ODDO E LA (NON) RIVOLUZIONE…

Cambiamenti tattici pochi, giusto giusto i due esterni un po’ più stretti e Cissè schierato come punta centrale anziché come esterno sinistro nel momento del suo ingresso in campo. Non ha adottato grandi stravolgimenti Massimo Oddo in questi primissimi giorni da allenatore del Padova. Inserire troppe novità poteva significare fare danni sia dal punto di vista del gioco sia sotto il profilo mentale vista la settimana decisamente anomala vissuta dalla squadra passata dall’allenamento del lunedì con Pavanel all’arrivo di Massimo Oddo giovedì, con l’intermezzo della partita col Legnago vissuta con Raffaele Longo e Luca Rossettini. Il tasto su cui il nuovo allenatore del Padova ha premuto è stato uno solo, ribadito sia prima che dopo la sfida vinta contro la Pro Sesto: la mentalità. Era quella l’unica via da percorrere avendo a disposizione così pochi giorni prima del debutto in campionato. La forza di Oddo rispetto a Pavanel poteva essere solo quella della mentalità da ex giocatore di serie A che ha vinto una Coppa del Mondo e una Champions League, dell’autorevolezza di una carriera passata nell’olimpo del calcio. L’unico modo che aveva per dare una svolta a una squadra che comunque anche prima stava facendo bene agli ordini del precedente allenatore era quello di mettere sul lavoro quello che lui è rispetto a quello che Pavanel non era. Lui, sotto contratto col Pescara fino a fine stagione, ha fatto una scelta coraggiosa a rinunciare a quell’ingaggio per sposare la causa di una squadra di serie C che non è nemmeno prima in classifica e proprio questo coraggio ha cercato di trasmettere ai suoi nuovi giocatori fin dalla prima seduta alla Guizza. Il Padova nel primo tempo contro la Pro Sesto ha fatto suo questo insegnamento disputando una gara quasi perfetta, nel gioco e nell’intensità. Nel secondo tempo però si sono materializzati i vecchi fantasmi e quella sofferenza che ha accompagnato in diverse partite questo gruppo anche quando c’è stata la vittoria. Oddo se n’è accorto subito, da un particolare che può essere sfuggito ai più ma non a lui che di vita nel calcio ne ha vissuta parecchia: la postura in campo troppo sicura di alcuni giocatori in campo. E’ intervenuto con i cambi e dando continue indicazioni dalla panchina e alla fine l’ha portata a casa, rendendosi conto però una volta di più di dove questa squadra ha fragilità che devono essere rinforzate.
La prima di Oddo sulla panchina del Padova è peraltro coincisa con la prima caduta dell’impero altoatesino in quel di Piacenza, col SudTirol ora primo a +7 non più a +10. Una semplice coincidenza? Il segnale che aspettavamo e che ci dice che non tutto è ancora perduto? La fortuna del debuttante? Qualunque cosa sia comunque una svolta c’è stata, sia in casa Padova che nell’intero girone A. Ne vedremo delle belle, d’ora in avanti. Da queste parti alle rimonte impossibili siamo abituati.

DOPPIO MATCH CRUCIALE

Sì, è vero, anche la partita del “Briamasco” era cruciale. A maggior ragione dopo che, al 90′, abbiamo scoperto che il SudTirol non era riuscito ad andare oltre lo 0-0 in casa contro la Pro Patria. L’occasione era davvero ghiotta per i biancoscudati per rosicchiare agli altoatesini 2 degli 8 punti di ritardo sulla vetta ma il campo ha decretato un pareggio anche per gli uomini di Pavanel, tanto forti e determinati nel ribaltare il risultato di iniziale svantaggio nel primo tempo quanto appannati, nella ripresa, quando era ora di rimettere avanti il muso dopo la rete del 2-2 di Pattarello. A giocare un brutto scherzo al Padova la stanchezza, sia fisica (viste le ultime tre partite ravvicinate) sia mentale. Sì perché non è facile dover giocare senza mai concedersi mezzo passaggio a vuoto, senza mai potersi permettere un pareggio, senza poter sbagliare nulla. Non è semplice reggere sempre al massimo dal punto di vista psicologico una situazione in cui guardi i risultati che hai portato a casa dal 21 dicembre ad oggi (ovvero dall’inizio del girone di ritorno) e ti accorgi che non sono bastati 6 successi e 2 pareggi a farti fare il balzo in avanti che speravi, nonostante tu abbia tenuto un ruolino di marcia da prima della classe, perché, appunto, come diciamo da settimane, c’è chi viene da un altro pianeta e produce risultati migliori dei tuoi.
Il Padova però deve continuare a tenere duro, a guardare in casa propria. Non ha alternative. Anche se le partite ancora da giocare sono sempre meno e non si è finora assottigliato il margine da ridurre dal primo posto. In questo senso saranno davvero cruciali le prossime due partite. Quella col Legnago in casa di mercoledì e quella, sempre in casa, di domenica contro la Pro Sesto. In queste due gare Ronaldo e compagni saranno chiamati ancora una volta ad uno sforzo superiore, l’ennesimo, per incamerare bottino pieno. Sperando che il vivace e mai arrendevole Trento visto al Briamasco domenica possa mettere in campo proprio nel sentitissimo derby contro il SudTirol di mercoledì la stessa voglia di vincere che ha messo contro il Padova. E che domenica poi il Piacenza metta in atto un altro sgambetto alla squadra di Javorcic. Si tratta di due gare spartiacque decisive, al termine delle quali sicuramente si potrà capire se le speranze biancoscudate potranno portare con sè anche qualche certezza. Se così non sarà, gli scenari futuri dovranno per forza cambiare. Ma intanto giusto crederci, ancora una volta, anzi, ancora due volte.

THE EYE OF THE TIGER

Avanti. Avanti ancora. Avanti tutta.
Non è tempo di gettare l’ancora e fermarsi, anzi. E’ il momento di aggiungere benzina nel serbatoio e continuare a tenere alti i giri del motore.
Il SudTirol prosegue senza inciampi nel suo cammino stratosferico, ma anche il Padova sta disputando una stagione di altissimo livello. La differenza in questo momento la sta facendo il fatto che la squadra altoatesina è marziana, mentre i biancoscudati restano, seppur bravissimi per il ruolino di marcia soprattutto in questo primo scorcio di 2022, esseri umani.
Ci vorrà un’impresa, un mezzo miracolo, anche gli uomini di Pavanel dovranno dimostrare di venire da un altro pianeta, ma non è ancora il momento di pensare che la rincorsa alla vetta sia vana. 8 punti di divario sono tanti ma non troppi da colmare nelle dodici partite rimanenti e devo dire che, dopo la partita col Lecco, ho visto negli occhi di chi è venuto in sala stampa a commentare la vittoria numero 17 in campionato una luce speciale, una convinzione forte, una volontà di ferro, una lancia pronta a trafiggere chiunque si metta, sportivamente parlando, di traverso in questo rush finale. Nella saga di Rocky veniva chiamato “The eye of the tiger”, l’occhio della tigre. Avessi visto rassegnazione, avessi udito frasi fatte pronunciate senza convinzione o, peggio ancora, con lo sguardo basso, non sarei qui a dire che bisogna continuare a crederci. Invece ho visto intensità e una consapevolezza reale di potercela fare.
Non c’è retorica in queste mie parole, davvero. Sono consapevole che è molto probabile che alla fine sarà il SudTirol (e pure meritatamente se va avanti così) a salire direttamente in B ma francamente, visto che c’è ancora qualche pagina bianca da riempire con l’inchiostro delle prestazioni e dei gol, è il momento solo di ragionare su ogni partita come fosse una l’ultima. La riga e le somme si tireranno più avanti.
Da queste parti siamo abituati alle imprese impossibili. Ne abbiamo compiute più di una e forse è proprio la nostra storia che ci dà la forza di pensare che nulla è ancora perduto. L’avessimo pensato nel 2009 non saremmo andati in B ai playoff. L’avessimo pensato l’anno successivo non ci saremmo salvati ai playout a Trieste. L’avessimo pensato nel 1994, non saremmo finiti in serie A al termine di uno spareggio in cui il giorno prima tutti davano più in forma il Cesena, dopo essere rimasti giù dal treno nel 1991 e nel 1993. Vele spiegate dunque. Soffierà ancora forte il vento biancoscudato.

PADOVA NON SEI A -8, MA A -5…

Il SudTirol non molla un colpo. Anche domenica ha vinto, per l’ennesima volta 1-0, conquistando il suo diciannovesimo successo in campionato e allungando ulteriormente la sua imbattibilità che dura da inizio stagione. Rimane dunque di 8 punti il distacco dalla vetta del Padova che pur ha compiuto in quel di Seregno la sua rimonta numero 5 in campionato.
La domanda sorge spontanea: si può in questo momento imputare qualcosa al Padova? La risposta non può che essere no. E’ il SudTirol che sta facendo qualcosa di straordinario, di fuori dal comune. I biancoscudati hanno un punto in più, 55 contro il 54, rispetto alla stessa giornata dell’anno scorso ma con una partita in meno giocata. E onestamente stanno tenendo un cammino di tutto rispetto. Non perdono dallo scorso 25 ottobre, dalla sfida in casa della Feralpi Salò in cui sono stati condannati a portare a casa zero punti a causa di una rocambolesca autorete di schiena di Donnarumma su rinvio di Pelagatti. Sì, insomma, difficile dire che si potrebbe fare meglio, visto che si viene da 4 vittorie e un pareggio solo dall’inizio del 2022. E allora che si fa in questi casi? Altra domanda. Si va avanti per la propria strada. Si pensa solo a guardare in casa propria. E si deve cercare di rendersi la pillola meno amara possibile. Ad un certo punto a Seregno, col Padova avanti 2-1 e il SudTirol ancora sullo 0-0, l’illusione di poter rosicchiare 2 punti si è fatta largo nella mente e nel cuore di tutti coloro che amano il Biancoscudo ma la squadra altoatesina alla fine non si è smentita e ha portato a casa il successo contro la Pro Vercelli. Ma non è ancora arrivato il momento di abbattersi. Anzi. Bisogna, oltre a guardare solo in casa propria pensando a giocare sempre al meglio delle proprie possibilità, ragionare per piccoli passi. Per piccoli traguardi intermedi. Senza proiettarsi subito al sogno finale di raggiungere e superare il SudTirol in classifica, cosa che al momento sembra un muro insuperabile. Il primo ragionamento deve essere quello di pensare che in fin dei conti basterebbe recuperare intanto 5 punti alla prima in classifica e non 8. Arrivare a -3 alla penultima giornata, quella dello scontro diretto, permetterebbe agli uomini di Massimo Pavanel di giocarsi il tutto per tutto nella sfida del “Druso”. All’Euganeo all’andata è finita 0-0, vincere a Bolzano significherebbe aggancio e punteggio negli scontri diretti a favore. Utopia? Forse anche sì. Ma arrivati a questo punto, ragionare così è l’unica soluzione per non arrendersi con largo anticipo alla forza di un avversario diretto che sembra infallibile. La perfezione non è di questo mondo: prima o poi pure il SudTirol un punto debole dovrà pur evidenziarlo.

E’ FINITA? FORSE

E’ finita la corsa al primo posto del Padova nel girone A di serie C? Il SudTirol ha già vinto il campionato? Probabilmente sì. Ma non sicuramente sì. Abbiamo vissuto sulla nostra pelle l’anno scorso la rimonta delle ultime giornate del Perugia quando i biancoscudati sembravano ormai lanciati a +6 e invece si sono fatti raggiungere perdendo il treno diretto per la serie B solo a causa di due gol di differenza nello scontro diretto. E abbiamo assistito, nel 2017, al compiersi della rimonta della Cremonese di Attilio Tesser sull’Alessandria di Bepi Pillon: risalita iniziata a fine febbraio con la vittoria nello scontro diretto dei lombardi sui piemontesi e un +9 da colmare in poco più di due mesi.
La matematica, insomma, ancora non premia e non condanna nessuno e il Padova ha il dovere di continuare a fare del suo meglio nel suo percorso. Il pari di Fiorenzuola, se lo si guarda in senso assoluto, è senz’altro deludente perché il SudTirol è riuscito a vincere anche a Renate andando in gol al 92′. E perché, ancora una volta, come era successo a Sesto San Giovanni, a Mantova, a Gorgonzola e a Verona con la Virtus, il Biancoscudo non è riuscito ad andare oltre il pari in casa di una delle piccole del girone, la vera grande pecca evidenziata dai ragazzi di Pavanel fino a questo momento.
Ad un’analisi relativa, però, non si può non riconoscere la bontà del cammino fatto fino ad oggi da Ronaldo e compagni, con 52 punti in 25 partite. A Fiorenzuola è arrivato il 13 risultato utile consecutivo, è arrivato il primo pareggio dopo 4 vittorie di fila, un ruolino di marcia più che buono per una squadra che ambisce alla vetta. E’ il SudTirol che sta facendo cose fuori dall’ordinario, che non ha mai perso, che ha subìto solo 5 gol e probabilmente sta anche usufruendo di un bonus di buona sorte che aiuta tutto il resto a marciare velocemente in direzione della serie B.
Se gli altoatesini non molleranno di un centimetro, non ci resterà che far loro i complimenti e preparare, ancora una volta, i playoff, sperando che magari anche da queste parti la fortuna butti un occhio. Se invece prima o poi nel percorso liscio e senza ostacoli della capolista si insinuerà una buca in grado di rallentare la sua marcia trionfale, il Padova dovrà approfittarsene con tutto sè stesso e farsi trovare pronto. Alternative al momento non ce ne sono. Di mollare proprio non se ne parla e non se ne deve parlare.

PAVANEL, L’UOMO DELLA SVOLTA

Tre vittorie nelle prime tre partite del 2022. La prima a Trieste, epica, la seconda in casa contro la Pro Patria in rimonta, la terza a Crema nei concitatissimi minuti finali grazie al volo di Arlind Ajeti.
C’è tanto di Massimo Pavanel in questa (ri)partenza biancoscudata. Prima di riprendersi il successo contro il Renate il 21 dicembre, l’allenatore biancoscudato ha attraversato la bufera, con i suoi ragazzi che alternavano buone (ma mai ottime) prestazioni a giornate in cui scendevano in campo toppando l’approccio nel primo tempo e facendo fatica soprattutto con le “piccole” del girone. Dopo Trieste, inoltre, si è ritrovato a dover gestire, nel bel mezzo dei festeggiamenti ancora in corso per un successo tanto storico quanto importante per l’attuale classifica, un “imprevisto”, un “fulmine a ciel sereno” di non poco conto, ovvero l’esonero improvviso quanto inatteso del direttore sportivo Sean Sogliano. Inatteso non tanto perché non si fosse capito che tra Sogliano e la società si era incrinato ben più che qualcosa quanto per le modalità e i tempi.
Proprio per la capacità di rimanere saldamente alla guida del gruppo, gestendo l’onda anomala inattesa, Pavanel ha dimostrato di essere l’allenatore giusto al posto giusto. Con la squadra giusta nello spogliatoio giusto. E di saper far fare ai suoi ragazzi quel salto di mentalità, dopo la doppia delusione del finale della scorsa stagione, che va predicando da inizio anno. La vittoria di Trieste ha dimostrato che questo Padova ha imparato a non disunirsi quando ad inizio gara viene attaccato e rischia. Quella contro la Pro Patria che non c’è gol preso cui non possano seguirne due fatti, anche negli ultimi minuti, quella con la Pergolettese che quando si vuole fortemente un risultato non c’è muro alzato dall’avversario che regga, non c’è barricata che possa fermarti. Lo spunto, il colpo di classe, l’inserimento giusto prima o poi arrivano. E stavolta è stato Ajeti a tirarlo fuori dal cilindro volando a prendere di testa il pallone trasformandolo in oro. La sensazione è quella che questa squadra ce la possa fare davvero sempre, a patto che prosegua in questo cammino ormai delineato dalla sua guida tecnica. E chi se ne importa se il Sudtirol continua a non lasciare indietro nulla, a non inciampare, a non concedere neanche le briciole. Pazienza. Prima o poi crollerà. E se così non sarà al Padova basterà fare fino in fondo il suo dovere per non avere rimorsi e rimpianti e farsi trovare pronto nel caso in cui sul cammino degli altoatesini in futuro si presenti anche solo una piccola buca o un piccolo imprevisto.

UN COLPO DI CODA CHE CI VOLEVA

Un colpo di coda che ci voleva. Per chiudere il 2021 col sorriso, con lo stato d’animo carico di buone aspettative per il nuovo anno e in vista del girone di ritorno.
La vittoria dei biancoscudati sul Renate ha riconciliato la città con la sua squadra di calcio al momento giusto, dopo una serie di pareggi e prestazioni che non erano stati all’altezza di quanto visto nella primissima parte del campionato. Gli attori principali del successo sono stati i “tre tenori”, Ronaldo, Chiricò e Ceravolo, questi ultimi con due gol di rara bellezza e qualità, ma il merito del ritorno al successo va all’intensità e allo spirito messo in campo dall’intera squadra in entrambe le fasi. Anche in quella difensiva, dove fino all’ultimo minuto il pubblico sugli spalti ha potuto ammirare i ripiegamenti di Chiricò, mai stanco di rincorrere gli avversari in ogni zona del campo per portar loro via il pallone. Fondamentale l’apporto di Saber nel mezzo, rincuorante e non poco il rientro di Bifulco nel tridente d’attacco, straordinaria la grinta del sempre presente Monaco in difesa, fondamentale il contributo dato da tutti i subentrati, da Settembrini a Jelenic passando per Ajeti e Cissè. Proprio a loro è andato il pensiero di fine partita del capitano, Ronaldo, che, giustamente, come ogni capitano che si rispetti, ha voluto lodare tutto il suo equipaggio.
Un plauso va anche all’allenatore Massimo Pavanel che sapeva di giocarsi ben più del secondo posto in classifica contro il Renate. Ha assicurato in più occasioni che il suo Natale sarebbe stato comunque sereno, perché il piano professionale e quello familiare bisogna sempre saperli tenere distinti, ma con questi 3 punti è ricca la boccata d’ossigeno che è arrivata anche al suo percorso in biancoscudato. La squadra passerà qualche giorno in famiglia, poi, ripartirà alla grande, mettendo birra sulle gambe e facendo fruttare al meglio dal punto di vista mentale questa ventata di rinnovata fiducia. Sotto l’albero ognuno metterà la voglia di arrivare in fondo davanti a tutti gli altri e nel 2022 proverà a trasformare questo desiderio in solida realtà.

LA STRADA E’ ANCORA LUNGA…

Il Padova ha perso l’occasione di avvicinarsi alla vetta, non andando oltre lo 0-0 in casa contro la capolista fin qui ancora imbattuta Sudtirol, ma non è retorica sottolineare anche in questo caso che siamo a un passo dalla fine del girone d’andata e che davvero manca ancora tanto, troppo, alla conclusione di questo campionato. Le prime sei giornate avevano illuso un po’ tutti, col Padova primo a punteggio pieno che sembrava destinato a non fermarsi più e a mantenere il primato fino alla fine. Non è stato così, ma solo fino a un certo punto per demeriti del Padova stesso: è la squadra altoatesina ad aver fatto fino a questo momento una stagione da record, a non aver mai perso, ad aver incassato solo 5 reti, come nessun’altra squadra professionistica in tutt’Europa. Certo i biancoscudati qualche punto per strada l’hanno lasciato ma essere arrivati fin qui a quota 38, con 11 vittorie, 5 pareggi e 2 sole sconfitte non è male. L’anno scorso i biancoscudati chiusero il girone d’andata a 39, c’è ancora il match con la Virtus Verona a disposizione per poter permettere loro di ritoccare il punteggio verso l’alto.
Sono comunque i pareggi portati a casa contro le ultime della classe in questo momento a lasciare un pizzico di amaro in bocca, non certo il pari contro il Sudtirol che, appunto, si è dimostrato squadra quadrata, stretta tra i reparti, concreta, pronta a chiudersi a riccio e a ripartire in ogni occasione non dando punti di riferimento. Lo 0-0 è stato il risultato più giusto, come hanno sottolineato a fine gara sia Massimo Pavanel che Ivan Javorcic.
Il Padova può anzi recriminare un po’ di più per il fallo di Da Col su Germano che l’arbitro ha visto fuori dall’area all’83’. A vederlo e rivederlo a tutte le velocità possibili si fa sempre più strada l’impressione che si tratti di un calcio di rigore negato. Un rigore che a quel punto della partita avrebbe potuto spalancare agli uomini di Pavanel la strada verso la vittoria e al Sudtirol quella verso la prima sconfitta stagionale. E’ andata così. Ma in cuor suo il Padova deve sapere che d’ora in avanti un piccolo credito con la fortuna ce l’ha e prima o poi passerà all’incasso. Magari in partite più determinanti di questa.

E CI RISIAMO…

Era prevedibile che al fischio finale di Giana Erminio-Padova sugli spalti occupati dai tifosi padovani si scatenasse l’inferno. I supporters biancoscudati hanno infatti assistito alla terza partita contro l’ultima in classifica in cui Ronaldo e compagni non sono riusciti ad andare oltre un deludente pareggio. Era successo a Sesto San Giovanni contro la “Pro”, in cui il Padova aveva incassato il 2-2 nei minuti finali, era successo a Mantova, dove all’iniziale vantaggio di Ceravolo, aveva risposto Bertini su punizione, è successo al “Città di Gorgonzola” dove la truppa di Massimo Pavanel si è ritrovata addirittura a dover recuperare un gol di svantaggio, preso in maniera clamorosa, con Tremolada libero di farsi tutta la fascia e di mettere in mezzo il più invitante dei palloni senza che nessuno sia riuscito minimamente a contrastarlo. Non Ronaldo, non Germano, non i difensori centrali, desaparecidi. Era normale, dicevamo, che il pubblico di fede padovana non avrebbe nascosto il suo disappunto e avrebbe innanzitutto invitato, come è stato, i giocatori a tirare fuori gli attributi. E’ difficile infatti trovare le parole di fronte ad un primo tempo letteralmente regalato, a una ripresa in cui ci si è svegliati solo dopo il gol del pari di Della Latta e, in generale, davanti a una squadra apparsa eccessivamente nervosa e inconcludente. Dopo che nelle ultime uscite, a Piacenza, con la Pro Vercelli e contro la Juventus Under 23, si era finalmente rivisto il Padova combattivo e sul pezzo di inizio stagione.
I giocatori sono andati sotto la curva e si sono giustamente presi le critiche, ma i primi a farsi avanti, quasi a scavalcare la squadra per metterci la faccia a muso duro, sono stati il direttore sportivo Sean Sogliano e l’allenatore, Massimo Pavanel, come a dire: se non li avessimo tirati fuori gli attributi questa partita l’avremmo persa. Si è subito capito che Pavanel, pur riconoscendo che la sua squadra nell’approccio è stata irriconoscibile, non accetta di sentirsi dire che deve mettersi da parte, anzi. Il tecnico vuole continuare a lavorare, a impegnarsi, a volere il bene di una piazza che ama e che vuole portare in B.
E’ però indubbio che qualche problema questa squadra ce l’abbia. E’ troppo ondivaga, non è costante, alterna prestazioni con approcci devastanti a partite in cui si fa devastare dall’avversario, specialmente quando è di bassa classifica e e sa dare fastidio. La società si è affrettata a dire che Pavanel non è in discussione e ci mancherebbe ma domenica prossima contro il Sudtirol, nell’attesissimo e accesissimo scontro diretto, il Padova non può sbagliare, visto che gli altoatesini sono volati nuovamente a +6. E da lì in poi non ci si potranno più permettere passi falsi non tanto nel risultato quanto nell’atteggiamento. Continuità, stabilità, equilibrio, chiamiamo quel che è mancato a Gorgonzola e in altri campi con qualunque nome, l’importante è ritrovarlo, subito, senza riperderlo più.

L’INNO ALLA GIOIA

La domanda mi è sorta spontanea e forse era la più scontata che potessi fare a Massimo Pavanel al termine della sfida che ha sancito il ritorno alla vittoria in casa contro la Pro Vercelli dopo il successo di Piacenza della domenica precedente. “Cosa è cambiato nella vostra testa nelle due settimane in cui vi siete ritrovati a non poter giocare per via del rinvio della sfida contro la Juventus Under 23?”. La risposta dell’allenatore del Padova però è stata tutt’altro che scontata, così come non erano state scontate le frasi che aveva usato il giorno prima per caricare squadra e ambiente prima della partita con la “Pro”, dicendo “Siamo il Padova: ce la dobbiamo giocare contro tutto e contro tutti!”. Mi ha profondamente colpito e per questo la riporto qui: “Ai giocatori ho semplicemente fatto presente che devono essere consapevoli di giocare in una piazza importante e affamata di calcio, che è pronta a spingerci se noi le diamo gli input giusti. Spetta proprio a noi dare i giusti segnali. Dobbiamo rinforzare lo spirito di squadra, sapere di essere il Padova ed essere orgogliosi di scendere in campo per vincere. Non dobbiamo sentire la pressione: le pressioni sono altre nella vita, sono quelle di un operaio che si sveglia alle 5 del mattino per andare a lavorare in miniera. Scendere in campo per giocare a calcio per noi deve essere un inno alla gioia, un inno alla vita. Vivendola così, ho detto ai ragazzi, vedrete che si farà molto più leggera la cosa…”.
Inno alla gioia. Inno alla vita. Musica per le mie orecchie. E anche, spero, per quelle dei tifosi. Ecco quali sono le corde toccate dall’allenatore nel momento di crisi della squadra dopo il pari di Mantova e il momentaneo -9 dal Sudtirol. Le corde del cuore. Le corde del senso di appartenenza a una città che è sì esigente con la sua squadra, specialmente dopo la doppia mancata promozione della passata stagione, ma che è pronta a dare il massimo sostegno se viene “solleticata” dai giusti input. Se si trova di fronte un gruppo che non fa mai venire meno la prestazione, che tiene duro, che non molla fino al 97esimo e oltre. Certo il Sudtirol continua a volare, a non perdere, a non subire gol, ma in questo momento davvero meglio non guardare in casa d’altri e perseverare in questo percorso di crescita mentale e interiore che può portare lontano, anche e anzi soprattutto in termini di classifica.