IL CORAGGIO DI CONTINUARE

“Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta.” (Sir Wiston Churchill)

Le parole di Alessandro Ramagli subito dopo la sconfitta di Trieste sintetizzano perfettamente lo stato d’animo nella Verona dei canestri: dolore e disperazione.
Inutile fare tanti giri di parole: se retrocedi al primo anno in serie A dove eri tornato dopo 20 anni, sportivamente è un fallimento. I bilanci, è cosa nota, si fanno alla fine, e adesso che è finita, purtroppo malamente, è tempo di tirare le somme.
La Tezenis ha vinto 6 partite nel girone d’andata, 3 in 14 partite del girone di ritorno. E con un rendimento così il campo ha detto che Verona merita di retrocedere. In queste ore, nelle quali prevalgono dolore, sconforto, rabbia e, tante, imprecazioni, è già partita la caccia alle cause. Che sono molteplici.
Non si può certo dare tutta la colpa alla fuga dell’innominabile palancaio spalleggiato dal suo compare procuratore, ma è indubbio che lì siano cominciati tutti quei guai che si sono trascinati e sovrapposti per buona parte della stagione.
Vado in ordine sparso: la scelta, coraggiosa, di puntare su due play italiani, uno poi finito un po’ ai margini delle rotazioni e in seguito autoesclusosi; l’involuzione di Holman diventato una sorta di ectoplasma e i ritardi (tra rifiuti e difficoltà varie) a trovare il sostituto; la scelta di puntare su Sanders per rimpiazzare l’innominabile, sebbene l’anno prima con Tortona avesse tirato con oltre il 47% da 3 arrivando alla semifinale dei playoff; sul campo le due sanguinose sconfitta casalinghe all’overtime con Trento e Reyer, sprecando 7 punti di margine nel finale; l’infortunio a Taylor Smith proprio mentre si avvicinava lo sprint per la salvezza.
La fotografia di questa stagione tormentata e zeppa di vicissitudini (Ale Ramagli cit.) è nei due scontri diretti persi nettamente al Palaolimpia con Treviso e Scafati. Il primo tempo di Trieste (che arrivava da 7 sconfitte nelle ultime 8 partite) ha fatto sul resto, eppure la rimonta questa volta si era concretizzata. Ma quando arrivi spremuto al momento topico, poi il rischio di pagare dazio aumenta in modo esponenziale.
Nella ripresa Bortolani e Langevine non si sono mai alzati dalla panchina, 3 minuti l’impiego complessivo del giovane arrivato con il benestare di Milano. Ramagli ha fatto affidamento sui giocatori che gli hanno garantito il (tardivo) cambio di passo nella ripresa: 18’ e mezzo Simon, quasi 19 Davis (migliore in campo), oltre 17’ Cappelletti, 17’ anche Anderson, più di 12’ Casarin. In tutto 7 giocatori utilizzati, con Johnson rotto e Sanders reduce dai 4’ con Scafati.
E se qualcuno ironizza su Bossi “hombre del partite”, purtroppo ho l’età per ricordare il compianto Sergio Rizzi, lanciato al posto di Meneghin nella finale di Coppa dei Campioni nel 1975 ad Anversa, contro il Real Madrid. Segnò 13 punti (mai fatti prima e nemmeno dopo) e Varese vinse la Coppa.
A breve cominceranno le valutazioni su chi va e su chi resta, adesso è il tempo delle imprecazioni. Una cosa è categorica e imperativa: bisogna ripartire dal pubblico che fra tante sciagure ed errori è stato la cosa più bella. E alla proprietà il coraggio delle scelte future.

P.S. L’unica (magra) consolazione è che con la retrocessione non ritroveremo sulla nostra strada l’ineffabile Attard.

OLTRE L’IMMAGINAZIONE

“C’è qualcosa di più importante della logica, l’immaginazione”. (Alfred Hitchcock)

La sentenza del Tribunale Federale che ha penalizzato Varese di 16 punti ha fatto molto discutere e divide il mondo del basket. Al netto della comprensibile posizione varesina, in queste ore sono spuntati anche autorevoli opinioni, finanche sul presunto mancato impatto dell’illecito sportivo sui risultati. 

Una premessa iniziale è doverosa. Qualsiasi sentenza che arriva a campionato in corso (in questo caso quasi alla fine) alterando sensibilmente la classifica, suscita polemiche. E può scandalizzare. 

Seconda premessa. Spiace per Varese, che finora ha espresso la pallacanestro più divertente, con un coach al debutto in Italia ed un progetto interessante. 

Ma secondo il pronunciamento dei giudici federali la società sarebbe responsabile di frode sportiva e illecito sportivo. In estrema sintesi Varese è accusata di avere dichiarato il falso al momento dell’iscrizione, producendo una falsa attestazione per ottenere l’iscrizione al campionato. Un’autocertificazione che è stata smentita dall’arbitrato vinto lo scorso novembre al Bat di Ginevra (lo stesso che deve dirimere il contenzioso Scaligera-Selden) da Milenko Tepić per il mancato pagamento di alcune mensilità durante la stagione 2019/20 nella quale il giocatore serbo aveva giocato solo 3 partite prima di essere tagliato (e concludere la stagione all’Iraklis Salonicco). 

80mila euro è la cifra che è stata successivamente saldata da Varese per chiudere il lodo e ottenere lo sblocco del mercato imposto dalla Fiba proprio in seguito al Bat. 

In pratica la Pallacanestro Varese si sarebbe trovata nelle condizioni di vedersi respinta la richiesta d’iscrizione. Proprio quest’anno l’Eurobasket Roma è stata esclusa dal campionato di A2. E nelle stagioni precedenti ci furono di casi di Avellino e Caserta. Per questo è legittimo chiedersi cos’abbia controllato (o non verificato) la ComTec all’atto dell’iscrizione varesina. Senza dimenticare l’esclusione della Virtus Bologna per il lodo Becirovic.

Molti tifosi ricorderanno il caso Lorbek. Nel 2007 la Corte Federale inasprì da 12 a 15 punti la penalizzazione inflitta alla Benetton Treviso dalla Commissione Giudicante per frode sportiva nel tesseramento di Lorbek e Cuccarolo. Così si può dare una risposta a chi si è chiesto da dove saltassero fuori i 16 punti. (E la Procura Federale aveva chiesto la retrocessione in A2). L’handicap è sicuramente agganciato alla posizione di classifica della squadra sotto inchiesta.

Il Regolamento di giustizia FIP prevede che la responsabilità oggettiva per frode o illecito sportivo “è sanzionata – a seconda della gravità e dei danni cagionati all’immagine del movimento cestistico nazionale – con la penalizzazione di uno o più punti in classifica o con la retrocessione nella categoria inferiore”. 

Varese ha già annunciato reclamo urgente alla Corte Federale d’appello e in ultima istanza potrebbe ricorrere Collegio di garanzia del CONI. 

Ottenere la salvezza con la penalizzazione di un’avversaria non sarebbe il massimo, però le regole sono fatte per essere rispettate. E non dimentichiamo certi lazzi e sghignazzi per i 3 punti di penalizzazione inflitti l’anno scorso alla Tezenis per il ritardo di poche ore nel pagamento della prima rata al momento dell’iscrizione. 

Da ultimo speriamo due cose: che i tempi dell’appello siano più rapidi possibili in modo da non inficiare il finale della stagione e che se di penalizzazione – un anno fa – non siamo periti, non ci sia bisogno di quella altrui. Coach Ramagli, da galantuomo qual è, lo ha detto: “Mettere il naso in cose che non mi competono e fare sciacallaggio è l’ultima cosa che penso di fare”. 

E allora sotto con le ultime 5 giornate. 

LA GABBIA DI VARESE

Quando il gioco si fa duro, metti un piede davanti all’altro e vai avanti. Non mollare”. (Roy T. Bennett)

Domenica, poche ore prima della trasferta a Varese, la mia squadra Under 15 nella sonora batosta rimediata contro Vigodarzere, allenato dal papà dei fratelli De Nicolao (che ha sciorinato tutte le zone possibili, tranne la mista), ha tirato 4/6 ai liberi. Un dignitoso 66%. 

Ricorro a questo paragone un po’ estremo perché se sbagli 10 liberi (su 26) in una partita tirata, risulta decisamente più complicato portarla a casa. Considerato che era già di per sé arduo. Anche se gli errori falla lunetta contano fino ad un certo punto.

Dejà vu. Il copione si sta ripetendo, purtroppo con una dolorosa costanza. Cambiano un po’ le modalità, ma la sostanza resta simile.

Rimonta subita (come con Reyer e a Varese) o rimonta abortita (con Tortona e a Pesaro), cambiano i fattori ma il risultato non cambia. 

A Masnago la Tezenis ha presentato Justin Simon, l’innesto atteso per tanto (troppo tempo), che doveva ancora capire dov’era capitato, ma in difesa potrà assicurare solidità. L’auspicio è che non debba viaggiare troppo di frequente in lunetta, viste le premesse…

Il problema principale dei giocatori di Ramagli rimane la capacità di mantenere prolungata la durezza mentale. E di conseguenza le energie. Gli epiloghi delle ultime partite hanno mostrato una tendenza a spegnersi dei giganti gialloblù nel momento topico, la carenza di centimetri rimane, anche se poi a rimbalzo Verona riesce a tenere botta.

La difficoltà a trovare canestro nel pitturato quando le difese diventano ancora più fisiche e le difficoltà a contenere le giocate in verticale (Varese si è affidata ripetutamente agli alley-oop) confermano che Smith da solo non può bastare, anche quando infila una serata fenomenale come a Masnago, andando vicino alla tripla doppia.

La squadra è corta, ed è cosa nota. In centimetri e rotazioni, e senza un colpo con una squadra di fascia medio-alta (riuscito solo con Brindisi, ma era la prima giornata), il cammino per la salvezza sarà durissimo.

Ultima considerazione. I tifosi veronesi a Varese sono stati costretti a seguire la partita chiusi in una vera e propria “gabbia”, con tanto di plexiglass piazzato davanti. 

Non so se la responsabilità sia della società varesina, della Digos, dell’Osservatorio del Viminale di altre autorità preposte alla sicurezza. A mio modo di vedere lo considero indecente. Come per l’”acquario” del Taliercio. Anche chi si sobbarca una trasferta merita rispetto. E pari diritti. 

CONTI, CONTEGGI E CONTROLLI

“Quando sei arrabbiato, conta fino a cento; se sei molto arrabbiato, bestemmia.” (Mark Twain)

Un pugno di mosche, come a Pesaro e Bologna. La trasferta contro Tortona non ha portato due (sperati) punti in più in classifica, ma la consapevolezza che la squadra ha imbracciato lo spirito garibaldino invocato da Ramagli.
Dal campionato australiano, approdato ai playoff, dovrebbe arrivare l’auspicato rinforzo per allungare le rotazioni, intanto lo sport preferito dai tifosi tastieristi – ovvero fare i conti in casa altrui – prosegue prendendo pieghe spesso irritanti.
E’ un esercizio di stile che lascia il tempo che trova, tuttavia è opportuno fare chiarezza, al netto dei bizzarri virtuosismi di chi si è spinto addirittura a chiedere rispetto.
Rispetto a chi? Rispetto di cosa? La Tezenis è forse ultima in classifica e già spacciata? La squadra di Ramagli sta inanellando figuracce ogni domenica? Chi merita rispetto, senza dubbio, è la famiglia Pedrollo. Al netto di qualche dichiarazione un po’ affrettata, perculando la proprietà, anche in modo sprezzante e con sicumera, si potrebbe ottenere l’effetto contrario: se Gian Pedrollo si stufa e chiude il giocattolo, gli appassionati per ammirare il livello più alto di pallacanestro nel veronese dovranno andare a San Bonifacio o alla Cestistica.
Merita rispetto Alessandro Frosini, persona perbene e competente, che – ve ne sarete accorti – rifugge dichiarazioni e proclami per lavorare sotto traccia.
Non è certo colpa di Pedrollo o di Frosini se alcuni giocatori hanno rifiutato offerte economicamente sostanziose. O se qualche club non ha voluto liberare un giocatore sotto contratto.
Ma veniamo ai conti. Innanzitutto rispetto all’inizio della stagione sono arrivati Sanders e Bortolani (solo per ciascuno 12.500 euro di parametro federale), poi Davis e Pini.
L’invocato nuovo straniero comporterà i seguenti esborsi:
40mila euro di luxury tax per il passaggio al 6+6,
37.500 euro di mancato premio “valorizzazione under 26”,
6.250 euro di parametro federale (dimezzato per il tesseramento nel girone di ritorno).
Sono oltre 83mila euro prima ancora di mettere piede in campo. Oltre ovviamente all’ingaggio (molto alto in proiezione sull’intera stagione) e ad un appartamento in più per ospitare il giocatore.
Andiamo avanti. L’alta affluenza di pubblico registrata in diverse partite non garantisce incassi adeguati. La promozione portata avanti con efficacia da Fabio Crivellaro con le scuole e con le società del territorio infatti porta spettatori al Palaolimpia, ma a condizioni estremamente favorevoli. Così la Scaligera è sotto benchmark rispetto alla cifra sopra i 300mila euro prevista nel budget alla voce incassi al botteghino.
Per finire lo sponsor. E’ vero che il Gruppo Calzedonia ha registrato un sensibile incremento nel fatturato, ma è sufficiente aver studiato ragioneria (senza essere dei bocconiani) per sapere che in un’azienda contano gli utili, che sono ben diversi dal fatturato. E soprattutto che ci sono contratti e solo un ingenuo (accontentiamoci di un termine…garbato) può pensare di andare a bussare da uno sponsor per chiedere altri soldi oltre a quelli pattuiti, solo per rinforzare la squadra.
File davanti alla porta della Scaligera Basket le ho viste solo al culmine dei playoff, per il resto temiamoci stretto lo “zoccolo duro”. E teniamoci stretti i Pedrollo, continuando a vigilare.

P.S.

Ulteriore chiarimento perché evidentemente c’è chi insiste nel voler fare i conti in tasca agli altri senza vedere i bilanci.

La capienza del palasport è di circa 5.400 posti, dai quali bisogna togliere 1.500 posti per gli abbonamenti dei tifosi e di quelli riservati agli sponsor (che sono gratuiti). 

Restano a disposizione della biglietteria meno di 4.000 posti (non sempre tutti esauriti), che portano la proiezione della Società per i ricavi netti al botteghino alla cifra di 300mila euro, al netto di IVA (che è compresa nel costo del biglietto) e Siae. Significa – a fronte di circa 3.500 spettatori per 15 partite – di una media di circa 5,7 euro di utile per ciascun pagante. Questi sono i numeri.

IL GRANDE FREDDO

“Muso duro e bareta fracà” (tipica espressione veronese)

Come vogliamo definire la partita della Tezenis a Brindisi? Inguardabile? Orrenda? Indecente? Schifosa? E la lista degli aggettivi potrebbe continuare.

Ma, di grazia, come vogliamo parimenti giudicare alcune proposte circolate sui social dopo il -34 al PalaPentassuglia? Bizzarre? Assurde? Provocatorie? Demenziali?

Di sicuro chi propone di boicottare la prossima partita di campionato lasciando vuoto il Palaolimpia per protesta meriterebbe di essere apostrofato come faceva Rupert Sciamenna (Maccio Capatonda): “Ma questo è un coglione!”.

Per non parlare di chi, da tempo, vaneggia sulla società che vuole retrocedere o di chi pretende la restituzione dei soldi dell’abbonamento. Commenti “ad mentula canis”. 

Perché mai come in questo momento la Tezenis ha bisogno del sostegno del suo pubblico, che ha già assicurato una spinta importante nelle vittorie contro Trieste e Brescia. Come si può pensare di fare lo sciopero del tifo proprio in una partita fondamentale come lo scontro diretto con Reggio Emilia, che attende i giganti gialloblù alla ripresa del campionato? Questa non è un’opinione, ma un’idea folle. E il rispetto è dovuto a chi lavora e si sbatte per la Scaligera. Lo stesso rispetto che meritano i 3 tifosi veronesi scesi a Brindisi per poi assistere alla disfatta (con precedente deviazione a Nardò per riabbracciare Mitch e Tom) o i 7 della vincente trasferta a Napoli. E quelli che andavano a vedere la Sanzeno anche in serie C.

Così, se all’inizio il capro espiatorio delle magagne della Scaligera è stato il Fuggitivo, poi c’è stato Holman, adesso c’è Sanders. E pure Ramagli. Chi, pur legittimamente, invoca la scossa, può far prima infilando due dita nella presa della corrente. 

E ovviamente non possono mancare le accuse alla proprietà. Certo si poteva far meglio, senza dubbio qualche scelta si è rivelata infelice, ma non è colpa della società se un giocatore fugge (e sui social c’è ancora qualche beota che insiste: la responsabilità non può essere solo da una parte), né si può pretendere che un ulteriore extrabudget metta a repentaglio la stabilità economica del club. Nonostante la risposta del pubblico sia stata spesso ragguardevole.

La sosta porterà l’addizione attesa da troppo tempo, il debutto di Devin Davis – pur nel Grande Freddo del PalaPentassuglia – ha fornito sicuramente un contributo migliore del suo precedessore (ci voleva poco…), ma questa Tezenis ha bisogno di centimetri e punti nelle mani. Tutto il resto è un esercizio per le legioni di frustrati note a Umberto Eco. 

L’ALFABETO DEL 2022

A (Serie, categoria di campionato) – Mancava da 20 anni e finalmente la Verona dei canestri è tornata dove merita di stare.

BORTOLANI – (Giordano, giocatore) – Ha garra e intensità, qualità molto utili in questa Tezenis che lotta per la salvezza.

CAPPELLETTI (Alessandro, giocatore) – Sull’asse play-pivot (mi sia concessa questa digressione nostalgica…) il miglior acquisto per la serie A che aveva mancato sul campo per due anni di fila. Se la merita alla grande e meriterebbe una chiamata dal Poz. 

DIRITTI (Televisivi ) – Troppi vincoli e divieti, troppa tendenza a scimmiottare il calcio. Troppe limitazioni per le testate locali che sarebbero pronte a dare più spazio. E’ una decisione di LBA, che i club talvolta subiscono. Il basket ha bisogno di maggiore e ampia visibilità, la più generalista possibile. A cominciare dalla Nazionale per passare al campionato. 

ECODENT (Sponsor) – Assieme a Tezenis è lo sponsor più longevo della pallacanestro veronese. Sostiene l’Alpo Basket che sotto l’appassionata e paziente mano della famiglia Soave è alla decima stagione consecutiva in A2 femminile. 

FROSINI (Alessandro, general manager) – E’ modesto, qualità rarissima nel suo mondo. Lavora in silenzio e porta a casa risultati evidenti. Basta vedere dove era arrivata Reggio Emilia. La speranza è che ci riesca anche con Verona. 

GNOCCHI (Piatto tipico) – Assieme alla carbonara la pietanza preferita di Taylor Smith. Però la consumazione dopo la consegna a domicilio con un delivery non appare come l’opzione migliore. Però il “sarto” resta un giocatore di una simpatia unica e straordinariamente da applausi. 

HOLMAN (Aric, giocatore) – Finora ha fatto l’americano solo a (rari) sprazzi. Dal linguaggio del corpo lascerebbe trasparire un’indole incline all’indolenza, in realtà per fisico e talento può essere il valore aggiunto nella Tezenis. Deve dimostrarlo con continuità. 

IMBRO’ (Matteo, giocatore) – Uno che lascia Verona per Scafati e Ramagli per Caja non necessita di ulteriori commenti. 

JAMARR (Sanders, giocatore) – Criticato parecchio perché non dà il contributo che ci si attende da un americano, ma è bene ricordare che si gioca con un pallone solo. E’ in crescita (Pecchia semicit.)

KARVEL (Anderson, giocatore) – Era il leader della Tezenis in A2, lo è anche in serie A. Non era così scontato. Come è inusuale vedere un giocatore che sui social chiede scusa ai tifosi dopo aver messo a referto 20 punti nella sconfitta con Pesaro.

LIVORNO (Città di mare della Toscana) – E’ la città di Alessandro Ramagli, livornese di scoglio. Allenatore di profonda onestà intellettuale. Quest’anno credo che non dovrà temere di “vergognarsi” per non avere ancora fatto il bagno al 12 di giugno. Si è ripreso quello che avrebbe meritato di conquistare nel 2015, dopo la vittoria nella Coppa Italia di A2. Grazie coach.

MULO (Termine per definire i ragazzi a Trieste) – Mi riferisco a Marco Spanghero, detto Spongi. Le sue parole il giorno del ritorno a Verona e poi la sera della promozione in serie A sull’incubo vissuto nella prima stagione post-Ramagli sono l’emblema del riscatto. E nel 2022 è diventato anche papà, il canestro più bello. 

NAPOLI (Città, capoluogo della Campania) – Ultima trasferta dell’anno. 7 tifosi della Locura sono partiti la mattina di Santo Stefano in aereo o in treno per poi raggiungere il Palabarbuto con il mitico autista Ciro. E se la sono goduta. 

ORGANIZZAZIONE (Societaria) – Quella della Scaligera Basket e del suo management, che comprende il d.s. Agostinelli, il responsabile marketing e commerciale Sordelli, il responsabile della comunicazione Zaffani e quello dell’Academy e della biglietteria Crivellaro, è sicuramente da fascia alta dei playoff. Per non parlare dello staff medico con il dottor Paolo Cannas e il dottor Enrico Vittone. E naturalmente lo staff tecnico, con gli assistenti Bonacina, Gallea e il preparatore fisico Braida. Siamo al top.

PEDROLLO (Famiglia, proprietaria della Scaligera Basket) – Dopo vani assalti (ma solo in una stagione, quella sanguinosa del 2015, con il dichiarato obiettivo di salire) ha riportato la Verona dei canestri in serie A. Proprio nella stagione “macchiata” (non per colpa della proprietà) dalla penalizzazione per un ritardo di poche ore nel pagamento della reta d’iscrizione. Rivincita con gli interessi. 

QUID (Pronome latino) – Qualche cosa è mancata in questa prima parte della stagione: un po’ di fortuna in un paio di partite in casa, la correttezza ed il saper rispettare i contratti da parte di un giocatore e del suo agente, un’ala con punti nelle mani, un po’ di centimetri sotto canestro. 

ROSSELLI (Guido, giocatore) – Capitano, nuova bandiera, veterano, babbo. Cosa chiedere di più? 

SELDEN (Wayne, giocatore) – ***

TAYLOR (Smith, giocatore) – Un centro multitasking di 198 cm., se sapesse anche tirare da 3…per il resto guardare alla lettera C. 

UDOM (Liam, giocatore) – La Tezenis gli ha fatto un quadriennale, è normale che fatichi in serie A. Il tempo sarà galantuomo. 

VENEZIA (Città, capoluogo del Veneto) – E’ il comune che, nel quartiere metropolitano di Mestre, ha dato i natali a Davide Casarin. Giocare da “figlio di” non è mai facile, in A2 ha trovato la sua dimensione a Verona, in serie A tra un pasticcio e una giocata a velocità supersonica ha ancora notevoli margini di miglioramento. A parte Spagnolo è l’unico 2003 che gioca con un minutaggio importante. 

WESTERN (Genere cinematografico e letterario americano) – Nel campionato di A2 c’è il Pistolero, simbolo del miglior giocatore del campionato). La sera del 12 giugno tutti i giganti gialloblù erano pistoleri, con il cappello da cowboy. Francesco Candussi è stato uno degli emblemi della cavalcata nei playoff. In serie A ha pochissimo spazio, ma la gratitudine non passerà mai. 

XAVIER (Johnson, giocatore) – Uno degli artefici dell’esaltante ritorno in serie A. Si batte anche al piano superiore. 

YIN E YANG (Concetto della filosofia cinese) – Se vogliamo estenderlo (con un adattamento molto personale) al 2022 che ci siamo appena lasciati alle spalle: lo Yin è la stagione in serie A, irta di difficoltà; lo Yang la magnifica cavalcata nel campionato di A2. 

ZAPPALA’ (Matteo, allenatore) – Il coach-avvocato ha conquistato con San Bonifacio la promozione in C Gold. Ormai si perde il conto dei campionati vinti, dopo Bussolengo e Cestistica. Doppio salto per la piazza sambonifacese, con in mezzo lo stop per il Covid, così ora il basket veronese ha due squadre nel più importante campionato regionale.

50 – Una cifra, aggiunta extra all’alfabeto. Nel 2023 James Tirelli, storico team manager e addetto agli arbitri, festeggerà le nozze d’oro con il basket: 21 anni con l’Atletico Borgo Trieste, 29 con la Scaligera Basket. Auguri doppi, lui sa perché.

*** spazio libero per  vostri commenti.

LETTERA A BABBO NATALE

“Lascio agli altri la convinzione di essere i migliori. Per me tengo la certezza che nella vita si può sempre migliorare” (Marylin Monroe)

Caro Babbo Natale,

scrivo a te anche se è noto che la Santa di Verona è Lucia. Purtroppo lei è cieca, come la fortuna. Quella che è un po’ mancata finora alla Tezenis. Insomma Santa Lucia non ci vede e quindi temo che non avrebbe saputo dove intervenire. 

Caro Babbo, vorrei che portassi più serenità in casa Scaligera, così da non sentire cose eccessivamente brutte all’indomani di una sconfitta, magari appena una settimana dopo l’euforia per una vittoria importante.

Babbino caro, vorrei anche che facessi capire che la serie A non è l’A2. E se ci eravamo fatti la bocca buona con le 24 vittorie in 30 partite di regular season, quest’anno dobbiamo abituarci a soffrire. Inevitabilmente.

A Natale puoi, recita il claim del celebre spot. E allora, Babbo mio, cerca di darci un taglio con quelli che sui social postano anche gli starnuti dei nostri ex. Ma si sono accorti di quanto è diversa l’intensità di questo campionato?

Già che ci sei, magari fatti dare anche la carta di credito dei criticoni da tastiera. Il budget è quello, mica potevamo sperare che arrivasse Campazzo: come no, col… (la rima completala pure tu, Babbo).

Caro Babbo, se ce la farai, porta una striscia di vittorie in regalo a coach Ramagli e ai tifosi gialloblù. A Verona applaudono e incitano sempre, non come a Treviso o Reggio Emilia dove fischiavano già all’intervallo.

E anche se a Natale siamo tutti più buoni, vorrei che potessi invocare il Karma per chi sai, “innominabile” giocatore cui garba tanto il paese della mezzaluna. E ancor di più per il suo consigliere gaglioffo.

Infine porta in regalo una rapida guarigione e una nuova squadra (qualunque sia) al neo babbo Spongi e a Gio Pini: due ragazzi che ci sono rimasti nel cuore e meritano il meglio.

Buon Natale e Buon Basket a tutte e tutti (così accontentiamo anche l’utilizzo del genere).

SOLDEN

“Articolo quinto: ci gha i schei, gha vinto. Articolo terso: sensa schei ti gha perso”. (Detto popolare veronese)

Appare in tutta evidenza che il rapporto tra Wayne Selden e la Scaligera Basket è finito. E non è recuperabile. Lo strappo operato lunedì sera dall’agente del giocatore, Charles Misuraca, risulta impossibile da ricucire, a meno che Selden non rinunci alla procura, lasciando l’agenzia Slash Sports per un altro agente. Ma il comportamento di queste ore non lascia spazio ad un'”happy end”.

La Scaligera Basket ha replicato in modo conciso, ma estremamente fermo: “Letta la comunicazione dell’agente dell’atleta Wayne Selden, con la quale comunicava la risoluzione unilaterale dal contratto con la nostra società, contesta fermamente ed integralmente la legittimità di tale iniziativa e comunica di aver già incaricato il proprio legale per le iniziative da intraprendere in ogni opportuna sede”. 

Insomma la palla adesso passa ai legali, con i tempi notoriamente lunghi della giustizia civile.

Una cosa è certa, Selden senza il nulla-osta della Scaligera non può andare a giocare da nessuna parte. E’ un tesserato e per il trasferimento è necessario il transfert della Fiba, che ovviamente viene concesso solo dopo il benestare della società che ha il giocatore sotto contratto.

Nessuna inadempienza, quindi, ma probabilmente un tentativo maldestro di evitare il pagamento dell’oneroso buyout (80mila euro) per liberare il giocatore che aveva un’opzione di uscita solo per chiamate dalla NBA o dall’Eurolega. E’ verosimile che in questi giorni possa essere arrivata una proposta economicamente più allettante, che ha messo in moto l’agente di Selden. Con modalità imbarazzanti.

Tutta una questione di soldi, insomma. Tra l’altro risulta che il mese di agosto sarebbe stato pagato addirittura in anticipo al giocatore. Così il rapporto è incrinato, irrimediabilmente. Bisogna tener sempre conto degli equilibri nello spogliatoio e dei rischi di altri colpi di testa, come quello di lunedì sera, dopo la trasferta a Sassari.

Il g.m. Alessandro Frosini e il d.s. Eugenio Agostinelli sono già al lavoro per individuare il sostituto, cosa non semplice. La Scaligera perde il suo giocatore più talentuoso e non sarà facile rimpiazzarlo. La Tezenis ha ancora due visti a disposizione, che diventerebbero 3 in caso di passaggio al format 6+6, con il pagamento di una luxury tax di 40mila euro.

LA FORZA DEL TALENTO

“La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l’opportunità”. (Lucio Anneo Seneca)

Mi sono svegliato nel cuore delle notte: Wayne Selden stava giocando a volley al Palaolimpia. Soltanto un brutto sogno, grazie al coelo, alimentato dalla distanza siderale dell’ultimo tiro e dall’adrenalina che circolava ancora a tutta.
“Is my job” ha detto “Blu eyes” ridacchiando nel commentare la tripla della vittoria. Non ci poteva essere modo più esaltante per riportare la Verona dei canestri in serie A. Dopo 7.463 giorni. Bentornata, alla grande. Vinta con i numeri di Selden (“se quando sta male gioca così, chissà quando sta bene cosa farà” ha osservato sardonico coach Frank Vitucci) e di Holman, con il centro bonsai che impreca in italiano fluente ma ha già fatto impazzire i tifosi gialloblù, con il fuoco offensivo di Anderson, con l’energia e l’intensità di baby Casarin, con gli assist e il coraggio di Cappelletti. Con la squadra, coesa, motivata e messa bene in campo dal direttore l‘orchestra Ramagli, che sa far suonare tutti gli strumenti giusti al momento giusto.

TENIAMOCI STRETTI I PEDROLLO

“La felicità non si trova nei soldi, ma nello spenderli” (Marilyn Monroe)

In questi ultimi 20 anni siamo stati abituati a frequentare a lungo le classiche pizzerie sotto casa. Poi siamo saliti di livello cimentandoci con trattorie via via più di qualità, fino a qualche buon ristorante. Adesso – ribadisco, dopo 20 anni – è arrivato il momento di provare anche qualche locale stellato. E le cene in certi posti costano.
Questo per dire che non bisogna stupirsi se nella nuova stagione dei canestri costerà di più andare al palasport: il menu è adeguato e le squadre stellate hanno prezzi all’altezza della loro fama.
E’ probabile che ci sia chi si attendesse rincari più contenuti, ma il budget della serie A comporta maggiori costi anche per vedere le partite. Chiudendo la discussione con la celebre battuta di un venditore d’auto inglese: “Se chiedi il prezzo di una Rolls Royce vuol dire che te la puoi permettere”.
Piuttosto teniamoci stretta la famiglia Pedrollo. Impegni sempre rispettati fino al centesimo, disponibilità costante ad affrontare eventuali extrabudget, fastidio totale per le sconfitte.
In sostanza tutta un’altra cosa rispetto a chi ha progetti ambiziosi, sostenuti però dai soldi degli altri. Mi viene in mente la campagna di crowfunding lanciata dalla Clivense, presentata come “un modello di business moderno, tipico dei top club della Premer League inglese e della Liga spagnola”. Sarebbe un po’ come se a San Bonifacio lanciassi un progetto ispirandomi alla NBA…fly down, o no? Tra l’altro dichiarando di ambire ad acquisire il titolo di serie D prima del campionato 2022/2023, obiettivo mi pare non rispettato nell’operazione con il San Martino, in Eccellenza. Tant’è, ognuno a casa sua fa come gli pare, ma continuo ad avere qualche perplessità su iniziative di questo tipo legate allo sport professionistico: chiedo i soldi agli altri e decido io.

Squadra fatta, anche quest’anno. Il g.m. Frosini e il d.s. Agostinelli hanno lavorato molto sottobraccio sul mercato americano, portando in gialloblù il trio Selden-Holman-Taylor.
Wayne Selden è il giocatore che vanta il pedigree più sostanzioso, con oltre 100 partite nella NBA e negli ultimi due anni anche la doppia esperienza in Israele e Turchia. E’ vero che nella stagione da poco conclusa ha raccolto in tutto 14 presenze tra Knicks, il campionato della mezzaluna e l’Ironi Nes Ziona, ma il talento c’è e sicuramente potrà dare un contributo di peso, oltre a garantire un’impennata di abbonamenti tra il pubblico femminile…
Aric Holman è una forza della natura, muscoli e centimetri per presidiare l’area colorata, ma anche buona mano dal perimetro. E l’avventura in Germania costituisce un buon precedente.
Chi ha decisamente meno centimetri per il ruolo è Taylor Smith, “small center” che nonostante i 197 centimetri ha sempre assicurato presenza sotto canestro, pur contro totem più grandi e grossi. Il “sarto” innamorato della carbonara, che i tifosi veronesi ricordano con la maglia di Ravenna, quando i bizantini eliminarono 3-0 la Tezenis di Luca Dalmonte nei quarti dei playoff dopo la memorabile impresa con Biella, ritrova in gialloblù Karvel Anderson: avevano giocato assieme nella stagione 2019 in Francia con il Gravelines. E Anderson su Instagram ha dato subito il benvenuto all’ex compagno.
Sul fronte degli esterni coach Ramagli si è affidato Cappelletti (che meritava di tornare al piano superiore dopo averlo mancato in due finali consecutive dei playoff) e Imbrò, scommetterà ancora sulla crescita di Udom e poi Guidone alla soglia dei 40 anni continuerà a spiegarla a tutti.