C’è un paradosso nel (bellissimo) Verona dello Juventus Stadium. La nobiltà di un pari in casa di Madama che non accadeva dal 1988, mostra la mutazione di un Verona quest’anno sì davvero operaio. Definizione che l’anno scorso apparteneva alla pigra e conformistica retorica a cui sono condannate a prescindere le neopromosse, quest’anno invece perfettamente calzante.
Juric si è adeguato in fretta ai cambiamenti della rosa: c’è meno tecnica (pensate alla mediana e alla trequarti priva di Veloso e Pessina e dello stesso Amrabat straordinario in entrambe le fasi) e quindi si supplisce con un’aggressività straordinaria, un temperamento encomiabile. Oltre – ma era arcinoto – a una mirabile organizzazione tattica. Questo spiega il vistoso (e fisiologico) calo degli ultimi 20-25 minuti. Il Verona della passata stagione (in pre-Covid) era invece capace di gestire e di gestirsi sui novanta minuti, a leggere e a cambiare pelle nel corso della partita (giocarne tante in una) con una maturità e un’abilità straordinarie. Perché poteva permettersi di correre meno (ma sempre bene). Ora, se vogliamo, siamo costretti a essere più lineari, a puntare sulla quantità finché i muscoli reggono. Insomma, siamo più “provinciali”.
L’eventuale surplus futuro di qualità – in attesa del mercato del vicino gennaio (Pessina?) – oggi è legato a delle variabili dipendenti: la crescita di condizione di Kalinic e quella in termini di esperienza e concretezza di Colley. E, forse, dal rientro di Veloso in mezzo, che però sappiamo essere giocatore fragile fisicamente e con un anno in più sul groppone.
La classifica permette una certa serenità di lavoro per portare la “macchina” a pieni giri. Sono otto punti, ma nell’analisi tecnica ovviamente sarebbero 6, con una classifica che in quel caso sarebbe allineata al livello preventivato (sopra la zona rossa di 3-4 posizioni). Juric però credo di una cosa sia consapevole ed è giusto che tutti ce la mettiamo in testa per evitare passi falsi o illusioni: il calcio non è matematica e sebbene possa suonare blasfemo affermarlo, ci saranno avversari meno forti ma più difficili della Juve del mediocre Pirlo, perché tatticamente meno scomposti e con un’identità più delineata.
Non perdiamo di vista la nostra dimensione. Operaia.