UN’EMOZIONE INDESCRIVIBILE

Non ho parole. Me le ha tolte tutte il gol di Soleri grazie al quale il Padova si è imposto al “Menti” riprendendosi meritatamente la vetta della classifica.

Che sogno vincere il derby dei derby. Che meraviglia vincerlo vedendo 11 (più quelli entrati dalla panchina) leoni in campo. Che bello esultare con l’entusiasmo di un bambino.

Credo che dal punto di vista della qualità umana e caratteriale di questa squadra nessuno più debba avere dubbi. Questi son ragazzi che lavorano seriamente. Che lavorano duro. Che quando vogliono vincere vincono perché sarebbero disposti a buttare giù a testate qualunque ostacolo si ponga loro davanti pur di riuscirci.

Poi per carità anche il Vicenza è squadra forte. Anche altre realtà del girone B di serie C lo sono. Ma penso veramente che sotto il profilo della voglia di dare il 100 per cento questi ragazzi non siano secondi a nessuno.

Non si è fatto ancora niente, lo so. Ma oggi è stato posato un mattone importante per la costruzione della nostra nuova casa. Abbiamo scritto una pagina di storia a dir poco commovente. Ora non resta che arrivare a scrivere l’ultima pagina del libro di questo campionato come è nei desideri di questa immensa piazza. Come? Lavorando sodo, proprio come si è fatto fino ad oggi.

Avanti Scudati!

UN PARI PREZIOSO

Si era messa maluccio a Piacenza. I padroni di casa non solo si erano portati in vantaggio con Imperiale ma avevano sfiorato il raddoppio con Della Latta (san Minelli anche stavolta ha fatto il miracolo). C’è di più: sull’1-0 il Padova ha pure sbagliato un rigore che io, onestamente, avrei fatto tirare proprio a Santini, visto che mercoledì contro la Samb aveva ritrovato il gol su azione disputando un’ottima parte finale di gara.

Sì, siamo d’accordo che i biancoscudati nemmeno stasera hanno disputato la loro miglior partita. Che diversi giocatori, che fino a qualche settimana fa, estraevano dal cilindro sempre l’idea giusta al momento giusto, sono in una fase di grande appannamento. Ma proprio per questo il pari di Piacenza vale doppio. Vale come una vittoria al novantesimo, in questo momento storico del campionato. Non era facile rialzare la testa dopo aver rischiato di subire il 2-0 e dopo aver sbagliato un calcio di rigore. E invece questa squadra ce l’ha fatta, dimostrando ancora una volta che, almeno dal punto di vista dell’impegno e dell’abnegazione, in campo viene lasciato sempre tutto (e sono felice che proprio Santini abbia procurato, con uno scatto felino, la punizione da cui è scaturito il pari di Pesenti).

Certo ci son tante cose da rivedere e sistemare, ma il mister per primo già lo sa e farà quel che deve fare. A cominciare dal derby di Vicenza di domenica prossima. In assoluto la sfida che i tifosi aspettano più di ogni altra.

 

LA PARTITA PIU’ DIFFICILE

Dopo due sconfitte di fila. Dopo sette vittorie e un pareggio. La sfida di stasera contro la Sambenedettese è stata mentalmente per il Padova la più difficile. E’ stata per 80 minuti una guerra di nervi, una gara diretta innanzitutto a non prenderle, tentando di approfittare dell’episodio giusto per sbloccarla.

E’ stata la partita più difficile per i giocatori in campo ma anche per l’allenatore in panchina che ha dimostrato ancora una volta la propria competenza, un discreto coraggio nel cambiare all’inizio, il giusto tempismo nell’effettuare le sostituzioni a gara in corso.

Bravi Ronaldo e Santini a farsi trovare pronti e a rimpinguare il proprio bottino di gol e di autostima. Bravi anche Germano e Soleri. E’ proprio vero che in panchina abbiamo un tesoro di valore inestimabile. E in campo ci può andare ogni volta l’undici migliore. Non è proprio male come certezza… Ah, a proposito, a tutti quelli che chiedevano in questi giorni di prendere in considerazione l’ipotesi di richiamare Bisoli (lui perché è già sotto contratto!) in un tempo non troppo lontano, ricordo che il Padova è ancora primo in classifica.

Sotto col Piacenza. E poi col Vicenza. Altre due giornate che sapranno dare indicazioni preziose sul cammino biancoscudato.

MEGLIO RIGIOCARE SUBITO

Il turno infrasettimanale contro la Sambenedettese è la miglior prospettiva che potesse capitare al Padova in questo momento, dopo le prime due sconfitte (consecutive) in campionato. Non dover attendere 7 giorni prima di rimettersi in discussione, non dover vivere un’intera settimana di lavoro prima di dover riannodare i fili con le prime 8 giornate credo sarà un toccasana per i biancoscudati.

Ci sarà la possibilità, viste le tante partite ravvicinate, di vedere all’opera qualche protagonista diverso dal solito. Ci sarà soprattutto modo di scendere in campo con la rabbia per il brutto stop di Trieste ancora “fresca” nel cuore, nella testa e nelle gambe. Indipendentemente da chi siano gli undici che Sullo deciderà di mandare in campo al fischio d’inizio.

Mi fermo qui. Anche perché oggi in trasmissione abbiamo ricevuto messaggi del tipo: “Richiamate Bisoli che già è sotto contratto…”, “Cacciate Sullo senza aspettare altre sconfitte” e io onestamente, visto che faccio tanta ma tanta fatica ad abituarmi a questo umore altalenante di una parte della tifoseria biancoscudata, non voglio nemmeno sfiorare col pensiero l’idea che siamo in crisi e che non potrà andare meglio di così. A questi signori mi limito a dire che siamo ancora primi in classifica…

POLVERI UN PO’ BAGNATE, NIENTE DRAMMI

“Mica pensavate che le avremmo vinte tutte vero?”. Parto dal pensiero espresso sui social da un tifoso storico per alleggerire la pesantezza di questo primo stop stagionale del Padova. Vincerle tutte in effetti è impossibile, da un’avversaria si doveva pur cominciare ed è toccato al Ravenna trasformarsi nell’incubo della serata.

In effetti quando ho visto che Ronaldo non era il solito Ronaldo e non ne metteva una di buona in mezzo, che Fazzi crossava costantemente dalla trequarti invece che tentare di affondare, che Baraye superava anche l’uomo ma poi non aveva il tempo giusto nello scegliere se tirare o mettere in mezzo mi è venuto il dubbio che potesse non essere la giornata giusta per l’ottava vittoria in campionato.

Detto questo, avere un po’ le polveri bagnate ci può stare, specialmente contro un avversario che ha giocato tutto il primo tempo e gran parte del secondo con l’unico obiettivo di disturbare il gioco del Padova andando a neutralizzare i giocatori biancoscudati con più qualità.

L’analisi della sconfitta verrà fatta a freddo ma di sicuro non sarà di quelle impietose in grado di distruggere quel bel germoglio nato fino a questo momento (tanto per usare una metafora adoperata da Sullo stesso). Sotto con la Triestina: quale miglior partita per rialzare la testa subito?

FORZA, DETERMINAZIONE, PAZIENZA

Ogni domenica è buona per il Padova per mostrare un lato della sua straordinaria personalità. In queste prime 8 giornate di campionato la squadra di Sullo è stata capace di sfoderare forza, determinazione, voglia di vincere, attitudine alla sofferenza, volontà di arrivare all’ultimo secondo della gara senza mollare di un centimetro la presa. Oggi contro l’Arzignano ha aggiunto un’altra dote ancora: battendolo così come l’ha battuto, ha dimostrato di saper portare pazienza. Di saper aspettare il momento giusto contro un avversario tosto e ben messo in campo. Portando a casa il settimo successo in campionato. Ogni vittoria ha il suo sapore. Quella di oggi, oltre a regalarci una squadra “paziente”, ha arricchito la statistica dei marcatori stagionali arrivati, con Kresic e Buglio, a quota 11. Il Biancoscudo ha vinto sette partite mandando in gol ben 11 persone diverse (6 entrate a partita in corso). Un dato che la dice lunga sulla partecipazione corale di questi ragazzi alla manovra ma, allargando il concetto, anche al progetto totale della società. La dice lunga sulla bravura dell’allenatore che sa farsi ascoltare da tutti e coinvolge tutti.La dice lunga sulla voglia che hanno tutti di essere protagonisti anche attaccando al mosaico solo un piccolo ma significativo pezzo.

E per favore basta con questa storia che stiamo affrontando le più scarse. Non è vero. La classifica non sempre rispecchia pedissequamente i valori dei club che la compongono e l’Arzignano ne è la dimostrazione. Luogo comune per luogo comune, a chi dice che finora abbiamo avuto un cammino facile, rispondo quindi dicendo che i campionati li vincono le squadre che prendono pochi gol e che riescono a vincere proprio le sfide che sulla carta sembrano più semplici. Sette vittorie in otto partite e solo 3 gol finiti alle spalle di Minelli. Direi che ci siamo. Per ora, sia chiaro. Il cammino è lungo, ma evitiamo di rovinarci questa felicità con pensieri che in questo momento hanno poco senso…

CHE CARATTERE!

Padova solido. Padova vincente. Padova che si aggiudica sei partite su sette mandando in gol non solo gli attaccanti. Padova che quindi in allenamento sta provando soluzioni tattiche che coinvolgono tutti (finora si sono sbizzarriti, oltre alle punte, esterni e centrocampisti, ma prossimamente son sicura che vedremo, ad esempio, anche qualche gol di un difensore di testa su punizione o calcio d’angolo, mi pare a occhio e croce che sia una delle poche situazioni rimaste che ancora non abbiamo sfruttato). Padova primo. Tifosi biancoscudati di nuovo felicissimi. Anche di continuare a organizzare trasferte e di girare per l’Italia finalmente orgogliosi della propria squadra del cuore!

La vittoria di oggi però consegna ai posteri anche un lato caratteriale importante, che finora si era già visto ma non nella sua grande imponenza. Il gol nel finale poteva scalfire alcune certezze, poteva trasformarsi in un piccolo boomerang. Questa squadra ha invece dimostrato che, se vuole vincere, non c’è errore piccolo o grande che tenga. Si torna a centrocampo, si appoggia il pallone e si riparte con lo sguardo dritto e la grinta di sempre. Un carattere del genere farà la differenza anche quando i campi si faranno più pesanti, le battaglie più ardue, le partite ancora più decisive.

La sensazione del tifoso, con questa squadra, con questi ragazzi, con questo allenatore, è quella di essere davvero in una botte di ferro.

ALTRA SINFONIA IMPORTANTE

Siamo solo alla sesta giornata di andata. Ma vedere il Padova primo, con cinque vittorie portate a casa in modo convincente, sta ricolmando di gioia un po’ alla volta il cuore dei tifosi che fino a pochi mesi fa era delusissimo.

Di strada ne manca ancora tanta, ma aver mietuto anche la vittima Cesena, una delle squadre più belle e propositive affrontate fino a questo momento, fa capire che il Padova ha tutta l’intenzione di recitare un ruolo da protagonista fino alla fine.

Il cambio di alcune pedine dell’undici titolare non ha minimamente spostato o fatto saltare gli equilibri. Anzi. Dentro Santini, segna Santini. Dentro Soleri, segna Soleri. E’ mancato il gol di Bunino, ma l’occasionissima gli è capitata a fine primo tempo ed è questo l’importante. L’importante è che siamo in presenta finalmente di un gruppo vero e non solo “sulla carta”.

Non deve proprio essere facile per l’allenatore Sullo fare la formazione la domenica. E d’altra parte quando hai 27 giocatori che ti mettono in difficoltà facendoti capire che sono disposti a mettere in campo esattamente quello che tu chiedi…

PRIMO OBIETTIVO RAGGIUNTO

Quattro vittorie e un pareggio in 5 giornate. Si può dire che il Padova il primo dei tanti obiettivi che si era posto quest’estate dopo l’amarissima retrocessione dalla serie B l’abbia raggiunto: riaccendere il cuore del tifoso, il cui battito si era decisamente affievolito. Sì, caro Sullo, ce l’hai fatta: se non siamo al punto in cui il supporter biancoscudato alle 11 della domenica mattina scalpita perché non vede l’ora che arrivi il fischio d’inizio della gara del pomeriggio poco ci manca. Magari, ora come ora, la voglia di andare allo stadio ti assale “solo” un’ora prima, ma già il fatto che “assalga”, cioè ti salti addosso con veemenza e intensità, è già una grande notizia. Perché, caro Sullo, l’anno scorso seguire il Padova era diventato ad un certo punto pesante e in molti lo facevano sperando che qualcosa cambiasse, rimanendo puntualmente disattesi, tornando puntualmente a casa con la coda fra le gambe, delusi, tristi, malinconici, a tratti anche impietriti.

Detto questo, manca un’eternità alla fine del campionato. Dunque lungi da noi illuderci che il cammino vedrà sempre il Padova lì in alto a guardare tutti dal posto d’onore. Anche l’anno scorso le prime due giornate avevano offerto un buon pari a Verona (contro una squadra che alla fine è andata in serie A ai playoff) e la vittoria casalinga contro il Venezia e subito, ai piani alti, l’asticella era stata alzata. “Magari arriviamo ai playoff”, si dicevano guardandosi soddisfatti. E’ bastato davvero poco per cadere nella depressione (sportiva s’intende) più nera. Dallo 0-3 contro la Salernitana è stata una caduta libera, interrotta solo in un paio di frangenti da gennaio in poi quando la società ha fatto una campagna acquisti di riparazione da urlo, portando 11 giocatori a Padova, ed è arrivata la vittoria contro l’Hellas alla prima giornata di ritorno (prima di questo momento un altro sussulto c’era stato con la prima vittoria dell’era Foscarini, purtroppo rimasta l’unica della sua breve gestione). Un bel fuoco di paglia che non ha fatto altro che aumentare l’amarezza che successivamente ha accompagnato la piazza fino alla discesa agli inferi della serie C.

Ora però le cose sono profondamente cambiate. Anche in società, dove dal patron al presidente, passando per il direttore sportivo, si continua a mantenere un profilo basso, normale. Oggi a Pesaro un giornalista ha detto a Sullo: “Non mi sembrate una squadra presuntuosa”. E’ vero. Questo Padova non è presuntuoso, pur avendo qualità. E’ piuttosto un gruppo di ragazzi che si aiutano, si sacrificano, si danno manforte in caso di errore, si sostengono, si fidano l’uno dell’altro. E soprattutto danno sempre il massimo. Come ha risposto Sullo al giornalista in questione, l’importante è lasciare sempre sul campo il cento per cento. Se lo fai, il risultato che porti a casa, anche se è una sconfitta, va sempre bene. Pensiero ineccepibile. E, almeno per quanto mi riguarda, condivisibilissimo.

LA CONTINUITA’

“Quando non riesci a vincere il pareggio è un risultato che ti devi tenere stretto”. La frase che Germano ha pronunciato alla fine dell’intervista al nostro Andrea Moretto ieri sembra la classica banalità del pallone. In realtà è il succo del cammino fin qui svolto dal Padova. Le prime tre vittorie hanno risvegliato nel tifo un entusiasmo che la retrocessione di maggio aveva schiacciato e spento. Ma il pareggio di ieri è da considerare, come si dice in gergo, “tanta roba” e non certo un mezzo passo indietro.

La sfida col Carpi è stata la prima di un certo spessore (con questo però non voglio dire che è stato facile vincere le altre tre: ogni vittoria porta con sé una prestazione, del sacrificio e tanto impegno per portarla a casa) e che sia finita 0-0 non oscura quel che i biancoscudati hanno messo in campo per cercare di farla propria. Anzi. Il Carpi è partito meglio, poteva portarsi in vantaggio all’inizio ma poi il Padova ha fallito un calcio di rigore e si è pure procurato, prima del penalty, un’occasionissima sull’asse Ronaldo-Germano. Gli uomini di Sullo poi fino al 95′ hanno provato a trovare il guizzo da tre punti (il tiro di Baraye parato da Nobile, il colpo di testa di Soleri alto sopra la traversa) mentre gli avversari ad un certo punto hanno tirato i remi in barca. Questo è quel che deve restare della partita di ieri, ovvero lo sforzo di volerla fare propria fino all’ultimo secondo. Non lo 0-0 in sé e per sé.

Il punto va tenuto assolutamente stretto e apprezzato. Anche perché ha permesso ai biancoscudati di rimanere primi in classifica, seppur insieme alla Reggiana. Non è male alla quarta giornata continuare a guardare tutti dall’alto, anche se alla fine del cammino manca ancora un’eternità.