BUON PARI MA OCCHIO AL PERUGIA

Giudico il pari di oggi del Padova allo stadio “Druso” di Bolzano molto positivo. Sia per come si era messa, con il bel gol dell’ex Voltan che poteva far andare di traverso la gara ai biancoscudati, sia perché la squadra di Mandorlini non poteva permettersi psicologicamente di uscire sconfitto da uno scontro diretto dopo averne persi diversi nel girone d’andata. C’era bisogno di lanciare un segnale, anche di continuità con la grande crescita avuta nelle ultime settimane, e pareggiando grazie ad un ottimo secondo tempo il Padova ci è riuscito, tenendo il Sudtirol a cinque punti di distanza.

Detto questo però il girone B continua a dimostrarsi equilibrato e per nulla deciso. Anzi. A dodici partite dalla fine della stagione regolare, è ancora tutto più che mai aperto. E il Padova deve continuare a guardarsi da altre dirette concorrenti: su tutte il Perugia che anche oggi ha vinto (1-0 a Pesaro) e deve recuperare due partite, contro Cesena e Fermana:  gli umbri potrebbero potenzialmente essere addirittura sopra i padovani di un punto se le avessero vinte entrambe. C’è poi il Modena che oggi ha battuto a man bassa la Sambenedettese portandosi a quota 50. Sia Perugia che Modena hanno battuto i biancoscudati nel girone d’andata: fondamentale sarà restituire il maltolto nelle due gare di ritorno.

Prima di concentrarsi sugli scontri diretti il Padova però dovrà continuare a macinare gioco, a crescere e a incamerare punti, vincendo tante “battaglie” per poi arrivare a vincere la guerra (espressione molto cara a mister Mandorlini). La prima di queste battaglie si chiama Cesena domenica prossima. Senza capitan Ronaldo, squalificato.

DAJE!

“Daje”. E’ sempre stata un’espressione a me cara, al punto che qualche anno fa, visto che ne avevo fatto un hashtag del tutto personale unendoci la parola Padova, un tifoso mi aveva contattato per dirmi che voleva fondare un club proprio dandogli come nome “Daje Padova”. Il perché è presto spiegato: “Daje” è infatti contemporaneamente un incitamento ma anche l’espressione della consapevolezza di essere di fronte a un bel risultato. Quando voglio incoraggiare qualcuno a mettercela tutta per raggiungere un traguardo gli dico “daje”; di fronte al Padova che contro l’Arezzo ha vinto 2-0, pur con qualche difficoltà, conquistandosi un bel +5 dal Sudtirol alla vigilia dello scontro diretto, mi è venuto da dire ugualmente “daje”, perché questo successo mi ha regalato altre certezze granitiche su un Biancoscudo che non smette di crescere e fare bene.

L’Arezzo fanalino di coda si è presentato all’Euganeo motivato più di quanto abbia fatto la scorsa settimana il Carpi che dopo il primo gol si è sciolto come neve al sole. A testimonianza del fatto che la classifica deficitaria ancora non ha demolito le speranze di salvezza dei toscani. Non era semplice avere la meglio, così come non è stato facile domenica sbloccare solo al 30′ del secondo tempo la sfida di Legnago. In entrambe le occasioni il Padova non ha “strafatto” come contro Mantova e Carpi appunto ma ha mostrato di aver raggiunto maturità e capacità di gestione delle partite. Ci vogliono anche queste componenti per arrivare in fondo davanti a tutti. Non solo i punti e i gol. E sotto questo aspetto l’evoluzione della squadra di Mandorlini è stata perfino più importante della crescita sul piano del gioco. Mentalmente il Padova sta diventando una squadra forte: sarà questo elemento a fare la differenza insieme all’estro di Chiricò, ai gol di Firenze, al ritorno di Nicastro, alle punizioni di Ronaldo e all’esperienza in difesa di Rossettini. A cominciare proprio dallo scontro diretto di domenica in casa del Sudtirol.

LA PARTITA PIU’ DIFFICILE

Dopo aver fatto 13 gol in tre partite, l’ultima delle quali contro un Carpi in grande difficoltà, sulla carta pareva che Legnago potesse essere un altro terreno facile da conquistare, un altro stadio sul quale maramaldeggiare portando a casa un risultato rotondo a man bassa.

Non era così. Non è stato così. E in cuor nostro sapevamo tutti che quella dello stadio “Sandrini” sarebbe stata la partita più difficile. Contro una squadra che ha fatto di tutto per chiudere gli spazi e spegnere le bocche di fuoco biancoscudate, una su tutte Cosimo Chiricò, capace di andare a segno e di seminare il panico nell’area avversaria con estrema disinvoltura nelle prime tre uscite dopo il suo arrivo a Padova. Oggi il Legnago a Chiricò ha riservato una marcatura davvero “speciale”: l’esterno ha provato in tutti i modi a esibire i pezzi pregiati del suo repertorio ma si è trovato puntualmente la strada chiusa da uno, due a volte tre giocatori avversari. Succederà ancora e non solo su Chiricò: il Padova dovrà dunque essere bravo, lucido e paziente come è stato oggi nel cercare la via del gol, senza perdere la calma e senza farsi prendere dalla frenesia.

Sono particolarmente contenta oggi che il doppio vantaggio, sudatissimo ma meritato, sia arrivato per opera di due giocatori della vecchia guardia: il solito incontenibile Saber e “mitraglia” Santini, che è giunto a 7 gol personali giocando quasi sempre da subentrato. Perché se è vero da un lato che il mercato di gennaio ha alzato l’asticella della qualità della squadra è altrettanto innegabile che chi c’è sempre stato non ha mai smesso di dare il suo contributo e di contribuire ai vari successi che sono arrivati. Ronaldo, Saber, Della Latta, Pelagatti, Germano e anche Nicastro quando rientrerà, sono giocatori fondamentali in questa rosa.

E’ anche grazie a loro che oggi il Padova è tornato ad essere primo in classifica a +3.

NULLA DA AGGIUNGERE

6 gol al Carpi con 6 marcatori diversi, tra giocatori della vecchia guardia e new entry del mercato di gennaio. Con i 6 realizzati a Mantova (sempre realizzati da 6 giocatori diversi) e quello che è valso la sofferta vittoria contro la Fermana fanno 13 sigilli in meno di una settimana (da giovedì scorso a oggi che appunto è “appena” mercoledì). Primo posto riconquistato, titolo di campioni d’inverno. E’ ormai sotto gli occhi di tutti che questo Padova, che già era una squadra forte prima degli innesti di gennaio, è ora diventato una realtà di grandissima qualità e completa in tutti i reparti. Quando è terminato il mercato di riparazione, la prima cosa che si è detta è che, dopo il gran lavoro di Sogliano, la “palla” passava a Mandorlini e alla sua capacità di gestire cotanta gioielleria. Incastonando le pietre preziose al posto giusto, al momento giusto e oggi l’allenatore ha dimostrato di saperci fare, schierando una formazione titolare, ma effettuando i cambi di modo da dare tanto spazio e risalto anche a chi è subentrato. Non sarà mai semplice per lui fare le scelte opportune, ma in queste prime uscite, bisogna sottolinearlo, il tecnico ha dimostrato di saperci fare.

Cosa aggiungere dopo queste considerazioni? Nulla. Perché non c’è nulla da aggiungere. Bisogna solo continuare su questo percorso ormai tracciato, partita dopo partita, senza abbassare mai la guardia e senza diminuire di un centimetro nemmeno l’intensità, l’approccio, la prestazione. Si è visto che basta un minimo calo e il risultato fatica ad arrivare (vedi Imolese e Fano): questa consapevolezza dovrà sempre far parte del Padova. Mai dimenticarla.

IL TOUR DE FORCE DECISIVO

La sofferenza in casa Padova è una costante dalla quale credo non riusciremo mai a liberarci. Contro la Fermana è arrivato un successo (di misura grazie al guizzo di Chiricò) che poteva essere un’altra bella goleada come quella di giovedì a Mantova, visto il gran numero di occasioni e la grande mole di gioco espressa. Alla fine Mandorlini un po’ arrabbiato era, conoscendolo, perché prendere due pali e avere così tante palle gol a tu per tu col portiere (e, come ha detto Mandorlini stesso, anche senza il portiere!) non capita certo tutte le domeniche, ma i 3 punti sono stati messi in saccoccia e davvero stavolta, più che in altre partite, è il caso di voltare pagina immediatamente, senza star lì a rimuginare.

Mercoledì alle 15 all’Euganeo c’è già la sfida contro il Carpi, il recupero di campionato che può regalare ai biancoscudati il ritorno in vetta. Dopo i due mezzi passi falsi contro Imolese e Fano, la squadra si è rimessa in carreggiata. Ora non le resta che continuare a battere il ferro finché è caldo, proseguendo nel lavoro di amalgama tra la vecchia guardia, che continua in maniera eccellente a tirare avanti la carretta, e i nuovi innesti che stanno dimostrando qualità e buona condizione atletica. Il tour de force che Ronaldo e compagni hanno di fronte nelle prossime settimane sarà decisivo per disegnare la classifica finale. Con la speranza che il Padova agganci nuovamente la vetta e da lì non si muova più.

E’ QUESTO IL PADOVA CHE VOGLIAMO

Ha vinto Andrea Mandorlini stasera. Insieme a Cissè, Bifulco, Chiricò, Hallfredsson, Biasci e Kresic, certo, ma anche grazie ad Hallfredsson e Ronaldo di nuovo insieme a centrocampo, a Kresic di nuovo titolare al centro della difesa, a Gasbarro terzino sinistro e a Saber col suo temperamento di sempre in mezzo al campo.

Ha vinto perché i suoi ragazzi hanno bucato 6 volte la porta avversaria (senza subire nemmeno una rete: anche questo nella mentalità di Mandorlini fa un’enorme differenza) ma anche perché, al termine del mercato superlativo portato avanti dal diesse Sogliano, è riuscito a riprendere in mano le redini di sè stesso e soprattutto delle sue convinzioni. Mettendo subito titolare Cissè al centro dell’attacco e Chiricò, un mancino puro, a destra del tridente, col piede invertito. Così come faceva l’anno scorso con Nicastro prima di spostarlo punta centrale e farlo esplodere in quella posizione.

Ora Mandorlini ha solo l’imbarazzo della scelta: i giocatori forti ci sono, chi sta in panchina è forte come chi gioca ma proprio per questo dovrà essere bravo lui da qui in avanti, come ha fatto a Mantova, a capire chi, con le sue precise caratteristiche, in quel momento può fare la differenza. Essendoci tanta qualità, toccherà proprio a lui ragionare di fino ogni volta e scegliere questo piuttosto che quell’altro. Scelte che non saranno per nulla facili ma che stasera ha dimostrato di poter fare serenamente e opportunamente.

E’ questo il Padova che vogliamo. Un Padova che lotta su ogni palla, che fa capire all’avversario che non c’è trippa per gatti. Il Mantova è stato tutt’altro che arrendevole, a dispetto del risultato finale: non ha mai smesso di provare ad attaccare, ha preso una traversa, si è visto respingere un tiro sulla linea da Kresic a porta vuota, ma i biancoscudati hanno sfoderato una forza d’animo così efferata che alla fine il Mantova ha dovuto cedere le armi, seppur con onore.

Guai ad abbassare la guardia. Non ora che equilibrio e consapevolezza sono tornati ad essere i migliori compagni di viaggio che si possano avere in un’avventura come questo campionato!

BASTA SCUSE

Dopo il pari di Imola ci siamo un po’ tutti sforzati di vedere il bicchiere mezzo pieno. Di dire che in fondo l’Imolese aveva fatto un solo tiro in porta, castigando i biancoscudati ben oltre i loro demeriti. Che non è facile giocare nel girone di ritorno contro certe squadre perché si mettono con 10 uomini dietro la linea della palla e ti risulta difficilissimo, quasi impossibile, trovare spazi per infilarti e andare a fare gol.

Sì, è vero, quando si passa il giro di boa e comincia la seconda parte della stagione, nessuno ti regala più niente. Anzi. Fai il triplo della fatica proprio contro le realtà di medio-bassa classifica che tirano fuori una componente agonistica aggiuntiva, ti si attaccano alle caviglie e ti impediscono di esprimerti secondo le tue qualità, che sono di gran lunga superiori. Ma non può questo diventare l’alibi del Padova. Sempre tirando in ballo l’Imolese, è riuscita a strappare in due partite, tra andata e ritorno, 4 punti agli uomini di Mandorlini, ma l’altro ieri, dopo appunto aver conquistato il pari contro i padovani, ha preso 3 reti dalla Virtus Verona, facendosene rifilare due dopo aver pareggiato.

Questo significa che torniamo sempre al solito discorso, ovvero che si tratta di un problema di atteggiamento. Il Padova, che di occasioni ne crea e non si può dire certo che abbia subito il gioco di Imolese e Fano, non riesce a mettere in campo fino in fondo la mentalità di chi vuole vincere il campionato. “E’ un problema di consapevolezza”, ha detto Gasbarro a fine gara oggi e sono d’accordo con lui.

Sì, certo, la sfortuna (l’infortunio di Paponi con Nicastro fuori causa dalla gara contro il Modena del 23 dicembre e dunque in tribuna) e gli episodi (l’errore del portiere Vannucchi, il gol annullato a Della Latta e l’espulsione di Santini) sono stati protagonisti anche contro il Fano e purtroppo hanno contribuito non poco a far pendere la bilancia verso il secondo pari deludente di fila. Ma una squadra che vuole vincere il campionato (e attenzione: sto usando la parola VUOLE, non DEVE, perché quella di arrivare primi è innanzitutto la volontà dei giocatori, prima che la pretesa dei tifosi) va oltre. Non si aggrappa a quello che non è girato per il verso giusto. Cerca piuttosto qualunque appiglio tecnico, tattico, caratteriale e nervoso per superare tutti gli ostacoli. Anche quelli più alti.

Penso che il direttore sportivo Sogliano abbia messo a disposizione dell’allenatore una rosa completa e molto competitiva in tutti i reparti. A maggior ragione se domani, come sembra, arriverà Cissè dal Cittadella. Lo stesso Mandorlini, alla vigilia della sfida col Fano, ha detto di essere felice delle operazioni compiute perché hanno aggiunto qualità ed esperienza. E tiriamole fuori allora questa qualità e questa esperienza. Contro il Modena, contro il Perugia e contro il Sudtirol, ma anche contro il Fano e l’Imolese. Non si possono più lasciare per strada punti così pesanti.

IL PADOVA TORNA “ADOLESCENTE”

La vittoria contro la Sambenedettese in trasferta, ottenuta con capacità di gestire e mentalità, mi (ci) ha spinto a considerare il Padova finalmente maturo. Concreto. Consapevole. Adulto. Sembrava che il gruppo avesse superato gli ostacoli più difficili, che, anche grazie ai due colpi di mercato messi a segno qui a gennaio, avesse assunto una sua piena logica. Fosse diventato indiscutibilmente squadra.

Purtroppo il pareggio contro l’Imolese (che, ha ragione Della Latta, ha proprio il sapore della sconfitta) fa tornare, almeno momentaneamente, la squadra di Mandorlini ad essere un po’ “adolescente”. Il talento c’è, la voglia c’è, l’impegno c’è, i valori ci sono (e oggi si è vista nettamente la differenza della qualità della rosa tra i biancoscudati e la squadra emiliana) ma a livello caratteriale manca ancora qualcosa: la cattiveria sottoporta, la forza di chiudere le partite quando ne hai l’occasione e la continuità per esempio, ma anche la capacità di non farsi prendere dall’ansia e dalla frenesia quando l’avversario, sull’unico tiro in porta, riesce a pareggiare. Il Padova aveva tutto il tempo per rimettere il naso avanti, ma ad un certo punto non ha più giocato come sa fare, non è più stato il vero Padova.

Non ne farei un dramma (per quanto la classifica sia sempre più equilibrata) perché può capitare una partita così, specialmente adesso che si è aperto il girone di ritorno e tutte giocheranno alla morte per evitare la fossa della retrocessione o dei playout. L’importante è però che il Padova rialzi la testa subito, dal punto di vista della prestazione e della mentalità. Oggi, a remare contro il Biancoscudo, ci son state anche le assenze dei tre ex positivi ma anche di Nicastro, che si è fatto male a una caviglia giusto l’altro ieri. La panchina era cortissima e non per tutti quelli che sono scesi in campo dal primo minuto la forma attuale è quella dei tempi migliori (penso soprattutto a Paponi appena rientrato dopo un lungo periodo: ci sta che la prima la giochi bene e la seconda invece possa accusare un po’ il calo fisico, ma c’è anche Biasci che deve recuperare dopo uno stop forzato di quasi un mese).

Domenica alle 17.30 contro il Fano è già ora di voltare pagina. Siamo di fronte ad una partita spartiacque. Lo fu all’andata, dopo che l’Imolese aveva sbancato all’Euganeo, a maggior ragione lo è adesso che stiamo entrando nel vivo della seconda parte di un campionato che il Padova vuole vincere con tutte le sue forze.

LA VITTORIA DELLA CONCRETEZZA

Sono le vittorie come quella conquistata oggi a San Benedetto del Tronto dal Padova che più di ogni altra consegnano ai tifosi l’idea, anzi la certezza, di avere a che fare con una squadra concreta, emotivamente forte, di grande sostanza.

Non era semplice brillare dopo 25 giorni passati a non disputare una partita ufficiale. Dopo aver provato sulla propria pelle per la prima volta l’esperienza del Covid, anche se fortunatamente con soli 3 giocatori. Dopo aver dovuto accettare il rinvio della prima sfida dell’anno il 10 gennaio perché era l’avversario (il Carpi) ad essersi ritrovato a fronteggiare una trentina di casi di contagio.

Invece il Padova oggi ce l’ha fatta. E ce l’ha fatta perché è riuscito a scendere in campo lasciandosi alle spalle questi pesi e sfoderando una prova di orgoglio e saggezza allo stesso tempo. Sono particolarmente contenta di aver visto segnare Jelenic perché era giusto che toccasse anche a lui dopo le tante prestazioni positive non coronate dal sigillo personale. Lì davanti è poi rientrato Paponi che sarà, ne sono certa, uno degli acquisti di gennaio più importanti, dopo un girone d’andata caratterizzato da un infortunio e da diversi acciacchi fisici ad esso collegati. E’ stato poi emozionante rivedere Rossettini in difesa: aveva lasciato Padova nel 2007 da ragazzino, andando a conquistarsi la meritata serie A (categoria in cui ha messo insieme qualcosa come 300 presenze, mica 5 o 6 di sfuggita…), ora è tornato da uomo maturo per diventare un altro elemento in campo che distribuisce qualità nelle giocate e tranquillità mentale quando ce n’è bisogno. E soprattutto è tornato per riportare da protagonista il Padova in B.

Non abbiamo visto all’opera ancora Biasci, ma basta guardare i gol che ha realizzato a Carpi fino a prima di venire a Padova per capire che lì davanti farà il diavolo a quattro quando si riapproprierà della giusta condizione. Mi è invece piaciuto nel finale Santini, capace, ancora una volta, di far reparto da solo e di tenere alta la squadra.

Sabato prossimo inizia il girone di ritorno. Contro quell’Imolese che all’inizio del campionato ha rifilato al Padova la prima delusione di stagione. Vediamo di farla andare giù, valà, che son sicura che ce l’abbiamo ancora tutti sulla bocca dello stomaco.

P.S.: la vittoria della Virtus Verona in quel di Modena dimostra una volta di più quanto il girone B di serie C sia quanto di più equilibrato e terribile sia mai stato concepito in terza serie!

P.S. 2: un grazie di cuore a tutti per il pensiero che avete avuto nei miei confronti per il lutto che ha colpito la mia famiglia a dicembre. Non sono riuscita a rispondervi singolarmente. Mando in questo post un abbraccio (virtuale) e un ringraziamento a tutti!

UNA LOTTA PUNTO A PUNTO

 

Ci ha provato il Padova a chiudere l’anno (solare) in bellezza. Ci ha provato, sebbene contro il Modena si sia visto che lo smalto non è quello dei tempi migliori. Bastava un pareggio per salutare il 2020 da primi in classifica da soli con il Sudtirol a -1 e il Modena che rimaneva a -3 e invece il gol di Spagnoli ha disegnato l’attuale graduatoria con tre prime della classe a 33 punti.

Da una parte ha ragione Ronaldo quando dice che questa sconfitta (la quarta dopo quelle contro Imolese, Perugia e Feralpi) non deve far buttare all’aria tutto quello che di buono si è fatto, dall’altra ha ragione chi dice che questo stop insegna una volta di più, se ancora ce n’era bisogno, che questo girone B è davvero complicato e non sarà facile spuntarla alla fine. Sarà una lotta punto a punto e il Padova deve cominciare a farsi anche un po’ più cinico e concreto, anche a discapito della propria “bellezza”.

Concludiamo però il 2020 sul campo con la consapevolezza che la squadra sta lavorando bene e ha ancora margini per crescere. Che Nicastro, il bomber, era fuori. Che Paponi non è in forma. Che quando giochi contro una squadra che ha la miglior difesa perché è bravissima a chiudersi non è facile trovare spazi. E guardiamo anche stavolta il bicchiere pensando che sia mezzo pieno e non mezzo vuoto. A gennaio ci sarà il mercato e dunque la possibilità da parte di Sogliano di equilibrare dove c’è da equilibrare e di fornire alcune alternative in qualche ruolo. Il resto lo faranno l’allenatore e i giocatori sul campo.

 

Auguri di cuore a tutti voi!