LA RUOTA DEL COLONNELLO

“I accetpt chaos, i’m not sure whether it accepts me” (Bob Dylan)

Partita di C Gold della Cestistica con il Bosco in campo. Si siede accanto a me un vecchio giocatore che è arrivato a buoni livelli, vestendo la maglia della scaligera. E chiede: “Ma com’è che tutti quelli che se ne vanno da Verona senza aver brillato poi diventano dei fenomeni?”. Poi cala il circo da 11: “Quando vedo giocare la Tezenis mi sembra di vedere la mezza ruota del colonnello Gomelski”.
Per gli appassionati più giovani Alexander Gomelsky è stato il leggendario allenatore dell’Armata Rossa Mosca (meglio nota come Cska, che ha guidato per 22 anni) e della Nazionale dell’Unione Sovietica che portò a vincere due Mondiali e le Olimpiadi del 1988 a Seoul, spingendo gli Usa a far nascere il Dream Team.
Battute provocatorie a parte, la Tezenis ha chiuso il ciclo di tre partite in sei giorni con due vittorie e una sconfitta, ma proprio il k.o. casalingo con Piacenza ha lasciato intatte le perplessità sul “sistema-Scaligera” in questo avvio di stagione.
C’è qualcosa che non funziona, se tiri con il 78% da 2, però scegli di tirare di più da 3 (32 contro 27), facendo il 34%. Quando la Tezenis si appoggia al gioco nel pitturato può contare sul totem Candussi, che è una sicurezza. Se riesce a correre, tenendo alta l’intensità offesiva, anche Henderson viene valorizzato. Altrimenti, se resta imbrigliato nel gioco troppo statico, con lunghi e ripetuti palleggi senza muovere la palla, perde molta efficacia offensiva. La ricerca ossessiva dei pick-and-roll non si sta rivelando sempre produttiva, aggiungiamo amnesie incomprensibili ed ecco come si dilapidano vantaggi abissali rischiando di perdere una partita in totale controllo come a Imola, oppure di farsi beffare da una squadra tutt’altro che irresistibile come Piacenza. Emblematica la gestione dell’ultimo possesso (a parte quello della disperazione con 1”74) che sul +1 ha portato al tiro dall’angolo di Henderson, ma anche e soprattutto le palle perse nel quarto conclusivo (sanguinosa quella di Ferguson che poi si è addirittura fermato sulla tripla di Sabatini) e i rimbalzi offensivi concessi all’Assigeco (in una partita fino a quel momento dominata sotto i tabelloni). Disattenzioni che hanno generato 7 tiri in più degli avversari nei 10 minuti finali. Dieng per ora si conferma ancora troppo acerbo per incidere nel ruolo di 3, sul quale la Tezenis ha deciso di investire. Ma le rotazioni rimangono molto ridotte per altri giocatori, mentre Amato pare soffrire la competizione, un po’ come succedeva nella prima parte della scorsa stagione. Per fortuna che Severini, giocatore di rara intelligenza e personalità, finalmente ha trovato il ritmo che gli è più congeniale. Insomma, più cose semplici e meno caos, con i giochi circensi nelle mani del playmaker.
La pazienza è la virtù dei forti, ma c’è il rischio che si dilapidi la dote di entusiasmo costruita l’anno scorso. E’ peraltro vero che al tifoso medio basta poco per raffreddarsi ed il clima dell’Agsm Forum di sabato era davvero deprimente, Locura a parte.
Infine ai posteri l’ardua sentenza sulle fortune ed i riscatti dei giocatori passati in gialloblù, da Cortese a Ricci, da Pini a Palermo e Totè.

INDIZI E PROVE

“Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”. (Agatha Christie)

La sconfitta di Forlì è stata sanguinosa, ma deve lasciare la consapevolezza che si può solo far meglio. Evito lo sciagurato “siamo in crescita” di pecchiana memoria, tuttavia la trasferta in Romagna, pur nel beffardo epilogo, qualche segnale lo ha dato. La miglior selezione dei tiri, il maggior coinvolgimento di Candussi (che ha dovuto sbattersi anche in difesa su Lawson). E qua ci fermiamo, come ha detto anche coach Dalmonte commentando la gestione dei falli da spendere nel finale al Palafiera.
Perché il rammarico è forte, soprattutto per gli episodi finali, appunto con tre falli da spendere negli ultimi 80 secondi, subendo però la tripla dell’aggancio di Lawson e quella del sorpasso di Marini, probabilmente dopo aver commesso il quarto fallo troppo presto. Ma si sono anche i colpevoli 20” di black-out sul +9, che hanno propiziato la tripla di Donzelli alla ripresa del gioco (con solo 6” a disposizione sul possesso), seguita da Johnson in transizione da una palla persa.
Aggiungiamo Ferguson che si ferma a 8 punti (comunque ingiustificabile anche in una serata con basse percentuali), Severini che si prende 3 tiri in 25’, Udom che troneggia a rimbalzo ma in tutta la ripresa tira solo 3 volte (dopo 11 tentativi fino all’intervallo) e un gruppo che deve prendere assolutamente confidenza a correre di più.
Allenatore e giocatori sono abituati a vivere con la pressione e per scacciare dubbi e preoccupazioni sarà necessario vincere domenica con Mantova. Perché poi incombe un’altra trasferta, a Imola, proprio dove in precampionato si è acceso il campanello d’allarme. Una cosa è certa: il disfattismo non aiuta. Se il calendario avesse mandato la Tezenis a Cagliari e poi in casa con Forlì, probabilmente adesso il clima sarebbe di esaltazione per 4 (verosimili) punti in classifica. Così va il basket, pollastri compresi.

IL LUNGO, IL CORTO E IL PACIOCCONE

…Non usano mai le pistole
 perché lo sceriffo non vuole. Ma quando quel trio fa il concertino 
fermarlo nessuno mai potrà”. (Il lungo, il corto e il pacioccone – L. Grosso – G. Kramer)

La legge del più forte. O, anche, la legge di Rosselli e Leunen. Giocatori di altra categoria. Un giocatore in grado di coprire quattro ruoli e un centro che la mette dentro ogni volta che serve, segnando anche dal perimetro. Aggiungiamo l’ennesima prova super di Gio Pini. 

La partita d’esordio in campionato ha confermato le indicazioni della preseason: Bologna i favori nel ranking del girone Est, Verona le perplessità sull’integrazione dei nuovi giocatori in un impianto di gioco che contro la Fortitudo ha regalato il record di un solo canestro da due fino all’intervallo (su 7 tentativi). Possiamo concederci il lusso del totem Candussi che gioca a 7 metri da canestro? Possiamo permetterci di buttare via giocate a campo aperto? Possiamo concedere extrapossessi facili facili? E poi l’equivoco di Jazz Ferguson che esce dalla panchina lasciando il posto in quintetto al giovane talentuoso Dieng, forse ancora troppo acerbo. Una scommessa che magari alla lunga la Tezenis riuscirà a vincere, ma che al momento dà l’impressione, evidenziata anche in precampionato, di una certa mancanza di personalità, esclusi gli sprazzi di Amato e dello stesso Ferguson. Attenzione: non è un problema di partire in quintetto o uscire dalla panchina, ma di affinità di gioco e leadership. E una squadra ha bisogno di leader, non solo di esecutori. Ma siamo solo al primo capitolo, ne restano da vivere altri 29.

 

TITTI E GATTO SILVESTRO

“Mi è semblato di vedele un gatto” (Looney Tunes-Merry Melodies, Warner Bros.) 

Lungo silenzio. Della serie un bel tacer non fu mai scritto. All’entusiasmo del raduno è subentrata un po’ di perplessità per le prime uscite della nuova Tezenis. Malino al torneo di San Bonifacio al Palaferroli (con Ferrara non si poteva certo perdere), non bene nell’amichevole contro Treviso a Montebelluna, decisamente male contro Ravenna al Memorial Matteo Bertolazzi a Parma, sia pure dopo qualche spiraglio confortante contro Varese. Tanto da pensare che la cosa che ha colpito di più i tifosi è l’abbagliante polo giallo fluo scelta quest’anno per lo staff tenico della Scaligera che ha spinto subito coach Dalmonte a paragonarsi, con una buona dose di autoironia, al celebre canarino.

Poi, contro un’altra squadra del piano superiore come Reggio Emilia, finalmente una Tezenis più combattiva e solida, capace di lottare per 30 minuti prima di cedere nell’ultimo quarto.

E’ il precampionato, bellezza! Ma pur ricordando che ci fu un filotto di vittorie nella stagione sciagurata con l’attuale c.t. della Nazionale femminile alla guida dei gialloblù (e poi sappiamo il tormento che ne seguì), nelle ultime due settimane che ci separano dall’inizio del campionato sarà lecito attendersi un salto di qualità. Da domenica 7 ottobre, del debutto al “lunch time”, si farà sul serio contro la Fortitudo. Con lo sponsor o senza.

P.S. Telenuovo farà vedere le partite della Tezenis anche quest’anno. Appuntamento con la prima telecronaca in diretta lunedì 15 ottobre a Forlì, subito dopo l’edizione sera del Tg.

SEGHE MENTALI E ARIA FRITTA

“Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina, e trattare allo stesso modo questi due impostori” (Se – Rudyard Kypling) 

Squadra fatta. Della nuova Tezenis intriga soprattutto la coppia Usa, completamente rinnovata dopo la rinuncia a Jones e la decisione di Filippo Verde Quarto di inseguire il dream Nba. La Scaligera è corsa ai ripari in fretta, il vicepresidente Giorgio Pedrollo e il g.m. Daniele Della Fiori non hanno perso tempo individuando in Jazz Ferguson il sostituto; poi Della Fiori è volato alla Summer League di Las Vegas, dove ha scelto Terry Henderson.

La vera notizia è che Jazz partirà dalla panchina con l’asse play-centro Amato-Candussi, assicurando quindi qualità nelle rotazioni di un roster profondo, considerato che coach Dalmonte potrà contare su un pacchetto di lunghi senza precedenti. La Tezenis infatti con lungimiranza si è tutelata ingaggiando anche Quarisa in attesa del completo recupero del “Mago” Maganza.

Le scelte, come sempre, possono essere opinabili, tuttavia riesce difficile criticare l’opzione che il secondo miglior realizzatore del girone Ovest possa uscire dalla panchina, per essere – in linea teorica – un cambio devastante. Poi che giochi 33 minuti più o meno filati, o 30 o 27 è aria fritta. Così come appare un esercizio di onanismo mentale la critica a priori su questo disegno tecnico o sul fatto che serviva di più un vero 3 e che Henderson è un 2 e mezzo.

La Tezenis ha compiuto una scelta coraggiosa decidendo di lanciare Omar Dieng (convocato, 18enne, agli Europei con la Nazionale Under 20), perché i giovani talenti per crescere ed affermarsi hanno bisogno di giocare, e giocando anche di sbagliare. E visto che un talento Verona ce l’ha in casa…Senza dimenticare le capacità difensive di un giocatore multitasking come Severini e le possibilità di crescita di Ikangi.

P.S. L’incipit del post è la frase che compare sulla porta dello spogliatoio dei giocatori che si sfidano nella finale di Wimbledon.

BRAVA TRIESTE, POVERA ITALIA

“La mia anima è a Trieste”. (James Joyce) 

Trieste è in serie A. Dopo 14 anni la squadra giuliana torna dove ha dimostrato di meritare di stare, al termine di una stagione corsa sempre ai vertici. Una sola sconfitta in casa (al supplementare con Udine) tra regular season e playoff inquadra il magnifico campionato della squadra di Eugenio Dalmasson. Dal 2011, stagione del ritorno in A2 della Scaligera, è sempre salita una squadra del Nord o del Centro, e da quando è stata attuata la divisione Est-Ovest ha sempre conquistato la promozione una squadra dell’Est. Un applauso a Casale che ha onorato fino alla fine la serie, come Trento nella finale scudetto. Quell’Aquila che nel 2014 era ancora in A2 ed è arrivata alla seconda finale tricolore di fila. Un esempio emblematico che la programmazione, unita alla disponibilità economica, porta risultati. Aggiungiao anche un g.m. con pieni poteri come Salvatore Trainotti, sulle cui orme si sta muovendo Daniele Dalla Fiori.

A proposito di finale scudetto. Nelle 6 partite gli italiani, a parte Cinciarini, hanno fornito un contributo pressoché insignificante. Milano neocampione d’Italia ha concesso un minutaggio irrisorio a Pascolo, Abass e Cusin, tutta gente che gioca in Nazionale. Per Trento, con Flaccadori infortunato, il solo Lechtaler ha messo il piede in campo in rarissime occasioni. Non è certo un buon biglietto da visita per l’Italbasket. Ed ecco perché il vero campionato italiano è più che mai la serie A2.

CIAO ROBERTO

“Gli angeli dei nostri tempi sono tutti coloro che si interessano agli altri prima di interessarsi a se stessi”. (Wim Wenders)

“Cazzo, porca boia! Ma cosa siete venuti a fare?”. Avrebbe detto così Roberto Leoni, per 20 anni presidente del Comitato Provinciale della Federazione Pallacanestro, scomparso la sera di venerdì dopo avere lottato contro un male bastardo. Nove anni di battaglia, con la grinta e la tempra da vero romagnolo, prestato dalla sua Forlì a Castel d’Azzano, dove aveva fondato una società, nel 1988.
Ci siamo ritrovati in tanti a Beccacivetta per l’ultimo viaggio. Dirigenti della Fip e presidenti di società, i giocatori delle giovanili della Tezenis ordinatamente in divisa, allenatori, arbitri ed ex arbitri, categoria speciale per Leoni, che ha sempre difeso e che avrebbe voluto più numerosa.
Sognava di rivedere la Scaligera Basket in serie A, dopo avere goduto il trionfo in Coppa Korac. Pochi giorni fa, quando le forze ormai si stavano spegnendo, si era interessato alle elezioni del Comitato provinciale, che sabato ha eletto come successore Roberto Bevilacqua, suo vice fino alle dimissioni per motivi di salute.
Al basket veronese mancheranno la sua grande passione e lo spirito di servizio, che speriamo possano continuare nel nuovo direttivo. La dinastia comunque va avanti con il nipote, che gioca a minibasket con la Gemini.
Buon viaggio Roberto, ti sia lieve la terra.

DIECI ANNI

“Eh già, sembrava la fine del mondo, ma sono ancora qua, ci vuole abilità…Col cuore che batte più forte, la vita che va e non va” (Vasco Rossi – Eh già)

“La Verona dei canestri, la Nazionale, la serie A e il palato fine”. Era il titolo del primo blog pubblicato sul nostro portale, 9 giugno 2008.
Sono passati 10 anni. La Scaligera Basket era in B2 e non era ancora tornata pienamente Scaligera attraverso il percorso Sanzeno-Scaligero.
C’era appena stato il 1° Memorial Mario Vicenzi per ricordare un grande dirigente e appassionato che ha contribuito assieme al fratello Giuseppe al boom della Verona dei canestri.
Dopo 10 anni siamo ancora qua. La Tezenis è in A2 e si prepara a disputare la nona stagione consecutiva nel secondo campionato italiano. Le ambizioni restano, assieme alle speranze dei tifosi. E assieme a noi, che cercheremo di raccontarvi le imprese, le gioie e i dolori della Verona dei canestri. Con la stessa passione di 10 anni fa e naturalmente con il prezioso contributo dei vostri commenti.

A TESTA ALTA

“Chi non è soddisfatto di ciò che ha non sarebbe soddisfatto neppure se avesse ciò che desidera”. (Socrate)
Sono state belle giornate, niente da dire. Era tanto tempo che al Palaolimpia (per una volta chiamiamolo ancora così) non si respirava un clima da grandi eventi. Tipo serie A, direbbe mia figlia nello slang dei millennials.
Abbiamo applaudito il Gallo (inteso come stella Nba dei Clippers, non la mascotte gialloblù), abbiamo riabbracciato vecchi amici come Andrea Mazzon, Pippo Faina e Bruno Arrigoni; ci siamo emozionati con i giganti gialloblù.
La Tezenis ha superato l’esame, migliorando non solo tutti i risultati della stagione precedente, ma consolidando il legame con il pubblico. I ripetuti sold-out (con il record contro Jesi, a 16 anni dalla sfida con il Barcellona in Eurolega) testimoniano che il progetto della Scaligera Basket procede bene.
Resta da vedere chi la dice giusta tra il vicepresidente Giorgio Pedrollo, che ha indicato la prossima stagione come il culmine del programma triennale che vorrebbe puntare a riportare Verona in serie A, e coach Luca Dalmonte, che ha parlato di “anno zero”.
Una cosa è sicura. Nel campionato 2018/2019 ci saranno tre promozioni: la prima classificata dei due gironi e la vincente della finale dei playoff. E ad Est due squadre tra Fortitudo, Treviso e Trieste (addirittura tre nel caso di promozione di Casale) si ripresenteranno con rinnovate ambizioni, Udine vuole affidarsi a Menetti, artefice degli exploit di Reggio Emilia, per puntare al massimo campionato. Insomma anche la prossima stagione si annuncia dura e crudele. Ma intanto la Verona dei canestri è uscita a testa altissima.

QUANDO IL GIOCO SI FA DURO…

“Non finisce proprio niente, se non lo abbiamo deciso noi. E qui non finisce, perché quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare!” (John “Bluto” Blutarsky – John Belushi – “Animal House” di John Landis)

Il mitico Aldo Giordani, maestro di tutti i giornalisti di basket della mia generazione, aveva una fissa: detestava il tiro da tre. Ero seduto vicino a lui ai Mondiali Juniores di Bormio, nel 1987, quando Toni Kucoc con la Jugoslavia fece 11/12 da 3. Da allora su Superbasket (il settimanale fondato e diretto da Giordani) partì il ritornello “Kosarska-Kukkozia-Sparakkazia”. Un modo irriverente di manifestare scarso entusiasmo per il gioco slavo e per una pallacanestro troppo sbilanciata sul tiro da fuori.
Magari anche il Maestro prendeva una cantonata (con Kukoc parliamo di uno che ha vinto 3 anelli con Chicago, giocando quasi 850 partite Nba con poco meno di 10mila punti), però il celebre editto di giordaniana memoria è tornato d’attualità dopo la vittoria della Tezenis in gara-3 con la Fortitudo.
Lesson 1 – Se tiri oltre il 50% nelle triple, è molto probabile portare a casa la partita. Nel primo quarto la Tezenis ha stabilito un record: zero canestri segnati da 2 (un solo tentativo), a fronte di 7/14 da 3. L’ultimo tiro da metà campo sulla sirena non lo conto.
Lesson 2 – Se hai percentuali di tiro così alte, puoi anche allegramente sbattertene del gioco bilanciato. Finché dura, perché cambiare?
Lesson 3 – La Tezenis non ha vinto solo perché ha tirato molto meglio e di più dal perimetro (19/42 contro il 6/16 da 2), ma anche perché ha difeso alla morte, concedendo solo 68 punti alla Fortitudo (10 meno delle prime due partite), limitando le palle perse (6 contro le 10 dei felsinei) e controllando con sicurezza la gara. Alla fine 3 tiri in più per Verona, con 3 liberi a crescere per Bologna e anche 3 rimbalzi offensivi di differenza.
Lesson 4 – La Tezenis è stata più coesa, un gruppo unito che ha risposto colpo su colpo ad una Fortitudo eccessivamente nervosa che ha finito per crollare.
Lesson 5 – Bellissima cornice all’Agsm Forum gremito dall’onda gialla. E adesso andiamoci a prendere gara-5…