Cercasi qualità. Ma quella costa e D’Amico ha già messo le mani avanti: “E’ un mercato difficile”. Traducete voi dal politichese…
Il Verona naviga tranquillo e potrebbe pure stare così con l’obiettivo salvezza ormai a una manciata di punti. La sconfitta di Bologna conferma alcuni limiti creativi nella manovra, a cui si è supplito finora efficacemente con l’organizzazione tattica, la definitiva consacrazione di Zaccagni e l’esplosione di Dimarco. Niente di nuovo: delle difficoltà fisiche del vecchio Veloso si sapeva, dell’assenza di un vero trequartista anche (per intenderci non c’è un Pessina e nemmeno un Borini).
Non mi faccio grandi illusioni sul quel che sarà, da anni chiediamo invano a Setti la crescita. Ci troviamo in affanno con il nostro gioiello (Zac), che senza (improbabile) rinnovo dovremo svendere; Dimarco è in prestito e Lovato già in offerta. Il punto è un altro: se non si vogliono investire denari, si devono avere idee. Che è un concetto diverso da scommessa, da ciambella che esce con il buco di tanto in tanto, dal fare strike per puro culo. Juric ha portato a Verona un buon scouting e credo che mercati come quello franco-belga-olandese siano interessanti, mentre quello balcanico è un terno al lotto. Non offre invece molto la serie B, anche se abbiamo i giocatori giusti da scambiare per arrivare a quel poco di buono che c’è. Ma dobbiamo intenderci se si vuole fare calcio vero, oppure operazioni stravaganti come quella che ha portato qui Cetin come parziale contropartita di Kumbulla. Un disastro se parliamo solo di pallone…
Le nostre fortuna sono legate a re Mida Juric, lo sappiamo. In prospettiva è un limite e non un bene, questo deve essere chiaro. Ma questo limite oggi è l’unica reale forza che abbiamo e perciò siamo obbligati a cullarlo e blandirlo. L’allenatore deve essere accontentato.