IL BELLO DEL PADOVA, LA FORZA DEL PADOVA

Il bello del Padova è che, quando tutti lo danno per spacciato o quantomeno per non favorito, ti piazza la prestazione della vita e sovverte ogni pronostico.
La forza del Padova sta nel fatto che questa squadra non molla mai. Tante le rimonte che ha portato a termine in stagione regolare, ma quella che resterà nella memoria di tutti per i prossimi cinquant’anni sarà quella operata sul fortissimo Catanzaro nella semifinale di ritorno all’Euganeo. Firmata Curcio e Chiricò.
Il bello del Padova è che è forte. Individualmente. Ma anche collettivamente tutte le volte in cui decide che darsi una mano e sacrificarsi l’un per l’altro sono elementi fondamentali per portare a casa la vittoria.
La forza del Padova sta tutta in quel che hanno sofferto in questi due (ma in qualche caso anche tre) anni i giocatori della vecchia guardia. Ronaldo, Germano, Della Latta, Chiricò, Bifulco, Curcio, Gasbarro, Pelagatti, Jelenic. Dentro di loro cova una voglia di rivalsa che al momento giusto farà la differenza. Per loro la finale di Palermo è una sorta di ultima chiamata e so per certo che daranno l’anima per non piangere un’altra volta le lacrime di Alessandria. Non lo vogliono e non se lo meritano perché, aldilà delle sconfitte evitabili, delle prestazioni a volte non all’altezza, dei limiti caratteriali e di tutto il resto del bagaglio che fa parte di ogni essere umano, non solo del calciatore, hanno dato il massimo sempre per questa maglia.
Il bello del Padova è che ha fatto nuovamente innamorare di sé la città, la piazza, i tifosi, i bambini, le mamme, le nonne, i supporters storici che si erano un po’ distaccati. Questo è un patrimonio che resterà comunque vada a finire a Palermo, un patrimonio da cui ripartire con forza ed entusiasmo.
La forza del Padova sta nel risultato che porterà a casa dal Barbera. Qualunque esso sia, ci consegnerà un gruppo di cui potremo dire di essere orgogliosi.

E’ LA SQUADRA DI ODDO

Tra pochi giorni, il 24 maggio per la precisione, saranno 3 mesi esatti che Massimo Oddo ha assunto la guida tecnica del calcio Padova. Un periodo relativamente breve, se lo si confronta con l’intero campionato, ma abbastanza lungo se si guardano soprattutto gli ultimi 23 giorni. Quelli che hanno separato la fine della stagione regolare dall’inizio dei playoff. E’ come se i biancoscudati, facendo il ritiro di 8 giorni a Lens e condividendo tutti i momenti della giornata lavorativa (e non) anche dopo il ritorno in Italia, avessero ricominciato da capo la stagione con il nuovo allenatore.
In questo frangente ci siamo chiesti più volte quali sarebbero stati gli effetti del ritiro in Francia e dunque della decisione di staccare la spina e cambiare decisamente ambiente così come si fa d’estate per la preparazione precampionato e, dopo aver visto all’opera i giocatori nel debutto ai playoff contro la Juventus Under 23, la risposta all’interrogativo non può che essere positiva.
Per carità: ci sarebbe da lavorare altri tre mesi su ciò che ancora non va (tiriamo poco in porta rispetto alle volte in cui arriviamo pericolosamente lì davanti, costruiamo tanto e sbagliamo spesso la scelta negli ultimi metri, la lucidità non sempre ci è compagna fedele davanti alle porte avversarie) ma finalmente possiamo dire che il Padova è diventato la squadra di Oddo. Fino a un mese fa quando gli si chiedeva quanto sentisse sua questa creatura, il tecnico rispondeva chiedendo e prendendo tempo, diceva che per certi aspetti lo era ma per altri ancora no. Ora si può invece cominciare a dire che la squadra gli somiglia e lo corrisponde perché, in mezzo ai difetti che ancora si ritrova a dover limare e combattere, ha acquisito una maturità e una consapevolezza che prima non aveva. Maturità e consapevolezza figlie del lavoro tecnico e psicologico di Oddo. Maturità e consapevolezza che ad Alessandria hanno spazzato via i brutti ricordi di un anno fa, hanno trasformato la voglia di vincere in benzina sulle gambe e hanno permesso ai biancoscudati di far fronte alla freschezza e spregiudicatezza della Juventus Under 23 mettendo in campo i propri pregi, le proprie “armi”, come le chiama lo stesso Oddo. Per poi colpire al momento giusto.
Il percorso negli spareggi promozione è appena cominciato e la strada è ancora lunga per arrivare in fondo. Ma erano queste le uniche premesse di cui c’era veramente bisogno per affrontarlo e società, direttore sportivo e nuovo allenatore sono stati bravissimi a mettere la squadra nella condizione di crearsele, trasformando 23 giorni di sosta forzata in un nuovo entusiasmante inizio.

STAVOLTA SAREMO PREMIATI

Alla fine l’impresa è stata solo sfiorata. Accarezzata. Sognata.
A ragionare solo con la testa c’era da aspettarsi che questo SudTirol, capace di chiudere il campionato a 90 punti, non avrebbe mollato e a Trieste si sarebbe imposto per andare a prendersi quella promozione diretta costruita nell’arco di un campionato dai toni stratosferici. Ma nell’ultima settimana della stagione regolare è stato comunque giusto per i biancoscudati credere fino in fondo nella possibilità di sovvertire un verdetto che era già scritto. E’ stato giusto perché alimentando la volontà di portare a termine la rimonta, la squadra ha dato continuità alla sua crescita, tecnica, tattica e mentale, e ha alzato il livello della sua autostima, approdando ai playoff nella migliore condizione psicofisica.
La sconfitta contro la Virtus Verona verrà velocemente archiviata. Non è il Padova visto all’opera all’Euganeo nell’ultima giornata di campionato, con un orecchio teso al risultato del Rocco tra Triestina e SudTirol, la squadra che Massimo Oddo ha plasmato nelle 10 giornate in cui l’ha presa per mano. Il vero Padova è tutt’altra cosa e l’ha dimostrato tenendo vivo il campionato fino all’ultimo.
Ora si tratta solo di ricaricare le batterie in vista degli spareggi per farsi trovare con lo stato d’animo e la preparazione adatti al mini torneo in cui si deciderà chi sarà la quarta promossa dopo le tre capoliste dei gironi. Per prepararsi al meglio i biancoscudati andranno in ritiro a Lens, nel quartier generale della squadra di Ligue1 di cui è presidente proprio il patron del Padova Joseph Oughourlian. I giocatori avranno così la possibilità, dopo i tre giorni di riposo concessi dalla società, di staccare per qualche giorno la spina e di cambiare aria e ambiente per tornare in campo con rinnovato spirito combattivo.
La partenza è fissata per giovedì 28 aprile. Il ritiro terminerà poi venerdì 6 maggio e il 17 maggio inizierà il secondo tempo del campionato. Quegli spareggi che l’anno scorso non hanno sorriso al Padova per un unico rigore sbagliato e che proprio per questo stavolta la squadra affronta con la ferma convinzione che l’epilogo sarà decisamente diverso.

CI CREDO PERCHE’…

Ci credo.
Ci credo perché ho visto al “Druso” di Bolzano un Muro Biancoscudato come non ne vedevo da anni, che ci ha regalato la piacevole sensazione di giocare in casa.
Ci credo perché davanti a quel Muro di tifosi che ci credevano e continuano a crederci ho sentito il mio cuore di vecchia tifosa del Padova battere all’unisono con il loro ed è stato bellissimo.
Ci credo perché domenica all’Euganeo contro la Virtus Verona vedrò un Euganeo talmente bello e traboccante di tifo ed entusiasmo da sembrare uno stadio vero (e sappiamo bene quanto di rado succede!).
Ci credo perché qui a Padova più le cose si fanno difficili, complicate e impossibili più noi le rendiamo possibili, praticabili e realizzabili.
Ci credo perché a fine gara la fotografa del Padova, tifosa vera, è venuta a cercarmi e mi ha abbracciato dicendo: “Marty, guarda che ce la facciamo!”.
Ci credo perché qualche tifoso del SudTirol a fine gara ha urlato al nostro allenatore: “Oddo, è finita”. E questo mi ha fatto pensare con ancora più forza che invece no, non è finita per niente!
Ci credo perché ho visto il sorriso di Nahuel Valentini e mi ha convinto.
Ci credo perché ho visto la rabbia di Dezi e uno che è arrivato a gennaio dalla serie A non può finire la stagione qui senza aver raggiunto almeno la serie B.
Ci credo perché Ceravolo si riprenderà con gli interessi il rigore sbagliato e quella palla deviata sulla traversa da Poluzzi a Bolzano.
Ci credo perché vedrò ancora Chiricò e Ronaldo discutere davanti alla palla quando è ora di tirare una punizione e so che chi andrà a calciarla stavolta farà gol (e l’altro sarà il primo ad andare ad abbracciarlo).
Ci credo perché nel giorno di Pasquetta, immersa nella natura insieme alla mia famiglia, ho incontrato un tifoso del Vicenza (di Rovolon), che mi ha detto che suo papà non si perde una trasmissione sportiva di Telenuovo. “Ce la farete e ve lo meritate”, mi ha detto e io, anche se indossava un berretto del Lane, ho sentito che era sincero.
Ci credo perché contro la Giana all’Euganeo sono venuti a conoscermi Delfino e Gianni, due fratelli di 90 e 82 anni. Non venivano allo stadio da anni. Se si sono decisi ora vuol dire che è il momento giusto!
Ci credo perché è impossibile non crederci. E mai come oggi l’adagio “va’ dove ti porta il cuore” fa parte della Padova che ama la sua squadra di calcio.

SETTIMANA DI PASSIONE… IN PIENO STILE BIANCOSCUDATO

Il Padova che vince di sofferenza contro la Giana Erminio sbagliando un calcio di rigore con Ceravolo ma riuscendo a segnare con Chiricò il secondo penalty concesso dal direttore di gara. Il SudTirol che va a fare il corsaro in casa del Fiorenzuola imponendosi con un ampio 4-0 e rialzandosi così dopo la sconfitta di Salò e il pari interno col Lecco e dopo aver visto i biancoscudati sollevare la Coppa Italia al Druso al termine della finalissima vinta col gol di Jelenic. Ecco gli ingredienti di questo pazzo finale di stagione nel girone A. Ecco i carichi calati da Padova e SudTirol per rendere lo scontro diretto di sabato 16 aprile a Bolzano la sfida delle sfide. Quella che se sarà vinta dagli uomini di Javorcic consegnerà loro le chiavi per aprire la porta della promozione in serie B, ma che se invece verrà portata a casa dai padovani terrà ancora aperto il destino della stagione regolare rimandando di un’altra settimana il verdetto per il salto diretto tra i cadetti con il Padova che dovrà vedersela con la Virtus Verona e gli altoatesini impegnati al Nereo Rocco in un non semplice scontro finale con la Triestina.
Sarà questa la settimana cruciale, di autentica passione biancoscudata. Il Padova dovrà essere bravo a gestire elevati livelli di sofferenza, così come ha fatto contro la Giana Erminio all’Euganeo, riuscendo a risollevarsi dopo aver sbagliato un rigore con Ceravolo. La rabbia di tutta la squadra dovrà essere quella che si è vista negli occhi di Chiricò quando si è presentato per la seconda volta a tu per tu col portiere Zanellati, dopo aver messo il pallone sul dischetto. Si è capito subito che quella palla sarebbe entrata, che mai e poi mai Mino quell’occasione se la sarebbe fatta sfuggire. Che in quella palla c’era tutta la voglia del Padova di restare in corsa, di non arrendersi proprio ora che il destino è tornato nelle sue mani. 
Certo il SudTirol gioca in casa sabato e non vorrà certo perdere per la seconda volta di fila al cospetto del Padova dopo avergli visto alzare al cielo la Coppa Italia. E’ squadra tosta, dura, organizzata, rocciosa quella di mister Ivan. Ma da queste parti siamo allenati ai traguardi difficili, agli arrivi al fotofinish, a non mollare veramente mai. Anche quando tutto sembra perduto e le possibilità di successo sono più numerose per l’avversario.  
Tanto più che al Druso sugli spalti la squadra di Oddo sarà sostenuta da tantissimi tifosi che hanno già bruciato gran parte dei biglietti a disposizione per non perdersi quest’ennesimo tentativo di riscrivere la storia. Sarà bellissimo poter regalare loro ancora una volta un sogno. Indipendentemente da come sarà poi il risveglio. 

CON QUESTA CARICA ANCHE NEL RUSH FINALE DEL CAMPIONATO!

La Coppa Italia di serie C torna a Padova dopo 42 anni. E non è solo il trofeo in sé, conquistato per la prima volta nell’ormai lontano 1980, a riaccendere la passione biancoscudata nella città del Santo. E’ il percorso attraverso il quale la squadra l’ha riportato a casa che ha il sapore particolare del rilancio, della rivincita, della nuova vita per la squadra che ha saputo, passando ancora una volta per il tunnel della sofferenza, tornare a farsi apprezzare dalla sua piazza, dalla sua gente. A renderla orgogliosa. A Padova, si sa, ci si lascia prendere dalla depressione più profonda quando le cose non vanno bene e così è successo un mese e mezzo fa, quando questo gruppo che ora può alzare al cielo un trofeo meritato, strappato con sudore e sacrificio, si è ritrovato a meno 10 in classifica da quel SudTirol che nella finalissima di Coppa Italia ha battuto per la prima volta in casa sua dopo avergli rosicchiato ben 8 lunghezze in campionato. Combinazioni di un destino “pallonaro” che da queste parti ci mette sempre lo zampino quando è ora di alzare l’asticella delle emozioni e delle complicazioni. Non è mai facile arrivare al traguardo con le braccia alzate da queste parti ed è per quello che quando ci si riesce la gioia ti riempie il cuore fino all’orlo, perché sai quanto ci hai creduto, quanto sei rimasto scottato in passato ma quanto questa squadra sia in grado di tornare a stupirti.
La passione per il Biancoscudo non si spegne mai. A volte è nascosta come la brace da un fitto strato di cenere e di delusione, ma basta un colpo di vento, bastano un risultato positivo e una prestazione maiuscola, per risvegliare una fiammata ardente. Per rivedere una squadra che corre con una Coppa in mano sotto la curva gremita di tifosi alla ricerca di applausi, con sorrisi e lacrime, con gioia e consapevolezza. Per rivedere un pubblico col petto gonfio per la soddisfazione, finalmente di nuovo con la voglia di gridare al mondo: siamo tifosi del Padova e ne siamo felicissimi.
Ora questo entusiasmo riaffiorato deve essere incanalato in un’unica direzione: le ultime tre partite del campionato. C’è un altro obiettivo da raggiungere, ancora più importante: la promozione diretta in serie B. Che passerà nuovamente per uno scontro fratricida col SudTirol, ancora una volta allo stadio Druso. Alla penultima giornata. E’ il momento di continuare a correre, con i piedi piantati per terra da radici solide ma con ali pronte ad aprirsi per volare verso vette ancor più alte. Solo il 24 aprile sapremo cosa troveremo alla fine della corsa. Per ora è però meraviglioso provare queste intense sensazioni mentre corriamo.

LA SETTIMA MERAVIGLIA E IL DESTINO NELLE NOSTRE MAI

Ci siamo. Ci siamo arrivati. Ce l’abbiamo fatta. Ad invertire l’inerzia di quest’ultima parte del campionato. A prendere in mano il nostro destino senza più dover aspettare che siano gli altri a lasciare punti per strada. I marziani son tornati ad essere umani e gli umani stanno diventando “spaziali”, incredibile a dirsi, visto che fino a sette giornate fa la capolista aveva 10 punti di vantaggio, ma è andata proprio così.
Dopo quello che è successo l’anno scorso, con la B sfumata all’ultimo respiro sia in campionato che ai playoff, tanti qui continuano a predicare prudenza. Giusto, non abbiamo fatto ancora niente, ci sono ancora tre giornate da vivere e due lunghezze da recuperare, ma diciamoci la verità: quanto bello è poterle vivere così intensamente, col cuore in gola e la passione biancoscudata ai massimi storici. Quanto bello è tornare a respirare a pieni polmoni la sensazione che essere tifosi del Padova è un’emozione unica. Quanto bello è tornare a provare la consapevolezza di avere una squadra forte, un gruppo di ragazzi capaci di non arrendersi nemmeno quando tutto il resto del mondo già li dava per spacciati e condannati a disputare di nuovo i playoff. Potrebbe anche essere che alla fine gli spareggi ci tocchino nuovamente, ma stavolta ci si arriverà comunque più preparati, fisicamente e mentalmente, consci che si è fatto più del possibile per evitarli, con una rimonta pazzesca, con i giochi tenuti aperti fino all’ultimo.
In ogni caso arriviamo a questi ultimi tre appuntamenti del campionato con una carica pazzesca. Una carica che sarà l’arma migliore a disposizione per provare ad arrivare in fondo davanti al SudTirol che si ritrova invece nella stessa condizione in cui erano i biancoscudati l’anno scorso, quando hanno subito la rimonta del Perugia nelle ultimissime settimane. Una carica che è esplosa e si è vista tutta nell’esultanza come sempre traboccante di Mino Chiricò, the man of the match al Piola con il suo decimo sigillo in campionato, nella corsa festante dei giocatori verso i tifosi in curva, nelle braccia alzate di Massimo Oddo al fischio finale di Pro Vercelli-Padova, con quell’”andiamo” urlato a piena voce e quel pugno che sa di rivincita, anche personale. Sì, mister, ci sono le tue sette vittorie consecutive in questo percorso finora straordinario, sette meraviglie conquistate con fatica e sofferenza e mai in carrozza da questi ragazzi cui sei riuscito a trasmettere in poco tempo personalità, fiducia e sicurezza. L’impresa è a portata di mano, ancora 3 prove e potresti davvero vedere la Padova del pallone come adesso non te la puoi nemmeno immaginare.

“SI PUO’ FAREEEE”

Toc toc, siamo il calcio Padova. Possiamo entrare? Certo che sì, la porta non è più chiusa a chiave. I biancoscudati, grazie al prepotente 3-1 sul Piacenza, imboccano a tutta velocità l’autostrada della rincorsa, buttandosi lanciatissimi nella corsia di sorpasso, approfittando del SudTirol costretto a fermarsi nella piazzola di sosta a causa della sconfitta in casa della FeralpiSalò maturata al 90’ con un rigore procurato e trasformato da Miracoli.
Tutto si è incastrato perfettamente in questa mirabolante 34esima giornata: il Padova che va in vantaggio con Ronaldo, gli altoatesini che vanno sotto a Salò, il Padova che raddoppia con Chiricò, il fischio finale dello stadio Turina che sancisce la seconda battuta d’arresto degli uomini di Javorcic dall’inizio della stagione e la classifica che ora dice Padova a meno 4 e non più a meno 7 dalla vetta. Una giornata da ricordare, un entusiasmo e una passione da coltivare per continuare a credere in una risalita che pareva impossibile, visto che il SudTirol con il suo ampio margine di vantaggio non perdeva mai, e che invece ora è tornata possibile, realizzabile.
Il calcio è bello perché è imprevedibile, un po’ come la scatola di cioccolatini di “Forrest Gump”, non sai mai quello che ti capita. E ora gli uomini di Massimo Oddo, alla sesta vittoria in 6 partite da allenatore biancoscudato, bravissimi fino a qui a non mollare anche quando tutto questo sforzo sembrava non portasse a nulla, hanno il dovere di continuare a crederci. Sono stati loro a tenere vivo il sogno, vincendo a volte tra mille difficoltà, rimontando contro AlbinoLeffe e Juventus Under 23, non abbassando mai lo sguardo di fronte alla cavalcata dei primi della classe, risvegliando il tifo intorno a loro. Ora che la pressione inizia a soffiare più forte sul collo del SudTirol devono aprire ancora di più le loro ali e volare alto, puntando a vincere tutti gli ultimi 4 incontri. Il Padova dovrà vedersela sabato 2 aprile alle 15 con la Pro Vercelli nella trasferta in più insidiosa di questo rush finale, il SudTirol sempre sabato ma dalle 14.30 tornerà al Druso per affrontare il Lecco che, fatalità, è l’altra squadra insieme alla stessa Feralpi che ha battuto Ronaldo e compagni in questo campionato. Si comincia da qui. Da questo doppio appuntamento che già sabato sera potrà dirci se possiamo continuare a dare da mangiare la nostra folle idea di riuscire ad andare in B diretti o se dobbiamo iniziare a preparare anche quest’anno l’appendice dei playoff. 
P.S.: titolo del blog liberamente tratto dal film “Frankenstein Junior” 🙂

ODDO E IL BEL GIOCO (CHE ARRIVERA’)

Cinque vittorie in altrettante giornate sulla panchina del Padova, secondo posto matematicamente conquistato a 5 giornate dal termine della stagione regolare, settimo successo in rimonta dall’inizio del campionato. Ha portato a casa finora tutto il bottino a sua disposizione Massimo Oddo da quando ha preso in mano le redini della squadra subentrando a Pavanel nella rincorsa al SudTirol delle meraviglie. Un SudTirol che non frena minimamente e che anzi continua a battere record su record a suon di vittorie, l’ultima contro il Seregno, sempre per 1-0, mantenendo invariato il distacco di 7 punti su chi sogna di raggiungerlo e superarlo, ma che ha sempre sul collo il fiato di Ronaldo e compagni dei quali non si è ancora definitivamente liberato.
Ad Alessandria contro la Juventus Under 23 è arrivato il successo più importante. E non è una frase retorica, anzi. Come ha giustamente sottolineato Oddo a fine gara non portare a casa i tre punti avrebbe significato chiudere in anticipo quella rincorsa in cui ancora Padova crede.
Vincere in rimonta con il gol strepitoso di Jelenic e il colpo di testa di Della Latta a sancire finalmente il superamento del trauma provato la scorsa estate con la sconfitta in quel campo nella finale playoff è stato fondamentale anche perché il Padova ha dimostrato caratterialmente di esserci, di stare sempre sul pezzo, nonostante tutte le difficoltà, anche di infermeria oltre che tattiche, che sta attraversando. Per il bel gioco non è ancora tempo, mister Oddo dice che arriverà, nelle prossime 5 giornate o ai playoff se ci sarà bisogno di disputarli per provare ad assicurarsi un posto in B dalla porta di servizio. Bisogna ragionare ancora per gradi e per obiettivi raggiungibili. Il divario di 7 punti dagli altoatesini è ancora colmabile, il Padova deve dunque concentrarsi su questo, anche a rischio di giocare partite a tratti sofferenti, difficili, dure da sbloccare. Conta solo andare avanti, in qualunque modo, il fine davvero in questo caso giustifica i mezzi.

ODDO E LA SOFFERENZA (CHE NON SE NE VA)

Cos’è cambiato in casa Padova con l’arrivo di Massimo Oddo in panchina? Guardando le modalità con cui sono state portate a casa le tre vittorie della gestione del nuovo allenatore vien da rispondere “nulla”.
Nulla perché non è che il precedente allenatore (Massimo Pavanel) fosse uno che veniva da una serie negativa, anzi. Le partite le vinceva (o le pareggiava) anche lui, non incassava una sconfitta dal 25 ottobre scorso a Salò (ed era stata la seconda in tutto il campionato, non la nona o la decima) e stava facendo tenere ai biancoscudati un ruolino di marcia assolutamente positivo. A Pavanel però non è stato perdonato il fatto che il suo Padova soffriva troppo, anche quando vinceva, e proprio per superare questa “criticità” il nuovo direttore sportivo Massimiliano Mirabelli ha deciso di prendersi la grande responsabilità di cambiare guida tecnica, affidando il gruppo nelle mani di Oddo appunto a fine febbraio, con il SudTirol in vetta a +10 (e ora a +7).
Questo cambio improvviso e per molti azzardato ha giovato al Padova? Guardando il modo in cui sono maturati i successi contro la Pro Sesto (sul 2-0 i biancoscudati si sono colpevolmente rilassati permettendo agli avversari non solo di fare il 2-1 ma anche di sfiorare il pari nel finale), contro la Feralpi (con troppi gol mangiati e il risultato in bilico fino alla fine) e con l’AlbinoLeffe (vittoria di rimonta al 93′ dopo l’iniziale svantaggio e, in generale, un primo tempo da lupi) vien da rispondere ancora una volta “no”. O quantomeno “non per il momento”.
C’è però da dire che il SudTirol non molla un punto e dunque, a mano a mano che passano le giornate, si assottiglia la possibilità di poter puntare alla vetta. Con la più che probabile necessità di preparare i playoff, Oddo avrà dunque più tempo davanti per poter lasciare la sua impronta e per togliere ai giocatori la palma della sofferenza dalla quale fanno così fatica a distaccarsi.
Qualcosa si inizia a intravedere: Kirwan ha raggiunto il top della forma e ha ribadito che essere allenato da uno che in carriera ha ricoperto il suo stesso ruolo lo sta aiutando tantissimo. Settembrini ora si sente protagonista e lì nel mezzo sta dando molta intensità, Della Latta è rinato, Bifulco è tornato quello del primissimo periodo in biancoscudato. Dall’altro lato però si sono improvvisamente moltiplicati gli infortuni (ha aperto la serie Busellato con uno strappo muscolare, seguito da Curcio, Gasbarro, Pelagatti, Saber e infine pure Dezi) e qualche giocatore che nella prima parte della stagione viaggiava a gonfie vele (vedi Ceravolo che dopo aver realizzato il centesimo e pure il 101 gol in carriera si è bloccato e il capitano Ronaldo che alterna giocate eccezionali a leggerezze che non sono da lui) stanno vivendo una flessione di rendimento.
Ragionare sul lungo periodo appare dunque l’unica via in questo momento per dare un nuovo senso al cammino biancoscudato, per rimettere tutti sullo stesso livello e per dare ragione (o torto) alla svolta voluta dalla società in un momento della stagione in cui nessuno se l’aspettava.