non è tempo di gettare l’ancora e fermarsi, anzi. E’ il momento di aggiungere benzina nel serbatoio e continuare a tenere alti i giri del motore.
Il SudTirol prosegue senza inciampi nel suo cammino stratosferico, ma anche il Padova sta disputando una stagione di altissimo livello. La differenza in questo momento la sta facendo il fatto che la squadra altoatesina è marziana, mentre i biancoscudati restano, seppur bravissimi per il ruolino di marcia soprattutto in questo primo scorcio di 2022, esseri umani.
Ci vorrà un’impresa, un mezzo miracolo, anche gli uomini di Pavanel dovranno dimostrare di venire da un altro pianeta, ma non è ancora il momento di pensare che la rincorsa alla vetta sia vana. 8 punti di divario sono tanti ma non troppi da colmare nelle dodici partite rimanenti e devo dire che, dopo la partita col Lecco, ho visto negli occhi di chi è venuto in sala stampa a commentare la vittoria numero 17 in campionato una luce speciale, una convinzione forte, una volontà di ferro, una lancia pronta a trafiggere chiunque si metta, sportivamente parlando, di traverso in questo rush finale. Nella saga di Rocky veniva chiamato “The eye of the tiger”, l’occhio della tigre. Avessi visto rassegnazione, avessi udito frasi fatte pronunciate senza convinzione o, peggio ancora, con lo sguardo basso, non sarei qui a dire che bisogna continuare a crederci. Invece ho visto intensità e una consapevolezza reale di potercela fare.
Non c’è retorica in queste mie parole, davvero. Sono consapevole che è molto probabile che alla fine sarà il SudTirol (e pure meritatamente se va avanti così) a salire direttamente in B ma francamente, visto che c’è ancora qualche pagina bianca da riempire con l’inchiostro delle prestazioni e dei gol, è il momento solo di ragionare su ogni partita come fosse una l’ultima. La riga e le somme si tireranno più avanti.
Da queste parti siamo abituati alle imprese impossibili. Ne abbiamo compiute più di una e forse è proprio la nostra storia che ci dà la forza di pensare che nulla è ancora perduto. L’avessimo pensato nel 2009 non saremmo andati in B ai playoff. L’avessimo pensato l’anno successivo non ci saremmo salvati ai playout a Trieste. L’avessimo pensato nel 1994, non saremmo finiti in serie A al termine di uno spareggio in cui il giorno prima tutti davano più in forma il Cesena, dopo essere rimasti giù dal treno nel 1991 e nel 1993. Vele spiegate dunque. Soffierà ancora forte il vento biancoscudato.
PADOVA NON SEI A -8, MA A -5…
Il SudTirol non molla un colpo. Anche domenica ha vinto, per l’ennesima volta 1-0, conquistando il suo diciannovesimo successo in campionato e allungando ulteriormente la sua imbattibilità che dura da inizio stagione. Rimane dunque di 8 punti il distacco dalla vetta del Padova che pur ha compiuto in quel di Seregno la sua rimonta numero 5 in campionato.
La domanda sorge spontanea: si può in questo momento imputare qualcosa al Padova? La risposta non può che essere no. E’ il SudTirol che sta facendo qualcosa di straordinario, di fuori dal comune. I biancoscudati hanno un punto in più, 55 contro il 54, rispetto alla stessa giornata dell’anno scorso ma con una partita in meno giocata. E onestamente stanno tenendo un cammino di tutto rispetto. Non perdono dallo scorso 25 ottobre, dalla sfida in casa della Feralpi Salò in cui sono stati condannati a portare a casa zero punti a causa di una rocambolesca autorete di schiena di Donnarumma su rinvio di Pelagatti. Sì, insomma, difficile dire che si potrebbe fare meglio, visto che si viene da 4 vittorie e un pareggio solo dall’inizio del 2022. E allora che si fa in questi casi? Altra domanda. Si va avanti per la propria strada. Si pensa solo a guardare in casa propria. E si deve cercare di rendersi la pillola meno amara possibile. Ad un certo punto a Seregno, col Padova avanti 2-1 e il SudTirol ancora sullo 0-0, l’illusione di poter rosicchiare 2 punti si è fatta largo nella mente e nel cuore di tutti coloro che amano il Biancoscudo ma la squadra altoatesina alla fine non si è smentita e ha portato a casa il successo contro la Pro Vercelli. Ma non è ancora arrivato il momento di abbattersi. Anzi. Bisogna, oltre a guardare solo in casa propria pensando a giocare sempre al meglio delle proprie possibilità, ragionare per piccoli passi. Per piccoli traguardi intermedi. Senza proiettarsi subito al sogno finale di raggiungere e superare il SudTirol in classifica, cosa che al momento sembra un muro insuperabile. Il primo ragionamento deve essere quello di pensare che in fin dei conti basterebbe recuperare intanto 5 punti alla prima in classifica e non 8. Arrivare a -3 alla penultima giornata, quella dello scontro diretto, permetterebbe agli uomini di Massimo Pavanel di giocarsi il tutto per tutto nella sfida del “Druso”. All’Euganeo all’andata è finita 0-0, vincere a Bolzano significherebbe aggancio e punteggio negli scontri diretti a favore. Utopia? Forse anche sì. Ma arrivati a questo punto, ragionare così è l’unica soluzione per non arrendersi con largo anticipo alla forza di un avversario diretto che sembra infallibile. La perfezione non è di questo mondo: prima o poi pure il SudTirol un punto debole dovrà pur evidenziarlo.
E’ FINITA? FORSE
E’ finita la corsa al primo posto del Padova nel girone A di serie C? Il SudTirol ha già vinto il campionato? Probabilmente sì. Ma non sicuramente sì. Abbiamo vissuto sulla nostra pelle l’anno scorso la rimonta delle ultime giornate del Perugia quando i biancoscudati sembravano ormai lanciati a +6 e invece si sono fatti raggiungere perdendo il treno diretto per la serie B solo a causa di due gol di differenza nello scontro diretto. E abbiamo assistito, nel 2017, al compiersi della rimonta della Cremonese di Attilio Tesser sull’Alessandria di Bepi Pillon: risalita iniziata a fine febbraio con la vittoria nello scontro diretto dei lombardi sui piemontesi e un +9 da colmare in poco più di due mesi.
La matematica, insomma, ancora non premia e non condanna nessuno e il Padova ha il dovere di continuare a fare del suo meglio nel suo percorso. Il pari di Fiorenzuola, se lo si guarda in senso assoluto, è senz’altro deludente perché il SudTirol è riuscito a vincere anche a Renate andando in gol al 92′. E perché, ancora una volta, come era successo a Sesto San Giovanni, a Mantova, a Gorgonzola e a Verona con la Virtus, il Biancoscudo non è riuscito ad andare oltre il pari in casa di una delle piccole del girone, la vera grande pecca evidenziata dai ragazzi di Pavanel fino a questo momento.
Ad un’analisi relativa, però, non si può non riconoscere la bontà del cammino fatto fino ad oggi da Ronaldo e compagni, con 52 punti in 25 partite. A Fiorenzuola è arrivato il 13 risultato utile consecutivo, è arrivato il primo pareggio dopo 4 vittorie di fila, un ruolino di marcia più che buono per una squadra che ambisce alla vetta. E’ il SudTirol che sta facendo cose fuori dall’ordinario, che non ha mai perso, che ha subìto solo 5 gol e probabilmente sta anche usufruendo di un bonus di buona sorte che aiuta tutto il resto a marciare velocemente in direzione della serie B.
Se gli altoatesini non molleranno di un centimetro, non ci resterà che far loro i complimenti e preparare, ancora una volta, i playoff, sperando che magari anche da queste parti la fortuna butti un occhio. Se invece prima o poi nel percorso liscio e senza ostacoli della capolista si insinuerà una buca in grado di rallentare la sua marcia trionfale, il Padova dovrà approfittarsene con tutto sè stesso e farsi trovare pronto. Alternative al momento non ce ne sono. Di mollare proprio non se ne parla e non se ne deve parlare.
PAVANEL, L’UOMO DELLA SVOLTA
Tre vittorie nelle prime tre partite del 2022. La prima a Trieste, epica, la seconda in casa contro la Pro Patria in rimonta, la terza a Crema nei concitatissimi minuti finali grazie al volo di Arlind Ajeti.
C’è tanto di Massimo Pavanel in questa (ri)partenza biancoscudata. Prima di riprendersi il successo contro il Renate il 21 dicembre, l’allenatore biancoscudato ha attraversato la bufera, con i suoi ragazzi che alternavano buone (ma mai ottime) prestazioni a giornate in cui scendevano in campo toppando l’approccio nel primo tempo e facendo fatica soprattutto con le “piccole” del girone. Dopo Trieste, inoltre, si è ritrovato a dover gestire, nel bel mezzo dei festeggiamenti ancora in corso per un successo tanto storico quanto importante per l’attuale classifica, un “imprevisto”, un “fulmine a ciel sereno” di non poco conto, ovvero l’esonero improvviso quanto inatteso del direttore sportivo Sean Sogliano. Inatteso non tanto perché non si fosse capito che tra Sogliano e la società si era incrinato ben più che qualcosa quanto per le modalità e i tempi.
Proprio per la capacità di rimanere saldamente alla guida del gruppo, gestendo l’onda anomala inattesa, Pavanel ha dimostrato di essere l’allenatore giusto al posto giusto. Con la squadra giusta nello spogliatoio giusto. E di saper far fare ai suoi ragazzi quel salto di mentalità, dopo la doppia delusione del finale della scorsa stagione, che va predicando da inizio anno. La vittoria di Trieste ha dimostrato che questo Padova ha imparato a non disunirsi quando ad inizio gara viene attaccato e rischia. Quella contro la Pro Patria che non c’è gol preso cui non possano seguirne due fatti, anche negli ultimi minuti, quella con la Pergolettese che quando si vuole fortemente un risultato non c’è muro alzato dall’avversario che regga, non c’è barricata che possa fermarti. Lo spunto, il colpo di classe, l’inserimento giusto prima o poi arrivano. E stavolta è stato Ajeti a tirarlo fuori dal cilindro volando a prendere di testa il pallone trasformandolo in oro. La sensazione è quella che questa squadra ce la possa fare davvero sempre, a patto che prosegua in questo cammino ormai delineato dalla sua guida tecnica. E chi se ne importa se il Sudtirol continua a non lasciare indietro nulla, a non inciampare, a non concedere neanche le briciole. Pazienza. Prima o poi crollerà. E se così non sarà al Padova basterà fare fino in fondo il suo dovere per non avere rimorsi e rimpianti e farsi trovare pronto nel caso in cui sul cammino degli altoatesini in futuro si presenti anche solo una piccola buca o un piccolo imprevisto.