CONTI, CONTEGGI E CONTROLLI

“Quando sei arrabbiato, conta fino a cento; se sei molto arrabbiato, bestemmia.” (Mark Twain)

Un pugno di mosche, come a Pesaro e Bologna. La trasferta contro Tortona non ha portato due (sperati) punti in più in classifica, ma la consapevolezza che la squadra ha imbracciato lo spirito garibaldino invocato da Ramagli.
Dal campionato australiano, approdato ai playoff, dovrebbe arrivare l’auspicato rinforzo per allungare le rotazioni, intanto lo sport preferito dai tifosi tastieristi – ovvero fare i conti in casa altrui – prosegue prendendo pieghe spesso irritanti.
E’ un esercizio di stile che lascia il tempo che trova, tuttavia è opportuno fare chiarezza, al netto dei bizzarri virtuosismi di chi si è spinto addirittura a chiedere rispetto.
Rispetto a chi? Rispetto di cosa? La Tezenis è forse ultima in classifica e già spacciata? La squadra di Ramagli sta inanellando figuracce ogni domenica? Chi merita rispetto, senza dubbio, è la famiglia Pedrollo. Al netto di qualche dichiarazione un po’ affrettata, perculando la proprietà, anche in modo sprezzante e con sicumera, si potrebbe ottenere l’effetto contrario: se Gian Pedrollo si stufa e chiude il giocattolo, gli appassionati per ammirare il livello più alto di pallacanestro nel veronese dovranno andare a San Bonifacio o alla Cestistica.
Merita rispetto Alessandro Frosini, persona perbene e competente, che – ve ne sarete accorti – rifugge dichiarazioni e proclami per lavorare sotto traccia.
Non è certo colpa di Pedrollo o di Frosini se alcuni giocatori hanno rifiutato offerte economicamente sostanziose. O se qualche club non ha voluto liberare un giocatore sotto contratto.
Ma veniamo ai conti. Innanzitutto rispetto all’inizio della stagione sono arrivati Sanders e Bortolani (solo per ciascuno 12.500 euro di parametro federale), poi Davis e Pini.
L’invocato nuovo straniero comporterà i seguenti esborsi:
40mila euro di luxury tax per il passaggio al 6+6,
37.500 euro di mancato premio “valorizzazione under 26”,
6.250 euro di parametro federale (dimezzato per il tesseramento nel girone di ritorno).
Sono oltre 83mila euro prima ancora di mettere piede in campo. Oltre ovviamente all’ingaggio (molto alto in proiezione sull’intera stagione) e ad un appartamento in più per ospitare il giocatore.
Andiamo avanti. L’alta affluenza di pubblico registrata in diverse partite non garantisce incassi adeguati. La promozione portata avanti con efficacia da Fabio Crivellaro con le scuole e con le società del territorio infatti porta spettatori al Palaolimpia, ma a condizioni estremamente favorevoli. Così la Scaligera è sotto benchmark rispetto alla cifra sopra i 300mila euro prevista nel budget alla voce incassi al botteghino.
Per finire lo sponsor. E’ vero che il Gruppo Calzedonia ha registrato un sensibile incremento nel fatturato, ma è sufficiente aver studiato ragioneria (senza essere dei bocconiani) per sapere che in un’azienda contano gli utili, che sono ben diversi dal fatturato. E soprattutto che ci sono contratti e solo un ingenuo (accontentiamoci di un termine…garbato) può pensare di andare a bussare da uno sponsor per chiedere altri soldi oltre a quelli pattuiti, solo per rinforzare la squadra.
File davanti alla porta della Scaligera Basket le ho viste solo al culmine dei playoff, per il resto temiamoci stretto lo “zoccolo duro”. E teniamoci stretti i Pedrollo, continuando a vigilare.

P.S.

Ulteriore chiarimento perché evidentemente c’è chi insiste nel voler fare i conti in tasca agli altri senza vedere i bilanci.

La capienza del palasport è di circa 5.400 posti, dai quali bisogna togliere 1.500 posti per gli abbonamenti dei tifosi e di quelli riservati agli sponsor (che sono gratuiti). 

Restano a disposizione della biglietteria meno di 4.000 posti (non sempre tutti esauriti), che portano la proiezione della Società per i ricavi netti al botteghino alla cifra di 300mila euro, al netto di IVA (che è compresa nel costo del biglietto) e Siae. Significa – a fronte di circa 3.500 spettatori per 15 partite – di una media di circa 5,7 euro di utile per ciascun pagante. Questi sono i numeri.

IL GRANDE FREDDO

“Muso duro e bareta fracà” (tipica espressione veronese)

Come vogliamo definire la partita della Tezenis a Brindisi? Inguardabile? Orrenda? Indecente? Schifosa? E la lista degli aggettivi potrebbe continuare.

Ma, di grazia, come vogliamo parimenti giudicare alcune proposte circolate sui social dopo il -34 al PalaPentassuglia? Bizzarre? Assurde? Provocatorie? Demenziali?

Di sicuro chi propone di boicottare la prossima partita di campionato lasciando vuoto il Palaolimpia per protesta meriterebbe di essere apostrofato come faceva Rupert Sciamenna (Maccio Capatonda): “Ma questo è un coglione!”.

Per non parlare di chi, da tempo, vaneggia sulla società che vuole retrocedere o di chi pretende la restituzione dei soldi dell’abbonamento. Commenti “ad mentula canis”. 

Perché mai come in questo momento la Tezenis ha bisogno del sostegno del suo pubblico, che ha già assicurato una spinta importante nelle vittorie contro Trieste e Brescia. Come si può pensare di fare lo sciopero del tifo proprio in una partita fondamentale come lo scontro diretto con Reggio Emilia, che attende i giganti gialloblù alla ripresa del campionato? Questa non è un’opinione, ma un’idea folle. E il rispetto è dovuto a chi lavora e si sbatte per la Scaligera. Lo stesso rispetto che meritano i 3 tifosi veronesi scesi a Brindisi per poi assistere alla disfatta (con precedente deviazione a Nardò per riabbracciare Mitch e Tom) o i 7 della vincente trasferta a Napoli. E quelli che andavano a vedere la Sanzeno anche in serie C.

Così, se all’inizio il capro espiatorio delle magagne della Scaligera è stato il Fuggitivo, poi c’è stato Holman, adesso c’è Sanders. E pure Ramagli. Chi, pur legittimamente, invoca la scossa, può far prima infilando due dita nella presa della corrente. 

E ovviamente non possono mancare le accuse alla proprietà. Certo si poteva far meglio, senza dubbio qualche scelta si è rivelata infelice, ma non è colpa della società se un giocatore fugge (e sui social c’è ancora qualche beota che insiste: la responsabilità non può essere solo da una parte), né si può pretendere che un ulteriore extrabudget metta a repentaglio la stabilità economica del club. Nonostante la risposta del pubblico sia stata spesso ragguardevole.

La sosta porterà l’addizione attesa da troppo tempo, il debutto di Devin Davis – pur nel Grande Freddo del PalaPentassuglia – ha fornito sicuramente un contributo migliore del suo precedessore (ci voleva poco…), ma questa Tezenis ha bisogno di centimetri e punti nelle mani. Tutto il resto è un esercizio per le legioni di frustrati note a Umberto Eco. 

L’ALFABETO DEL 2022

A (Serie, categoria di campionato) – Mancava da 20 anni e finalmente la Verona dei canestri è tornata dove merita di stare.

BORTOLANI – (Giordano, giocatore) – Ha garra e intensità, qualità molto utili in questa Tezenis che lotta per la salvezza.

CAPPELLETTI (Alessandro, giocatore) – Sull’asse play-pivot (mi sia concessa questa digressione nostalgica…) il miglior acquisto per la serie A che aveva mancato sul campo per due anni di fila. Se la merita alla grande e meriterebbe una chiamata dal Poz. 

DIRITTI (Televisivi ) – Troppi vincoli e divieti, troppa tendenza a scimmiottare il calcio. Troppe limitazioni per le testate locali che sarebbero pronte a dare più spazio. E’ una decisione di LBA, che i club talvolta subiscono. Il basket ha bisogno di maggiore e ampia visibilità, la più generalista possibile. A cominciare dalla Nazionale per passare al campionato. 

ECODENT (Sponsor) – Assieme a Tezenis è lo sponsor più longevo della pallacanestro veronese. Sostiene l’Alpo Basket che sotto l’appassionata e paziente mano della famiglia Soave è alla decima stagione consecutiva in A2 femminile. 

FROSINI (Alessandro, general manager) – E’ modesto, qualità rarissima nel suo mondo. Lavora in silenzio e porta a casa risultati evidenti. Basta vedere dove era arrivata Reggio Emilia. La speranza è che ci riesca anche con Verona. 

GNOCCHI (Piatto tipico) – Assieme alla carbonara la pietanza preferita di Taylor Smith. Però la consumazione dopo la consegna a domicilio con un delivery non appare come l’opzione migliore. Però il “sarto” resta un giocatore di una simpatia unica e straordinariamente da applausi. 

HOLMAN (Aric, giocatore) – Finora ha fatto l’americano solo a (rari) sprazzi. Dal linguaggio del corpo lascerebbe trasparire un’indole incline all’indolenza, in realtà per fisico e talento può essere il valore aggiunto nella Tezenis. Deve dimostrarlo con continuità. 

IMBRO’ (Matteo, giocatore) – Uno che lascia Verona per Scafati e Ramagli per Caja non necessita di ulteriori commenti. 

JAMARR (Sanders, giocatore) – Criticato parecchio perché non dà il contributo che ci si attende da un americano, ma è bene ricordare che si gioca con un pallone solo. E’ in crescita (Pecchia semicit.)

KARVEL (Anderson, giocatore) – Era il leader della Tezenis in A2, lo è anche in serie A. Non era così scontato. Come è inusuale vedere un giocatore che sui social chiede scusa ai tifosi dopo aver messo a referto 20 punti nella sconfitta con Pesaro.

LIVORNO (Città di mare della Toscana) – E’ la città di Alessandro Ramagli, livornese di scoglio. Allenatore di profonda onestà intellettuale. Quest’anno credo che non dovrà temere di “vergognarsi” per non avere ancora fatto il bagno al 12 di giugno. Si è ripreso quello che avrebbe meritato di conquistare nel 2015, dopo la vittoria nella Coppa Italia di A2. Grazie coach.

MULO (Termine per definire i ragazzi a Trieste) – Mi riferisco a Marco Spanghero, detto Spongi. Le sue parole il giorno del ritorno a Verona e poi la sera della promozione in serie A sull’incubo vissuto nella prima stagione post-Ramagli sono l’emblema del riscatto. E nel 2022 è diventato anche papà, il canestro più bello. 

NAPOLI (Città, capoluogo della Campania) – Ultima trasferta dell’anno. 7 tifosi della Locura sono partiti la mattina di Santo Stefano in aereo o in treno per poi raggiungere il Palabarbuto con il mitico autista Ciro. E se la sono goduta. 

ORGANIZZAZIONE (Societaria) – Quella della Scaligera Basket e del suo management, che comprende il d.s. Agostinelli, il responsabile marketing e commerciale Sordelli, il responsabile della comunicazione Zaffani e quello dell’Academy e della biglietteria Crivellaro, è sicuramente da fascia alta dei playoff. Per non parlare dello staff medico con il dottor Paolo Cannas e il dottor Enrico Vittone. E naturalmente lo staff tecnico, con gli assistenti Bonacina, Gallea e il preparatore fisico Braida. Siamo al top.

PEDROLLO (Famiglia, proprietaria della Scaligera Basket) – Dopo vani assalti (ma solo in una stagione, quella sanguinosa del 2015, con il dichiarato obiettivo di salire) ha riportato la Verona dei canestri in serie A. Proprio nella stagione “macchiata” (non per colpa della proprietà) dalla penalizzazione per un ritardo di poche ore nel pagamento della reta d’iscrizione. Rivincita con gli interessi. 

QUID (Pronome latino) – Qualche cosa è mancata in questa prima parte della stagione: un po’ di fortuna in un paio di partite in casa, la correttezza ed il saper rispettare i contratti da parte di un giocatore e del suo agente, un’ala con punti nelle mani, un po’ di centimetri sotto canestro. 

ROSSELLI (Guido, giocatore) – Capitano, nuova bandiera, veterano, babbo. Cosa chiedere di più? 

SELDEN (Wayne, giocatore) – ***

TAYLOR (Smith, giocatore) – Un centro multitasking di 198 cm., se sapesse anche tirare da 3…per il resto guardare alla lettera C. 

UDOM (Liam, giocatore) – La Tezenis gli ha fatto un quadriennale, è normale che fatichi in serie A. Il tempo sarà galantuomo. 

VENEZIA (Città, capoluogo del Veneto) – E’ il comune che, nel quartiere metropolitano di Mestre, ha dato i natali a Davide Casarin. Giocare da “figlio di” non è mai facile, in A2 ha trovato la sua dimensione a Verona, in serie A tra un pasticcio e una giocata a velocità supersonica ha ancora notevoli margini di miglioramento. A parte Spagnolo è l’unico 2003 che gioca con un minutaggio importante. 

WESTERN (Genere cinematografico e letterario americano) – Nel campionato di A2 c’è il Pistolero, simbolo del miglior giocatore del campionato). La sera del 12 giugno tutti i giganti gialloblù erano pistoleri, con il cappello da cowboy. Francesco Candussi è stato uno degli emblemi della cavalcata nei playoff. In serie A ha pochissimo spazio, ma la gratitudine non passerà mai. 

XAVIER (Johnson, giocatore) – Uno degli artefici dell’esaltante ritorno in serie A. Si batte anche al piano superiore. 

YIN E YANG (Concetto della filosofia cinese) – Se vogliamo estenderlo (con un adattamento molto personale) al 2022 che ci siamo appena lasciati alle spalle: lo Yin è la stagione in serie A, irta di difficoltà; lo Yang la magnifica cavalcata nel campionato di A2. 

ZAPPALA’ (Matteo, allenatore) – Il coach-avvocato ha conquistato con San Bonifacio la promozione in C Gold. Ormai si perde il conto dei campionati vinti, dopo Bussolengo e Cestistica. Doppio salto per la piazza sambonifacese, con in mezzo lo stop per il Covid, così ora il basket veronese ha due squadre nel più importante campionato regionale.

50 – Una cifra, aggiunta extra all’alfabeto. Nel 2023 James Tirelli, storico team manager e addetto agli arbitri, festeggerà le nozze d’oro con il basket: 21 anni con l’Atletico Borgo Trieste, 29 con la Scaligera Basket. Auguri doppi, lui sa perché.

*** spazio libero per  vostri commenti.

LETTERA A BABBO NATALE

“Lascio agli altri la convinzione di essere i migliori. Per me tengo la certezza che nella vita si può sempre migliorare” (Marylin Monroe)

Caro Babbo Natale,

scrivo a te anche se è noto che la Santa di Verona è Lucia. Purtroppo lei è cieca, come la fortuna. Quella che è un po’ mancata finora alla Tezenis. Insomma Santa Lucia non ci vede e quindi temo che non avrebbe saputo dove intervenire. 

Caro Babbo, vorrei che portassi più serenità in casa Scaligera, così da non sentire cose eccessivamente brutte all’indomani di una sconfitta, magari appena una settimana dopo l’euforia per una vittoria importante.

Babbino caro, vorrei anche che facessi capire che la serie A non è l’A2. E se ci eravamo fatti la bocca buona con le 24 vittorie in 30 partite di regular season, quest’anno dobbiamo abituarci a soffrire. Inevitabilmente.

A Natale puoi, recita il claim del celebre spot. E allora, Babbo mio, cerca di darci un taglio con quelli che sui social postano anche gli starnuti dei nostri ex. Ma si sono accorti di quanto è diversa l’intensità di questo campionato?

Già che ci sei, magari fatti dare anche la carta di credito dei criticoni da tastiera. Il budget è quello, mica potevamo sperare che arrivasse Campazzo: come no, col… (la rima completala pure tu, Babbo).

Caro Babbo, se ce la farai, porta una striscia di vittorie in regalo a coach Ramagli e ai tifosi gialloblù. A Verona applaudono e incitano sempre, non come a Treviso o Reggio Emilia dove fischiavano già all’intervallo.

E anche se a Natale siamo tutti più buoni, vorrei che potessi invocare il Karma per chi sai, “innominabile” giocatore cui garba tanto il paese della mezzaluna. E ancor di più per il suo consigliere gaglioffo.

Infine porta in regalo una rapida guarigione e una nuova squadra (qualunque sia) al neo babbo Spongi e a Gio Pini: due ragazzi che ci sono rimasti nel cuore e meritano il meglio.

Buon Natale e Buon Basket a tutte e tutti (così accontentiamo anche l’utilizzo del genere).

SOLDEN

“Articolo quinto: ci gha i schei, gha vinto. Articolo terso: sensa schei ti gha perso”. (Detto popolare veronese)

Appare in tutta evidenza che il rapporto tra Wayne Selden e la Scaligera Basket è finito. E non è recuperabile. Lo strappo operato lunedì sera dall’agente del giocatore, Charles Misuraca, risulta impossibile da ricucire, a meno che Selden non rinunci alla procura, lasciando l’agenzia Slash Sports per un altro agente. Ma il comportamento di queste ore non lascia spazio ad un'”happy end”.

La Scaligera Basket ha replicato in modo conciso, ma estremamente fermo: “Letta la comunicazione dell’agente dell’atleta Wayne Selden, con la quale comunicava la risoluzione unilaterale dal contratto con la nostra società, contesta fermamente ed integralmente la legittimità di tale iniziativa e comunica di aver già incaricato il proprio legale per le iniziative da intraprendere in ogni opportuna sede”. 

Insomma la palla adesso passa ai legali, con i tempi notoriamente lunghi della giustizia civile.

Una cosa è certa, Selden senza il nulla-osta della Scaligera non può andare a giocare da nessuna parte. E’ un tesserato e per il trasferimento è necessario il transfert della Fiba, che ovviamente viene concesso solo dopo il benestare della società che ha il giocatore sotto contratto.

Nessuna inadempienza, quindi, ma probabilmente un tentativo maldestro di evitare il pagamento dell’oneroso buyout (80mila euro) per liberare il giocatore che aveva un’opzione di uscita solo per chiamate dalla NBA o dall’Eurolega. E’ verosimile che in questi giorni possa essere arrivata una proposta economicamente più allettante, che ha messo in moto l’agente di Selden. Con modalità imbarazzanti.

Tutta una questione di soldi, insomma. Tra l’altro risulta che il mese di agosto sarebbe stato pagato addirittura in anticipo al giocatore. Così il rapporto è incrinato, irrimediabilmente. Bisogna tener sempre conto degli equilibri nello spogliatoio e dei rischi di altri colpi di testa, come quello di lunedì sera, dopo la trasferta a Sassari.

Il g.m. Alessandro Frosini e il d.s. Eugenio Agostinelli sono già al lavoro per individuare il sostituto, cosa non semplice. La Scaligera perde il suo giocatore più talentuoso e non sarà facile rimpiazzarlo. La Tezenis ha ancora due visti a disposizione, che diventerebbero 3 in caso di passaggio al format 6+6, con il pagamento di una luxury tax di 40mila euro.

LA FORZA DEL TALENTO

“La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l’opportunità”. (Lucio Anneo Seneca)

Mi sono svegliato nel cuore delle notte: Wayne Selden stava giocando a volley al Palaolimpia. Soltanto un brutto sogno, grazie al coelo, alimentato dalla distanza siderale dell’ultimo tiro e dall’adrenalina che circolava ancora a tutta.
“Is my job” ha detto “Blu eyes” ridacchiando nel commentare la tripla della vittoria. Non ci poteva essere modo più esaltante per riportare la Verona dei canestri in serie A. Dopo 7.463 giorni. Bentornata, alla grande. Vinta con i numeri di Selden (“se quando sta male gioca così, chissà quando sta bene cosa farà” ha osservato sardonico coach Frank Vitucci) e di Holman, con il centro bonsai che impreca in italiano fluente ma ha già fatto impazzire i tifosi gialloblù, con il fuoco offensivo di Anderson, con l’energia e l’intensità di baby Casarin, con gli assist e il coraggio di Cappelletti. Con la squadra, coesa, motivata e messa bene in campo dal direttore l‘orchestra Ramagli, che sa far suonare tutti gli strumenti giusti al momento giusto.

TENIAMOCI STRETTI I PEDROLLO

“La felicità non si trova nei soldi, ma nello spenderli” (Marilyn Monroe)

In questi ultimi 20 anni siamo stati abituati a frequentare a lungo le classiche pizzerie sotto casa. Poi siamo saliti di livello cimentandoci con trattorie via via più di qualità, fino a qualche buon ristorante. Adesso – ribadisco, dopo 20 anni – è arrivato il momento di provare anche qualche locale stellato. E le cene in certi posti costano.
Questo per dire che non bisogna stupirsi se nella nuova stagione dei canestri costerà di più andare al palasport: il menu è adeguato e le squadre stellate hanno prezzi all’altezza della loro fama.
E’ probabile che ci sia chi si attendesse rincari più contenuti, ma il budget della serie A comporta maggiori costi anche per vedere le partite. Chiudendo la discussione con la celebre battuta di un venditore d’auto inglese: “Se chiedi il prezzo di una Rolls Royce vuol dire che te la puoi permettere”.
Piuttosto teniamoci stretta la famiglia Pedrollo. Impegni sempre rispettati fino al centesimo, disponibilità costante ad affrontare eventuali extrabudget, fastidio totale per le sconfitte.
In sostanza tutta un’altra cosa rispetto a chi ha progetti ambiziosi, sostenuti però dai soldi degli altri. Mi viene in mente la campagna di crowfunding lanciata dalla Clivense, presentata come “un modello di business moderno, tipico dei top club della Premer League inglese e della Liga spagnola”. Sarebbe un po’ come se a San Bonifacio lanciassi un progetto ispirandomi alla NBA…fly down, o no? Tra l’altro dichiarando di ambire ad acquisire il titolo di serie D prima del campionato 2022/2023, obiettivo mi pare non rispettato nell’operazione con il San Martino, in Eccellenza. Tant’è, ognuno a casa sua fa come gli pare, ma continuo ad avere qualche perplessità su iniziative di questo tipo legate allo sport professionistico: chiedo i soldi agli altri e decido io.

Squadra fatta, anche quest’anno. Il g.m. Frosini e il d.s. Agostinelli hanno lavorato molto sottobraccio sul mercato americano, portando in gialloblù il trio Selden-Holman-Taylor.
Wayne Selden è il giocatore che vanta il pedigree più sostanzioso, con oltre 100 partite nella NBA e negli ultimi due anni anche la doppia esperienza in Israele e Turchia. E’ vero che nella stagione da poco conclusa ha raccolto in tutto 14 presenze tra Knicks, il campionato della mezzaluna e l’Ironi Nes Ziona, ma il talento c’è e sicuramente potrà dare un contributo di peso, oltre a garantire un’impennata di abbonamenti tra il pubblico femminile…
Aric Holman è una forza della natura, muscoli e centimetri per presidiare l’area colorata, ma anche buona mano dal perimetro. E l’avventura in Germania costituisce un buon precedente.
Chi ha decisamente meno centimetri per il ruolo è Taylor Smith, “small center” che nonostante i 197 centimetri ha sempre assicurato presenza sotto canestro, pur contro totem più grandi e grossi. Il “sarto” innamorato della carbonara, che i tifosi veronesi ricordano con la maglia di Ravenna, quando i bizantini eliminarono 3-0 la Tezenis di Luca Dalmonte nei quarti dei playoff dopo la memorabile impresa con Biella, ritrova in gialloblù Karvel Anderson: avevano giocato assieme nella stagione 2019 in Francia con il Gravelines. E Anderson su Instagram ha dato subito il benvenuto all’ex compagno.
Sul fronte degli esterni coach Ramagli si è affidato Cappelletti (che meritava di tornare al piano superiore dopo averlo mancato in due finali consecutive dei playoff) e Imbrò, scommetterà ancora sulla crescita di Udom e poi Guidone alla soglia dei 40 anni continuerà a spiegarla a tutti.

7351 GIORNI

“Un lungo periodo sabbatico, otto mesi, poca cosa rispetto ai 20 anni e 2 mesi (7351 giorni) che hanno atteso i tifosi della Verona dei canestri per riabbracciare la serie A. Una scelta anche per protestare, a modo mio, alla turpe penalizzazione inflitta dalla Federbasket alla Scaligera. Tanto non è servita” (autocitazione) 

“Le percentuali di tiro di Udine sono più basse di quelle del referendum sulla giustizia” (semicit.)

Dedicato alla famiglia Pedrollo. Come ebbe a dichiarare il presidente Gianluigi: “Io non ho costruito niente, sono stati gli altri a costruirla. Io ci ho messo del mio? Devo pagarli!”. Ma non è solo una questione di schei, dei “soldini” che mancavano e portarono alla rinuncia al ripescaggio, due anni fa. Dopo il celebre incontro in municipio da Sboarina: “Sindaco: mi, ti e niente a zena l’è la stessa roba!”. Dietro questa promozione c’è organizzazione, professionalità, una struttura che – non da oggi – è da serie A. Poi se il paradiso dei canestri è arrivato al primo dei tre anni dell’ennesimo progetto triennale, tanto meglio. Il pensiero va a Giorgio, che ha segnato per tanti anni questo momento, ha sofferto, ingoiato bocconi amari, ma ha trovato il padre Gianluigi sempre pronto e disponibile a supportare un sogno che ora è diventato realtà. Così la scimmia di Agrigento e la sciagura del primo successore di Ramagli sono definitivamente scacciate via.

Dedicato ad Alessandro Ramagli. Tre finali di playoff, tre promozioni. Con Pesaro e Virtus Bologna erano progettate, con Verona è un capolavoro tecnico e umano. Quando è tornato alla Scaligera la Tezenis era terzultima. L’abbraccio con i figli Alberto e Alessio è il simbolo dell’apoteosi gialloblù. E naturalmente dedicato a tutto il suo staff: Bonacina, Gallea, Braida.

Dedicato a Guido Rosselli. Il capitano. Quinta promozione dopo quelle con Rieti, Torino, Virtus e Fortitudo Bologna. E’ arrivato nudo alla meta. In mutande in sala stampa, assieme al suo bellissimo bimbo. 

Dedicato a tutti i giganti gialloblù. Che non hanno mai mollato e adesso se la godono. 

Dedicato ad Ale Frosini. Ha vinto 2 scudetti e 2 Eurolega e anche 4 Coppe Italia, compresa quella storico dalla Glaxo, quando era ancora un ragazzo. E’ rimasto umile come allora. Questa squadra l’ha fatta lui, assieme a Ramagli, scommettendo su giovani emergenti e riuscendo a portare altri in gialloblù vincendo concorrenze più blasonate. Ma anche riportando a Verona un giocatore come Marco Spanghero, che si è guadagnato il quintetto base nella serie finale dei playoff. 

Dedicato ai tifosi che ci sono sempre stati, anche ai tempi della Sanzeno, in C1 e pure in C2. E a quelli che quest’anno sono andati anche a Lecce e a San Severo, “bestia nera” in questa trionfale stagione.

Dedicato a Simone Guadagnini, primo timoniere proprio della Sanzeno dopo il fallimento, che quest’anno ha portato le squadre Under 15 e Under 17 alle finali nazionali. Un altro traguardo prestigioso che mancava da tanto tempo.

Dedicato anche a tutti quelli che sono rimasti a lungo in silenzio (giacché si vinceva parecchio) per aprire poi la bocca (o rianimare le dita sulla tastiera) solo ad ogni sconfitta. 

Dedicato ai fenomeni che fino all’ultimo hanno sostenuto che tanto la Scaligera in serie A non ci voleva andare. 

Dedicato anche ha chi ha insultato la squadra dopo il grande freddo con San Severo (-33) e alla fine del primo tempo con Scafati. Che la serie A deve ancora conquistarla, peraltro. 

Dedicato a chi si è lamentato per la mancanza di biglietti, all’ultima partita in casa di una finale. 

Dedicato a tutti quelli che avrebbero voluto vedere la partita, non solo la finale, e gli è stato impedito. Poi c’è chi rispetta le regole, chi le ignora, o chi le aggira. 

Dedicato a James Tirelli, mitico team manager, e a Eugenio Agostinelli. James, oltre 900 partita con la Scaligera, si è inginocchiato sul parquet e poi sventolava il referto rosa, emblema della vittoria che vale la serie A.

Dedicato a Giampaolo Zaffani, responsabile della comunicazione della Scaligera Basket, per la preziosa collaborazione. Un professionista che lavora dietro le quinte, come Andrea Sordelli del marketing e Fabio Crivellaro della biglietteria, con grandi risultati. 

Dedicato al dottor Paolo Cannas e al dottor Enrico Vittone, loro sanno perché. 

Dedicato, per una volta, un po’ anche a me e alla mia famiglia. Due promozioni in una settimana (C Gold con San Bonifacio e serie A) non sono male. 

E adesso viene il bello.

CORSA A HANDICAP

“Essere umili verso i superiori è un dovere, verso gli eguali è cortesia, verso gli inferiori è nobiltà, verso tutti è la salvezza”. (Bruce Lee)

60 punti segnati. Contro Latina, che aveva solo Henderson e  ha comandato con sicurezza per larghi tratti. Ma l’esordio in terra pontina poteva essere vincente, con la rimonta mancata d’un soffio. Così per ora resta la palla al piede dei 3 punti di penalizzazione.
Troppo affanno contro l’aggressività difensiva della Benacquista, troppi errori al tiro e palle perse che hanno generato dolorose giocare in transizione. Ramagli del resto aveva lanciato l’avvertimento su questo aspetto tecnico degli avversari.
La Tezenis appare ancora un cantiere aperto, sicuramente non si poteva pretendere che Nikolić, paracadutato in squadra una settimana prima, potesse avere subito un impatto importante, ma Verona ha pagato dazio anche nel pitturato e dalla coppia di play non è arrivato niente in attacco.
Tuttavia prendiamola con filosofica ironia: cosa poteva fare il coach gialloblù che si è ritrovato improvvisamente in squadra tre giocatori nuovi (Pinna, Roselli e Kevin Grant) e tra gli avversari il nipote di Renato Pozzetto, per il quale non aveva preparato contromosse?
Tornando ad argomenti più seri, quella con Mantova in Supercoppa è stata l’ultima diretta trasmessa da Telenuovo. Così impone il regolamento media di LNP, che quest’anno vieta anche le dirette delle partite in casa. Una scelta discutibile che conferma la politica miope (e talvolta un po’ guercia, visto che nella passata stagione un’emittente ha ignorato i divieti di diretta) di chi governa il basket italiano, comprese FIP e LBA.
Il campionato di A2 è un prodotto che merita di essere promosso sul maggior numero di piattaforme possibili, dando così visibilità agli sponsor. A maggior ragione in questo periodo, con la capienza nei palazzetti ancora limitata. Invece per quattro palanche si preferisce confinarlo nella “riserva” degli abbonati. Non mi rassegnerò mai a non considerare scellerata questa politica. Ma l’umile cronista di provincia s’inchina di fronte agli esperti di marketing.

ROSSO DI VERGOGNA

“I miei cartografi mi hanno rubato più terre dei miei nemici”. (Luigi XIV)

Diciamola tutta: trasferte a parte, il girone della Tezenis non è poi così brutto. Evitare le corazzate Cantù e Udine, e la stessa Torino, non è male. Tuttavia la scelta della FIP, avvallata da LNP, merita qualche considerazione.
Riesce difficile comprendere il criterio geografico che ha portato a creare un girone interamente del Nord (oltre alle siciliane), da Ovest a Est, escludendo però Verona che sta giusto nel mezzo.
Appare anche di non facile comprensione la scelta di un improvviso rigore nell’evitare di dividere squadre della stessa regione, criterio ampiamente ignorato fino a quest’anno. Così le emiliane tutte di qua, le lombarde tutte di là. Le Toscane invece divise: Chiusi di qua, Pistoia di là. E tutte le neopromosse inserite nello stesso girone, assieme pure alla ripescata San Severo.
Quello che sconcerta è la pesantezza in termini di viaggi: le trasferte nel girone rosso infatti dovranno essere affrontate tutte in pullman, con l’eccezione di Roma (Stella Azzurra, perché l’Eurobasket dovrebbe tornare a Cisterna essendo scaduta la deroga) che si potrà fare in treno o in aereo, mezzo – quest’ultimo – difficilmente utilizzabile per andare a Nardò.
Mi sono preso la briga di fare due conti: le 13 trasferte da Verona saranno pari a 6.089 chilometri, ovviamente da moltiplicare per due. Significa una media di 936 chilometri a trasferta, andata e ritorno. Nel girone verde invece i km. totali sarebbero stati 5.126, con una media di 788, comprese però le due trasferte a Trapani e Capo d’Orlando, che pesano da sole 2.795 k. (x 2), ovvero più della metà totale. Trasferte che si fanno in aereo e quindi meno pesanti dei lunghi viaggi in bus. Meglio essere ottimisti, per non diventare rossi: un po’ di vergogna in effetti, i dirigenti del basket italiano, così severi e draconiani su ogni minimo ritardo, ma un po’ distratti sul mancato rispetto di altre regole (come le dirette tv durante tutti gli ultimi playoff), la dovrebbero provare.