CHE CARATTERE!

Padova solido. Padova vincente. Padova che si aggiudica sei partite su sette mandando in gol non solo gli attaccanti. Padova che quindi in allenamento sta provando soluzioni tattiche che coinvolgono tutti (finora si sono sbizzarriti, oltre alle punte, esterni e centrocampisti, ma prossimamente son sicura che vedremo, ad esempio, anche qualche gol di un difensore di testa su punizione o calcio d’angolo, mi pare a occhio e croce che sia una delle poche situazioni rimaste che ancora non abbiamo sfruttato). Padova primo. Tifosi biancoscudati di nuovo felicissimi. Anche di continuare a organizzare trasferte e di girare per l’Italia finalmente orgogliosi della propria squadra del cuore!

La vittoria di oggi però consegna ai posteri anche un lato caratteriale importante, che finora si era già visto ma non nella sua grande imponenza. Il gol nel finale poteva scalfire alcune certezze, poteva trasformarsi in un piccolo boomerang. Questa squadra ha invece dimostrato che, se vuole vincere, non c’è errore piccolo o grande che tenga. Si torna a centrocampo, si appoggia il pallone e si riparte con lo sguardo dritto e la grinta di sempre. Un carattere del genere farà la differenza anche quando i campi si faranno più pesanti, le battaglie più ardue, le partite ancora più decisive.

La sensazione del tifoso, con questa squadra, con questi ragazzi, con questo allenatore, è quella di essere davvero in una botte di ferro.

ALTRA SINFONIA IMPORTANTE

Siamo solo alla sesta giornata di andata. Ma vedere il Padova primo, con cinque vittorie portate a casa in modo convincente, sta ricolmando di gioia un po’ alla volta il cuore dei tifosi che fino a pochi mesi fa era delusissimo.

Di strada ne manca ancora tanta, ma aver mietuto anche la vittima Cesena, una delle squadre più belle e propositive affrontate fino a questo momento, fa capire che il Padova ha tutta l’intenzione di recitare un ruolo da protagonista fino alla fine.

Il cambio di alcune pedine dell’undici titolare non ha minimamente spostato o fatto saltare gli equilibri. Anzi. Dentro Santini, segna Santini. Dentro Soleri, segna Soleri. E’ mancato il gol di Bunino, ma l’occasionissima gli è capitata a fine primo tempo ed è questo l’importante. L’importante è che siamo in presenta finalmente di un gruppo vero e non solo “sulla carta”.

Non deve proprio essere facile per l’allenatore Sullo fare la formazione la domenica. E d’altra parte quando hai 27 giocatori che ti mettono in difficoltà facendoti capire che sono disposti a mettere in campo esattamente quello che tu chiedi…

PRIMO OBIETTIVO RAGGIUNTO

Quattro vittorie e un pareggio in 5 giornate. Si può dire che il Padova il primo dei tanti obiettivi che si era posto quest’estate dopo l’amarissima retrocessione dalla serie B l’abbia raggiunto: riaccendere il cuore del tifoso, il cui battito si era decisamente affievolito. Sì, caro Sullo, ce l’hai fatta: se non siamo al punto in cui il supporter biancoscudato alle 11 della domenica mattina scalpita perché non vede l’ora che arrivi il fischio d’inizio della gara del pomeriggio poco ci manca. Magari, ora come ora, la voglia di andare allo stadio ti assale “solo” un’ora prima, ma già il fatto che “assalga”, cioè ti salti addosso con veemenza e intensità, è già una grande notizia. Perché, caro Sullo, l’anno scorso seguire il Padova era diventato ad un certo punto pesante e in molti lo facevano sperando che qualcosa cambiasse, rimanendo puntualmente disattesi, tornando puntualmente a casa con la coda fra le gambe, delusi, tristi, malinconici, a tratti anche impietriti.

Detto questo, manca un’eternità alla fine del campionato. Dunque lungi da noi illuderci che il cammino vedrà sempre il Padova lì in alto a guardare tutti dal posto d’onore. Anche l’anno scorso le prime due giornate avevano offerto un buon pari a Verona (contro una squadra che alla fine è andata in serie A ai playoff) e la vittoria casalinga contro il Venezia e subito, ai piani alti, l’asticella era stata alzata. “Magari arriviamo ai playoff”, si dicevano guardandosi soddisfatti. E’ bastato davvero poco per cadere nella depressione (sportiva s’intende) più nera. Dallo 0-3 contro la Salernitana è stata una caduta libera, interrotta solo in un paio di frangenti da gennaio in poi quando la società ha fatto una campagna acquisti di riparazione da urlo, portando 11 giocatori a Padova, ed è arrivata la vittoria contro l’Hellas alla prima giornata di ritorno (prima di questo momento un altro sussulto c’era stato con la prima vittoria dell’era Foscarini, purtroppo rimasta l’unica della sua breve gestione). Un bel fuoco di paglia che non ha fatto altro che aumentare l’amarezza che successivamente ha accompagnato la piazza fino alla discesa agli inferi della serie C.

Ora però le cose sono profondamente cambiate. Anche in società, dove dal patron al presidente, passando per il direttore sportivo, si continua a mantenere un profilo basso, normale. Oggi a Pesaro un giornalista ha detto a Sullo: “Non mi sembrate una squadra presuntuosa”. E’ vero. Questo Padova non è presuntuoso, pur avendo qualità. E’ piuttosto un gruppo di ragazzi che si aiutano, si sacrificano, si danno manforte in caso di errore, si sostengono, si fidano l’uno dell’altro. E soprattutto danno sempre il massimo. Come ha risposto Sullo al giornalista in questione, l’importante è lasciare sempre sul campo il cento per cento. Se lo fai, il risultato che porti a casa, anche se è una sconfitta, va sempre bene. Pensiero ineccepibile. E, almeno per quanto mi riguarda, condivisibilissimo.

LA CONTINUITA’

“Quando non riesci a vincere il pareggio è un risultato che ti devi tenere stretto”. La frase che Germano ha pronunciato alla fine dell’intervista al nostro Andrea Moretto ieri sembra la classica banalità del pallone. In realtà è il succo del cammino fin qui svolto dal Padova. Le prime tre vittorie hanno risvegliato nel tifo un entusiasmo che la retrocessione di maggio aveva schiacciato e spento. Ma il pareggio di ieri è da considerare, come si dice in gergo, “tanta roba” e non certo un mezzo passo indietro.

La sfida col Carpi è stata la prima di un certo spessore (con questo però non voglio dire che è stato facile vincere le altre tre: ogni vittoria porta con sé una prestazione, del sacrificio e tanto impegno per portarla a casa) e che sia finita 0-0 non oscura quel che i biancoscudati hanno messo in campo per cercare di farla propria. Anzi. Il Carpi è partito meglio, poteva portarsi in vantaggio all’inizio ma poi il Padova ha fallito un calcio di rigore e si è pure procurato, prima del penalty, un’occasionissima sull’asse Ronaldo-Germano. Gli uomini di Sullo poi fino al 95′ hanno provato a trovare il guizzo da tre punti (il tiro di Baraye parato da Nobile, il colpo di testa di Soleri alto sopra la traversa) mentre gli avversari ad un certo punto hanno tirato i remi in barca. Questo è quel che deve restare della partita di ieri, ovvero lo sforzo di volerla fare propria fino all’ultimo secondo. Non lo 0-0 in sé e per sé.

Il punto va tenuto assolutamente stretto e apprezzato. Anche perché ha permesso ai biancoscudati di rimanere primi in classifica, seppur insieme alla Reggiana. Non è male alla quarta giornata continuare a guardare tutti dall’alto, anche se alla fine del cammino manca ancora un’eternità.

CHE TRIS DI EMOZIONI

Mi sto godendo i pochi giorni di ferie che sono riuscita a fare quasi al termine di un’estate che mi ha visto vivere momenti personali di grandi cambiamenti. Stasera però non ho potuto esimermi dal guardare il mio Padova alla tv all’opera in quel di Modena. “Cominceremo la trasmissione quando avremo già in tasca… Facciamo… Immaginiamo.. 7 punti”, aveva previsto il direttore dandomi il 15 settembre come data di avvio della nostra ormai storica diretta “Alè Padova”. E chi non avrebbe firmato per un inizio con due vittorie e un pareggio? E invece i biancoscudati  hanno saputo fare di meglio. 3 partite, 3 vittorie, 3 grandi concentrati di intensissime emozioni, per usare un concetto tanto caro all’allenatore Sullo. Sostanza, corsa, agonismo, accortezza, totale assenza di prime donne, un gruppo che si aiuta e si supporta in entrambe le fasi: ecco le caratteristiche che permettono in questo momento al Biancoscudo di essere la squadra della C di cui si parla di più. E per una volta tanto con parole di elogio. Come quelle utilizzate dal commentatore tecnico della Rai, Mario Somma, che ricordo come allenatore di uno straordinario Arezzo che stravinse il campionato di C 2003-2004 (l’anno della staffetta Glerean-Ulivieri ricordate?). Somma ha sottolinearo come non sia affatto scontato far vedere un bel calcio con un modulo come il 3-5-2 e ha fatto i complimenti a Sullo sia in particolare per l’azione da manuale che ha portato al gol di Castiglia (“Devi andare a Coverciano oggi come oggi per vedere un gol così”) sia in generale per il numero di giocatori che riesce a portare in area quando si attacca e davanti a Minelli quando si difende. “Semplice – ha risposto Sullo – quando hai a disposizione giocatori con così tante diverse caratteristiche e così tanto disponibili a darmi tutto”.

Mah semplice mica tanto! Questo Padova sta dimostrando che con la cultura del lavoro e lo spirito di sacrificio i risultati arrivano. Detto questo, non si è fatto ancora nulla. Si può fare ancora di tutto e di più. Per cui avanti così. E sotto con il Carpi domenica. Partita che potrete finalmente vivere, se lo vorrete, anche insieme a noi di Telenuovo!

SULLO E LE EMOZIONI

Buonissimo il primo tempo del Padova. Grande la reazione biancoscudata dopo il rigore del pareggio della Virtus Verona. Bravo Lovato in difesa, sicuro come un veterano; infinito Minelli in porta, soprattutto quando ha salvato la porta dal possibile 2-2, cinico Santini quando ha battuto il rigore del 2-1, spiazzando il portiere con freddezza, astuto come una faina Soleri quando ha inzuccato il 3-1 della sicurezza.

In questo post però, più che dilungarmi su oggettive analisi tecnico-tattiche, mi voglio soffermare su quanto ha detto l’allenatore, Salvatore Sullo, in sala stampa, con gli occhi lucidi di chi sa di aver fatto una cosa grande e di aver quindi raccolto il primo frutto al termine di un periodo di grande lavoro. Una frase su tutte mi ha colpito: “Per uno come me che ha rischiato di morire giovane le emozioni sono tutto. Se non provi delle emozioni e come se non vivessi. Quindi potete immaginare quanto sono emozionato oggi ad aver vinto la prima partita e ad aver ricevuto l’abbraccio dei tifosi che sono venuti numerosissimi a seguire la nostra prima gara”. Già, la società gli aveva chiesto di vincere la prima partita e lui ce l’ha fatta, giocando soprattutto nei primi quarantacinque minuti un buon calcio. Erano 10 anni che i biancoscudati non vincevano la prima di campionato tra i professionisti (stagione 2009-2010: PADOVA-MODENA 1-0, gol di Totò Di Nardo): due anni fa, nell’annata poi conclusa trionfalmente con il ritorno in B, l’esordio era stato da fulmini e saette con un brusco stop per 3-0 a Renate, tanto per essere chiari.

Oggi, quindi, a vedere il Padova vincere ci siamo emozionati tutti. Ed è stato proprio intenso il pomeriggio vissuto allo stadio “Gavagnin Nocini” di Verona. Sullo ha detto che gli ha fatto piacere notare come il pubblico si sia abbonato alla cieca, spinto e convinto evidentemente dalla tenacia e dalla voglia di lavorare di un gruppo di ragazzi che, dal primo allenamento, si stanno impegnando come non mai. In effetti, dopo l’amarissima retrocessione, non era scontato che i fedelissimi fossero più di 3.000 e questo non può che essere il primo mattoncino importante di un cammino che ci si augura sia pieno ancora di tante emozioni.

Intanto ci godiamo queste. Che non sono poca cosa visto il tristissimo epilogo della passata stagione. E speriamo di viverne altre, sempre più grandi. Sempre più intense. Ce lo meritiamo.

TESTA BASSA E PEDALARE

Esordio amaro, amarissimo, in Coppa Italia per il Padova. Che passasse il turno il Cittadella si poteva anche mettere in preventivo, che finisse 3-0 per i granata con due gol realizzati nel giro di pochi minuti nel primo tempo anche no.

Alla vigilia Sullo aveva detto chiaro e tondo che la squadra obbligata a passare il turno era il Cittadella e che il suo Padova era chiamato “solo” (si fa per dire) a fare una grande partita ma purtroppo la grande partita non è arrivata. O meglio: il risultato finale è effettivamente troppo pesante se si tiene conto del palo preso, delle occasioni create soprattutto nella ripresa e della palla gol nitida di Santini neutralizzata da Maniero prima ancora che il Cittadella si affacciasse dalle parti di Minelli a inizio primo tempo. Ma in ogni caso ci sono ancora tantissimi aspetti su cui lavorare a testa bassa e di buona lena: la difesa, composta a mio avviso da diversi giocatori di categoria superiore, va registrata. A centrocampo occorre trovare più sintonia , velocità e fluidità di manovra (queste caratteristiche arriveranno senz’altro anche con una migliore forma fisica) e in attacco bisogna iniziare a buttarla dentro. Le occasioni ci sono state e questo è l’unico lato positivo della partita, ma bisogna segnare.

Oggi è arrivato Bunino e io mi auguro vada in doppia cifra nella prossima stagione come ha detto in conferenza stampa. Perché da che mondo e mondo (anzi da che calcio e calcio) una squadra che vuole essere protagonista passa necessariamente e soprattutto per un attacco prolifico. Meglio se con almeno una delle punte che va in doppia cifra (per favore non ricordatemi che Guidone, nell’anno della promozione in B del Padova nel 2018, si è fermato a 9 reti e abbiamo vinto ugualmente il campionato, perché sapete meglio di me che normalmente non va così).

Buon ferragosto a tutti!

ED E’ SUBITO DERBY

Giusto stamattina discutevo con i colleghi a proposito dei primi impegni di Coppa Italia del Padova. Poche ore dopo ecco la prima notizia: l’11 agosto, nel secondo turno, sarà già derby col Cittadella al Tombolato. Non male come match nel cuore dell’estate per ripartire con un po’ di entusiasmo. Intanto il Padova sta faticando a Masen di Giovo con il nuovo allenatore Salvatore Sullo che mi sembra uno che sa il fatto suo per essere un debuttante da titolare della panchina.

Vuole proporre un calcio per attirare la gente allo stadio, come aveva detto nel giorno della sua presentazione. “Sogno che la domenica alle 11 già la gente non veda l’ora di venire allo stadio per vedere la propria squadra giocare bene e possibilmente vincere”. E’ anche bravo Sullo a toccare le corde giuste durante le conferenze stampa, puntando al cuore degli interlocutori, utilizzando concetti molto semplici ma che il tifoso ama sentir pronunciare: si sta formando un gruppo, i ragazzi mi seguono, stanno mettendo impegno e sacrificio.

Visto che la società gli ha chiesto di vincere la prima partita (e intendeva la prima di campionato ovviamente), credo non sarebbe male se il primo match con la vittoria fosse proprio il derby contro i cugini granata che l’anno scorso hanno sfiorato la serie A perdendo in finale contro il Verona. Non perché sia il derby più sentito qui a Padova (c’è chi nemmeno lo considera derby quello col Cittadella) ma perché rappresenta comunque una sfida di alto livello. Se la portiamo a casa, è un ottimo inizio.

LA SCOMMESSA SULLO

Girava da giorni la voce, evidentemente ben fondata, che l’allenatore del Padova sarebbe stato un nome che ancora non era circolato. Un nome fuori dal mazzo dei candidati. Una sorpresa. E sorpresa è stata. La scelta del direttore sportivo Sean Sogliano è ricaduta su Salvatore Sullo. Secondo di Giampiero Ventura a Bari e Torino ma anche, l’anno scorso, nella sfortunata parentesi dell’ex tecnico della Nazionale al Chievo.

Credo che a questo punto le intenzioni della società siano chiare: Sogliano non ha puntato su un allenatore esperto e scafato, ma su una giovane scommessa. Con un solo anno di contratto. Quindi credo che il passo successivo sarà quello di allestire una squadra giovane, con tanta fame di crescere e stupire.

Nei prossimi giorni la presentazione. Lo guarderemo negli occhi e capiremo lo spirito con cui ha deciso di sposare la causa biancoscudata. Intanto la constatazione che Sogliano è stato bravissimo a lavorare sotto traccia estraendo dal cilindro un nome che nessuno degli addetti ai lavori ha mai fatto in queste settimane.

SOGLIANO E MANDORLINI? MAGARI!

Stavolta mi voglio sbilanciare. Mentre il Cittadella si sta giocando la serie A e in città e provincia non si parla d’altro che di argomenti a tinta granata, spezzo una lancia nei confronti del nuovo Padova. La prima uscita pubblica del neo presidente Daniele Boscolo Meneguolo mi ha colpito positivamente. Alla cena dell’Aicb si è subito mescolato ai tifosi, salutando la signora di 95 anni e il bambino di 8 con naturalezza e un affetto sincero. Si è seduto davanti a Mario Merighi, ascoltandolo, condividendo con lo storico tifoso biancoscudato le sue prime impressioni. Poi è salito sul palco, promettendo che lui e gli altri nuovi dirigenti cercheranno di rimuovere in tempi rapidi il Padova dalle sabbie mobili della serie C.

Ecco. Da questa considerazione parto per questo nuovo post. Per risollevarsi dalla categoria che più di ogni altra è un bagno di sangue servono scelte oculate che ricadano su profili vincenti. Tanti i nomi che circolano in queste ore per i ruoli di direttore sportivo e allenatore, i primi due soggetti fondamentali per creare poi una squadra che possa vincere. Su tutti Sean Sogliano, che poi potrebbe portare con sé Andrea Mandorlini.

Sogliano ritengo sia il profilo ideale, specie se penso che a Verona è riuscito nell’impresa di partire dalla serie C arrivando in serie A, mantenendo anche la categoria. Per Mandorlini si tratterebbe di un ritorno: è già stato a Padova da dicembre 2006 a giugno 2007 in serie C, risollevando la squadra dai bassifondi della classifica. Solo per un soffio non arrivarono i playoff e a fine anno l’allora presidente Cestaro cercò in tutti i modi di trattenerlo per permettergli di portare avanti l’ottimo lavoro fin lì svolto. Il matrimonio però non durò perché per il tecnico di Ravenna arrivarono le sirene della serie A (Siena). Per via che la vita è una ruota che gira e prima o poi si ritorna da dove si è partiti, non mi dispiacerebbe un Mandorlini bis in cui si vedesse l’allenatore portare a termine la missione interrotta 12 anni fa (ovvero riportare il Biancoscudo in B).

Anche se, sono onesta, come allenatore del Padova non mi dispiacerebbe nemmeno un certo Bruno Tedino. Doveva venire tre anni fa, poi non se ne fece più nulla. Se tornasse in auge, la pista che porta a lui non sarebbe niente male.

L’importante comunque è che Boscolo Meneguolo e prima di lui Joseph Oughourlian tengano fede alla promessa fatta: ovvero di portare a Padova persone con il dna vincente. Con personalità e competenza. E anche con un’abbondante dose di “saperci fare” con la piazza. Padova, lo sappiamo, va presa per il verso giusto…