CHE TRIS DI EMOZIONI

Mi sto godendo i pochi giorni di ferie che sono riuscita a fare quasi al termine di un’estate che mi ha visto vivere momenti personali di grandi cambiamenti. Stasera però non ho potuto esimermi dal guardare il mio Padova alla tv all’opera in quel di Modena. “Cominceremo la trasmissione quando avremo già in tasca… Facciamo… Immaginiamo.. 7 punti”, aveva previsto il direttore dandomi il 15 settembre come data di avvio della nostra ormai storica diretta “Alè Padova”. E chi non avrebbe firmato per un inizio con due vittorie e un pareggio? E invece i biancoscudati  hanno saputo fare di meglio. 3 partite, 3 vittorie, 3 grandi concentrati di intensissime emozioni, per usare un concetto tanto caro all’allenatore Sullo. Sostanza, corsa, agonismo, accortezza, totale assenza di prime donne, un gruppo che si aiuta e si supporta in entrambe le fasi: ecco le caratteristiche che permettono in questo momento al Biancoscudo di essere la squadra della C di cui si parla di più. E per una volta tanto con parole di elogio. Come quelle utilizzate dal commentatore tecnico della Rai, Mario Somma, che ricordo come allenatore di uno straordinario Arezzo che stravinse il campionato di C 2003-2004 (l’anno della staffetta Glerean-Ulivieri ricordate?). Somma ha sottolinearo come non sia affatto scontato far vedere un bel calcio con un modulo come il 3-5-2 e ha fatto i complimenti a Sullo sia in particolare per l’azione da manuale che ha portato al gol di Castiglia (“Devi andare a Coverciano oggi come oggi per vedere un gol così”) sia in generale per il numero di giocatori che riesce a portare in area quando si attacca e davanti a Minelli quando si difende. “Semplice – ha risposto Sullo – quando hai a disposizione giocatori con così tante diverse caratteristiche e così tanto disponibili a darmi tutto”.

Mah semplice mica tanto! Questo Padova sta dimostrando che con la cultura del lavoro e lo spirito di sacrificio i risultati arrivano. Detto questo, non si è fatto ancora nulla. Si può fare ancora di tutto e di più. Per cui avanti così. E sotto con il Carpi domenica. Partita che potrete finalmente vivere, se lo vorrete, anche insieme a noi di Telenuovo!

SULLO E LE EMOZIONI

Buonissimo il primo tempo del Padova. Grande la reazione biancoscudata dopo il rigore del pareggio della Virtus Verona. Bravo Lovato in difesa, sicuro come un veterano; infinito Minelli in porta, soprattutto quando ha salvato la porta dal possibile 2-2, cinico Santini quando ha battuto il rigore del 2-1, spiazzando il portiere con freddezza, astuto come una faina Soleri quando ha inzuccato il 3-1 della sicurezza.

In questo post però, più che dilungarmi su oggettive analisi tecnico-tattiche, mi voglio soffermare su quanto ha detto l’allenatore, Salvatore Sullo, in sala stampa, con gli occhi lucidi di chi sa di aver fatto una cosa grande e di aver quindi raccolto il primo frutto al termine di un periodo di grande lavoro. Una frase su tutte mi ha colpito: “Per uno come me che ha rischiato di morire giovane le emozioni sono tutto. Se non provi delle emozioni e come se non vivessi. Quindi potete immaginare quanto sono emozionato oggi ad aver vinto la prima partita e ad aver ricevuto l’abbraccio dei tifosi che sono venuti numerosissimi a seguire la nostra prima gara”. Già, la società gli aveva chiesto di vincere la prima partita e lui ce l’ha fatta, giocando soprattutto nei primi quarantacinque minuti un buon calcio. Erano 10 anni che i biancoscudati non vincevano la prima di campionato tra i professionisti (stagione 2009-2010: PADOVA-MODENA 1-0, gol di Totò Di Nardo): due anni fa, nell’annata poi conclusa trionfalmente con il ritorno in B, l’esordio era stato da fulmini e saette con un brusco stop per 3-0 a Renate, tanto per essere chiari.

Oggi, quindi, a vedere il Padova vincere ci siamo emozionati tutti. Ed è stato proprio intenso il pomeriggio vissuto allo stadio “Gavagnin Nocini” di Verona. Sullo ha detto che gli ha fatto piacere notare come il pubblico si sia abbonato alla cieca, spinto e convinto evidentemente dalla tenacia e dalla voglia di lavorare di un gruppo di ragazzi che, dal primo allenamento, si stanno impegnando come non mai. In effetti, dopo l’amarissima retrocessione, non era scontato che i fedelissimi fossero più di 3.000 e questo non può che essere il primo mattoncino importante di un cammino che ci si augura sia pieno ancora di tante emozioni.

Intanto ci godiamo queste. Che non sono poca cosa visto il tristissimo epilogo della passata stagione. E speriamo di viverne altre, sempre più grandi. Sempre più intense. Ce lo meritiamo.

TESTA BASSA E PEDALARE

Esordio amaro, amarissimo, in Coppa Italia per il Padova. Che passasse il turno il Cittadella si poteva anche mettere in preventivo, che finisse 3-0 per i granata con due gol realizzati nel giro di pochi minuti nel primo tempo anche no.

Alla vigilia Sullo aveva detto chiaro e tondo che la squadra obbligata a passare il turno era il Cittadella e che il suo Padova era chiamato “solo” (si fa per dire) a fare una grande partita ma purtroppo la grande partita non è arrivata. O meglio: il risultato finale è effettivamente troppo pesante se si tiene conto del palo preso, delle occasioni create soprattutto nella ripresa e della palla gol nitida di Santini neutralizzata da Maniero prima ancora che il Cittadella si affacciasse dalle parti di Minelli a inizio primo tempo. Ma in ogni caso ci sono ancora tantissimi aspetti su cui lavorare a testa bassa e di buona lena: la difesa, composta a mio avviso da diversi giocatori di categoria superiore, va registrata. A centrocampo occorre trovare più sintonia , velocità e fluidità di manovra (queste caratteristiche arriveranno senz’altro anche con una migliore forma fisica) e in attacco bisogna iniziare a buttarla dentro. Le occasioni ci sono state e questo è l’unico lato positivo della partita, ma bisogna segnare.

Oggi è arrivato Bunino e io mi auguro vada in doppia cifra nella prossima stagione come ha detto in conferenza stampa. Perché da che mondo e mondo (anzi da che calcio e calcio) una squadra che vuole essere protagonista passa necessariamente e soprattutto per un attacco prolifico. Meglio se con almeno una delle punte che va in doppia cifra (per favore non ricordatemi che Guidone, nell’anno della promozione in B del Padova nel 2018, si è fermato a 9 reti e abbiamo vinto ugualmente il campionato, perché sapete meglio di me che normalmente non va così).

Buon ferragosto a tutti!

ED E’ SUBITO DERBY

Giusto stamattina discutevo con i colleghi a proposito dei primi impegni di Coppa Italia del Padova. Poche ore dopo ecco la prima notizia: l’11 agosto, nel secondo turno, sarà già derby col Cittadella al Tombolato. Non male come match nel cuore dell’estate per ripartire con un po’ di entusiasmo. Intanto il Padova sta faticando a Masen di Giovo con il nuovo allenatore Salvatore Sullo che mi sembra uno che sa il fatto suo per essere un debuttante da titolare della panchina.

Vuole proporre un calcio per attirare la gente allo stadio, come aveva detto nel giorno della sua presentazione. “Sogno che la domenica alle 11 già la gente non veda l’ora di venire allo stadio per vedere la propria squadra giocare bene e possibilmente vincere”. E’ anche bravo Sullo a toccare le corde giuste durante le conferenze stampa, puntando al cuore degli interlocutori, utilizzando concetti molto semplici ma che il tifoso ama sentir pronunciare: si sta formando un gruppo, i ragazzi mi seguono, stanno mettendo impegno e sacrificio.

Visto che la società gli ha chiesto di vincere la prima partita (e intendeva la prima di campionato ovviamente), credo non sarebbe male se il primo match con la vittoria fosse proprio il derby contro i cugini granata che l’anno scorso hanno sfiorato la serie A perdendo in finale contro il Verona. Non perché sia il derby più sentito qui a Padova (c’è chi nemmeno lo considera derby quello col Cittadella) ma perché rappresenta comunque una sfida di alto livello. Se la portiamo a casa, è un ottimo inizio.

LA SCOMMESSA SULLO

Girava da giorni la voce, evidentemente ben fondata, che l’allenatore del Padova sarebbe stato un nome che ancora non era circolato. Un nome fuori dal mazzo dei candidati. Una sorpresa. E sorpresa è stata. La scelta del direttore sportivo Sean Sogliano è ricaduta su Salvatore Sullo. Secondo di Giampiero Ventura a Bari e Torino ma anche, l’anno scorso, nella sfortunata parentesi dell’ex tecnico della Nazionale al Chievo.

Credo che a questo punto le intenzioni della società siano chiare: Sogliano non ha puntato su un allenatore esperto e scafato, ma su una giovane scommessa. Con un solo anno di contratto. Quindi credo che il passo successivo sarà quello di allestire una squadra giovane, con tanta fame di crescere e stupire.

Nei prossimi giorni la presentazione. Lo guarderemo negli occhi e capiremo lo spirito con cui ha deciso di sposare la causa biancoscudata. Intanto la constatazione che Sogliano è stato bravissimo a lavorare sotto traccia estraendo dal cilindro un nome che nessuno degli addetti ai lavori ha mai fatto in queste settimane.

SOGLIANO E MANDORLINI? MAGARI!

Stavolta mi voglio sbilanciare. Mentre il Cittadella si sta giocando la serie A e in città e provincia non si parla d’altro che di argomenti a tinta granata, spezzo una lancia nei confronti del nuovo Padova. La prima uscita pubblica del neo presidente Daniele Boscolo Meneguolo mi ha colpito positivamente. Alla cena dell’Aicb si è subito mescolato ai tifosi, salutando la signora di 95 anni e il bambino di 8 con naturalezza e un affetto sincero. Si è seduto davanti a Mario Merighi, ascoltandolo, condividendo con lo storico tifoso biancoscudato le sue prime impressioni. Poi è salito sul palco, promettendo che lui e gli altri nuovi dirigenti cercheranno di rimuovere in tempi rapidi il Padova dalle sabbie mobili della serie C.

Ecco. Da questa considerazione parto per questo nuovo post. Per risollevarsi dalla categoria che più di ogni altra è un bagno di sangue servono scelte oculate che ricadano su profili vincenti. Tanti i nomi che circolano in queste ore per i ruoli di direttore sportivo e allenatore, i primi due soggetti fondamentali per creare poi una squadra che possa vincere. Su tutti Sean Sogliano, che poi potrebbe portare con sé Andrea Mandorlini.

Sogliano ritengo sia il profilo ideale, specie se penso che a Verona è riuscito nell’impresa di partire dalla serie C arrivando in serie A, mantenendo anche la categoria. Per Mandorlini si tratterebbe di un ritorno: è già stato a Padova da dicembre 2006 a giugno 2007 in serie C, risollevando la squadra dai bassifondi della classifica. Solo per un soffio non arrivarono i playoff e a fine anno l’allora presidente Cestaro cercò in tutti i modi di trattenerlo per permettergli di portare avanti l’ottimo lavoro fin lì svolto. Il matrimonio però non durò perché per il tecnico di Ravenna arrivarono le sirene della serie A (Siena). Per via che la vita è una ruota che gira e prima o poi si ritorna da dove si è partiti, non mi dispiacerebbe un Mandorlini bis in cui si vedesse l’allenatore portare a termine la missione interrotta 12 anni fa (ovvero riportare il Biancoscudo in B).

Anche se, sono onesta, come allenatore del Padova non mi dispiacerebbe nemmeno un certo Bruno Tedino. Doveva venire tre anni fa, poi non se ne fece più nulla. Se tornasse in auge, la pista che porta a lui non sarebbe niente male.

L’importante comunque è che Boscolo Meneguolo e prima di lui Joseph Oughourlian tengano fede alla promessa fatta: ovvero di portare a Padova persone con il dna vincente. Con personalità e competenza. E anche con un’abbondante dose di “saperci fare” con la piazza. Padova, lo sappiamo, va presa per il verso giusto…

SI VOLTA PAGINA

E’ dal 1999 che seguo il Padova in qualità di giornalista. Di avvicendamenti ne ho vissuti diversi: quando ho iniziato a scrivere sul “Mattino” delle vicende biancoscudate il presidente era ancora l’odiatissimo Viganò che di lì a poco avrebbe passato il testimone ad Alberto Mazzocco. Poi arrivò Marcello Cestaro, tanto amato durante il suo lungo regno durato oltre 10 anni ma odiato oltre misura dopo la cessione del Biancoscudo a Diego Penocchio, artefice di un (quasi) fallimento con conseguente necessità di ripartire dai dilettanti con una nuova proprietà.

Nel 2014 la rinascita, dopo la retrocessione e la sparizione dal calcio professionistico: due imprenditori padovani che rispondono al nome di Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto raccolgono le ceneri della società e ripartono. Arrivano due promozioni, una supercoppa e purtroppo una retrocessione. Bonetto, che due anni fa era divenuto socio di maggioranza, esulta per il ritorno in B e si dispera per la discesa in C a distanza di soli dodici mesi.

Oggi è lui, Roberto Bonetto, a lasciare. Il nuovo socio di maggioranza sarà il suo socio franco-armeno Joseph Oughourlian.

A fine mese sarà quest’ultimo a fare una conferenza stampa di presentazione del suo entourage e dei suoi progetti per il Padova del prossimo campionato. Non ho dubbio alcuno sulla sua serietà, penso anche che sia competente, visto che è nel calcio da diversi anni. Il giorno della conferenza stampa però spero di riuscire a scorgere nei suoi occhi anche un po’ di sana passione. Un pizzico di attaccamento ai colori biancoscudati. Una luce che mi faccia dire che veramente siamo finiti nelle giuste mani da tutti i punti di vista, non solo quello, comunque fondamentale, della solidità economica. Me lo auguro, perché, come dicevo nel post precedente, qui non c’è solo una squadra da riportare nel calcio che conta ma anche un ambiente da ricompattare ed entusiasmare dopo una retrocessione amarissima.

Un grazie di cuore a Roberto ed Edoardo Bonetto. I nostri rapporti non sono sempre stati rose e fiori e spesso li ho sentiti lontani dal mio modo di pensare e sentire (probabilmente loro potrebbero dire la stessa cosa di me) ma l’impegno che hanno messo su Padova e sul Padova non si discute. Così come non si discute una promozione come quella dell’anno scorso, arrivata attraverso una straordinaria cavalcata.

ATTENDIAMO MERCOLEDI’

Il Padova ha chiuso penultimo. Mettendo insieme il record stagionale di pareggi (ben 16). Che dire… Su cosa si poteva fare in campo più di quello che si è fatto abbiamo già speso fiumi di inchiostro. Gli errori commessi da parte di tutte le parti in causa (società, direttore generale, allenatori, giocatori) sono talmente tanti che a riassumerli si rischia solo di buttare giù pagine e pagine di parole che suonerebbero però come una colata di cemento di difficile digestione.

Meglio ora proiettarsi al futuro. All’immediato futuro. Il presidente Roberto Bonetto ha già detto che lui e il suo socio franco armeno Oughourlian andranno avanti insieme. Quindi la prima buona notizia è che il calcio Padova continuerà ad esistere. La seconda è che Bonetto non molla. Non sbatte la porta per le tante, troppe, critiche, spesso anche ingenerose, che gli sono piovute addosso per questa infausta stagione. Mercoledì sapremo come verranno ripartite le quote societarie e qui credo proprio che Bonetto il pacchetto di maggioranza lo passerà ad Oughourlian.

Spero a questo punto che ci sia anche la terza buona notizia: ovvero che Oughourlian dimostri di avere a cuore le sorti biancoscudate aldilà di tutto quello che il nuovo ruolo sul Padova può offrirgli a livello di sviluppo lavorativo. Quest’anno allo stadio si è visto poco. Mi auguro, se prende la maggioranza, che l’anno prossimo dimostri l’attaccamento alla squadra, alla piazza e ai tifosi che il ruolo di socio di maggioranza richiede. Se è infatti vero che in questo momento il tifoso è depresso e arrabbiato per essersi visto sfuggire via così presto la serie B appena riconquistata è altrettanto vero che basta poco per riaccendere la voglia di crederci, di riavvicinarsi alla squadra. Direi che è soprattutto a livello psicologico ed emotivo che la società dovrà lavorare in primis per riconquistare il pubblico. Per riprendersi Padova e restituirle il sorriso e l’orgoglio di essere biancoscudata. Solo con questa premessa si potrà tentare la risalita augurandosi che riesca al primo colpo.

IL DEGNO FINALE

Signore e signori: i giochi sono fatti, nulla va più! Rien ne va plus!

Il croupier del campionato ha sanzionato oggi al “Vigorito” la retrocessione del Padova in serie C. Ha ragione Matteo Centurioni stavolta: “Non c’è modo più crudele di chiudere la partita e il campionato”. Eh sì… Nell’ultimo terribile minuto della sfida in casa del Benevento si è materializzato il film dell’intero campionato. Il Padova che si porta in vantaggio per ben tre volte, il Padova che viene raggiunto, il Padova che non fa in tempo a far provare una gioia ai suoi tifosi che subito gliela fa rimangiare, gliela soffoca di brutto. Il Padova che fa sperare e subito dopo fa disperare. Pazzesco. A Benevento oggi i biancoscudati avevano saldamente in pugno la possibilità di giocarsi l’accesso ai playout sabato prossimo contro il Livorno in casa. Al 93′ eh mica al primo minuto di gioco quando ad aprire le danze del 3-3 era stato Pulzetti. Al 94′ paf, la bolla si è rotta, in un nanosecondo il gol di Coda ha riportato tutti sulla terra. Anzi col sedere per terra. E solo chi è caduto di sedere almeno una volta nella sua vita sa quanto faccia male!

Si retrocede in serie C insomma. E si sapeva da mesi visto che col Lecce mercoledì era arrivata solo la quinta vittoria da agosto ad oggi. Farlo così ha però per l’ennesima volta dell’incredibile. Del pazzesco. Non si può risvegliarsi così all’ultimo e buttare via la milionesima occasione del campionato. Ora ci vorrà qualche giorno per decantare la rabbia. Ci vorrà un periodo per anestetizzare il grande grande, per rimarginare la profonda ferita.

Poi però bisognerà pur rialzare la testa. Bisognerà pur capire cosa ha intenzione di fare Roberto Bonetto. Bisognerà pur pensare che, in qualche modo, si può ripartire. Buttare via tutto quel che si è fatto quest’anno è la scelta più comprensibile e istintiva, ma proprio perché l’istinto non è stato un gran compagno di viaggio, bisognerà pur ripartire dalla ragione. Da un’analisi oggettiva. Da un bilancio fatto con calma e sale in zucca. Qualcosa da salvare c’è. Qualche giocatore anche. L’impegno di qualcuno c’è sempre stato. Ripartiamo da questo e soprattutto cerchiamo di ricreare un minimo di entusiasmo, azzeccando la scelta delle persone nei ruoli chiave (e ho scritto “persone” non a caso). Solo così si può sperare di non affondare ancor di più…

 

AGONIA PROLUNGATA

Sì lo so, sicuramente vinceremo a Benevento e contro il Livorno all’ultima giornata.  Alla fine, pur non meritandolo, la svangheremo. Lotteremo fino all’ultimo istante dell’ultima partita. I ragazzi ci credono.

Può anche essere che finisca così. Come ho scritto poco tempo fa, il Padova ci ha abituato a vederlo resuscitare un sacco di volte dopo essere stato dichiarato clinicamente morto da un pezzo. Eppure oggi, lo dico con profondo rammarico, non riesco a gioire per la vittoria sul Lecce. No, non ci riesco. Anzi, sono inviperita quasi come quando abbiamo perso a Carpi una partita allucinante e abbiamo buttato all’aria l’ennesima occasione di riaprire il nostro campionato.

Non è possibile che abbiamo battuto il Lecce che era venuto qui per festeggiare la serie A facendolo tornare in Puglia con l’urlo di gioia soffocato in gola. Non è possibile che abbiamo battuto il Verona e lo Spezia. E pure l’Ascoli. Che abbiamo pareggiato col Cittadella, col Palermo. E che purtroppo rimaniamo ultimi in classifica. Non è possibile che in decine di occasioni meritavamo di vincere e ce ne siamo tornati a casa con un pugno di mosche in mano. Guardare la classifica oggi da tifosa del Padova equivale a tirarmi un bel pugno sulla bocca dello stomaco. Bastavano due vittorie in più, qualche pareggio qua e là. E invece siamo qui a guardare alla trasferta di Benevento come all’ultimissimissimissimissima spiaggia sperando di fare 3 punti (e che qualche concorrente contemporaneamente svenga). Per poi magari dire, se le cose non si incastreranno come ci auguriamo, “eh ma noi ce l’abbiamo messa tutta fino alla fine…”.

Mi dispiace. La sofferenza da tifosa in questo momento supera il distacco della cronista. E quindi è ovvio che domenica a Benevento la partita acquista un senso (mentre se oggi non si vinceva col Lecce non ne avrebbe avuto alcuno) ma è un senso che non basta, per adesso, a colmare la delusione per tutte le volte in cui il treno dei playout ci è passato davanti e non siamo stati capaci di salirci per un motivo o per un altro.

Comunque domenica alle 14.30 Telenuovo sarà presente. Per parlare di Benevento-Padova, ma anche delle prospettive future di questa squadra. Anzi, di questa società. Ci vediamo in tv.