Quattro vittorie e un pareggio in 5 giornate. Si può dire che il Padova il primo dei tanti obiettivi che si era posto quest’estate dopo l’amarissima retrocessione dalla serie B l’abbia raggiunto: riaccendere il cuore del tifoso, il cui battito si era decisamente affievolito. Sì, caro Sullo, ce l’hai fatta: se non siamo al punto in cui il supporter biancoscudato alle 11 della domenica mattina scalpita perché non vede l’ora che arrivi il fischio d’inizio della gara del pomeriggio poco ci manca. Magari, ora come ora, la voglia di andare allo stadio ti assale “solo” un’ora prima, ma già il fatto che “assalga”, cioè ti salti addosso con veemenza e intensità, è già una grande notizia. Perché, caro Sullo, l’anno scorso seguire il Padova era diventato ad un certo punto pesante e in molti lo facevano sperando che qualcosa cambiasse, rimanendo puntualmente disattesi, tornando puntualmente a casa con la coda fra le gambe, delusi, tristi, malinconici, a tratti anche impietriti.
Detto questo, manca un’eternità alla fine del campionato. Dunque lungi da noi illuderci che il cammino vedrà sempre il Padova lì in alto a guardare tutti dal posto d’onore. Anche l’anno scorso le prime due giornate avevano offerto un buon pari a Verona (contro una squadra che alla fine è andata in serie A ai playoff) e la vittoria casalinga contro il Venezia e subito, ai piani alti, l’asticella era stata alzata. “Magari arriviamo ai playoff”, si dicevano guardandosi soddisfatti. E’ bastato davvero poco per cadere nella depressione (sportiva s’intende) più nera. Dallo 0-3 contro la Salernitana è stata una caduta libera, interrotta solo in un paio di frangenti da gennaio in poi quando la società ha fatto una campagna acquisti di riparazione da urlo, portando 11 giocatori a Padova, ed è arrivata la vittoria contro l’Hellas alla prima giornata di ritorno (prima di questo momento un altro sussulto c’era stato con la prima vittoria dell’era Foscarini, purtroppo rimasta l’unica della sua breve gestione). Un bel fuoco di paglia che non ha fatto altro che aumentare l’amarezza che successivamente ha accompagnato la piazza fino alla discesa agli inferi della serie C.
Ora però le cose sono profondamente cambiate. Anche in società, dove dal patron al presidente, passando per il direttore sportivo, si continua a mantenere un profilo basso, normale. Oggi a Pesaro un giornalista ha detto a Sullo: “Non mi sembrate una squadra presuntuosa”. E’ vero. Questo Padova non è presuntuoso, pur avendo qualità. E’ piuttosto un gruppo di ragazzi che si aiutano, si sacrificano, si danno manforte in caso di errore, si sostengono, si fidano l’uno dell’altro. E soprattutto danno sempre il massimo. Come ha risposto Sullo al giornalista in questione, l’importante è lasciare sempre sul campo il cento per cento. Se lo fai, il risultato che porti a casa, anche se è una sconfitta, va sempre bene. Pensiero ineccepibile. E, almeno per quanto mi riguarda, condivisibilissimo.